3 domande a Salvatore Caronna che ha definito "cretini" i sostenitori del ricambio del personale politico e amministrativo.
La voce dei cretini: il PD davanti alle elezioni regionali 2010
Bologna, 2 novembre 2009
Nei giorni scorsi il segretario regionale uscente del Pd, Salvatore Caronna, preoccupato di soffocare nella culla il dibattito sull'opportunità di ricandidare per la terza volta Errani a presidente dell'Emilia Romagna, ha ripetutamente usato l'espressione "cretinismo procedurale" per gettare fango su quanti sostengono le ragioni del ricambio del personale politico e amministrativo, fissato in quello Statuto approvato appena ieri all'unanimità dai medesimi che oggi lo denigrano.
A Caronna vorrei dunque rivolgere 3 domande.
1 - se ritenga cretino il principio per cui dopo 10 anni di potere monocratico (ma nel caso di Errani sono già 11, e arriveranno a 16) sia opportuno fare spazio a nuove figure, in nome di quel ricambio la cui mancanza lamentiamo un giorno sì e l'altro pure a tutti i livelli del paese: nella politica e nelle istituzioni, nell'economia e nelle imprese, nell'università, nella ricerca, nelle professioni, ecc ecc.
2 - Se invece ravvisi la cretinità nel fatto di attenersi alle regole che un partito si è dato, e proponga in alternativa un atteggiamento più strumentale e opportunista, che sceglie giorno per giorno, a seconda delle convenienze, quali regole sono utili e quali no al perseguimento di un certo obiettivo.
3 - Se non ritenga che la necessità di ricandidare Errani certifichi di fatto il suo fallimento come segretario del PD dell'ER. Infatti sostenendo il bisogno e l'urgenza di chiedere ad Errani di ricandidarsi (e di farlo a mezzo stampa, non nei luoghi deputati, ovvero l'Assemblea Regionale appena eletta), evidentemente ammette una situazione di emergenza, tale da sconsigliare il dibattito assembleare, e riconosce che il PD non dispone di candidature sufficientemente autorevoli e competitive, che in primis lui, come segretario regionale, non è stato capace di suscitare e costruire.
Se realisticamente la situazione è tale per cui sarà difficile trovare una alternativa concreta al presidente uscente, non possiamo però andare fieri di questa soluzione, ancora una volta basata sulla blindatura dell'esistente, sulla ripetizione del già visto, sulla mancanza di sguardo al futuro.
Al di là dei meriti amministrativi di Errani, pari a quelli di tanti sindaci o presidenti di provincia che, pur apprezzati nel loro lavoro amministrativo, si sono sottoposti alla regola del ricambio amministrativo, siamo preoccupati del rischio che, seguendo la linea di Caronna, si finisca per proporre all'opinione pubblica una immagine di PD emiliano romagnolo come partito di mandarini, paralizzato dal timore del cambiamento e bloccato su assetti ed apparati intoccabili.
Un partito così quale alternativa credibile al conservatorismo della destra potrà rappresentare? Quale messaggio riformista e innovatore potrà dare? Quale consenso potrà attrarre?
Queste sono le domande politiche fondamentali in cui inquadrare il dibattito sulle prossime elezioni regionali, e alle quali speriamo che il nuovo segretario, Stefano Bonaccini, voglia e sappia applicarsi. Sottrarsi a tali domande diffamando chi le pone, oltre a ricordarci uno stile che vorremmo estraneo al nostro partito, non aiuta a costruire né il partito né le basi di un successo elettorale.
Andrea De Pasquale