Bologna, 11 agosto 2008
Cari amici,
con un certo ritardo, eccomi al rendiconto sull'attività svolta in Provincia nel mese di
luglio. Rammento che per essere eliminati da questa lista basta farlo presente con una mail, mentre chiedo a quanti cambiano indirizzo - e desiderano continuare a ricevere questi aggiornamenti - di segnalarmi il nuovo, e quello di eventuali amici interessati.
Come le altre volte citerò sommariamente i temi, rinviando al mio sito (
www.andreadepasquale.it ) per le argomentazioni e i dettagli. Quattro anche questa volta i punti principali:
1) PIANIFICAZIONE E VIABILITA': PIANO DEL COMMERCIO E NODO DI RASTIGNANO.
2) TRASPORTI: COME CAMBIA L'AUTOSTAZIONE, E UN'ESPERIENZA PERSONALE DI (NON) INTEGRAZIONE FERRO-GOMMA.
3) PD NAZIONALE: L'ERRORE SU PIAZZA NAVONA E IL RISCHIO DI "ESSERE VOMITATI".
4) PD LOCALE: UN SEGNO PREOCCUPANTE E UNO RASSICURANTE.
Iniziamo dal primo.
1) PIANIFICAZIONE E VIABILITA': PIANO DEL COMMERCIO E NODO DI RASTIGNANO.
In luglio giunge a conclusione, con l'esame dell'aula consiliare, il percorso relativo al
Piano Operativo degli Insediamenti Commerciali (POIC, detto brevemente Piano del Commercio, già citato nel mio resoconto di giugno). Il voto del 15 luglio corona un lungo percorso, negli ultimi tempi guidato - dopo le dimissioni dell'assessore alle attività produttive
Meier - dal vicepresidente
Venturi e passato attraverso diverse sedute di commissione (tra cui cito la IV del 3 luglio e la
IV del 12 giugno).
Sempre in luglio è giunta a positiva conclusione la Conferenza dei Servizi relativa all'ormai storico
Nodo di Rastignano: vedete in proposito la risposta dell'assessore
Prantoni all'interrogazione del consigliere
Sabbioni nel
consiglio del 29 luglio.
2) TRASPORTI: COME CAMBIA L'AUTOSTAZIONE, E UN'ESPERIENZA PERSONALE DI (NON) INTEGRAZIONE FERRO-GOMMA.
La visita all'
Autostazione di Bologna è stata al centro della
IV Commissione del 25 luglio, davvero molto interessante. Tra nuove tecnologie di controllo degli accessi e nuove domande di collegamenti (soprattutto internazionali), che trovate sul sito, riporto un solo dato: il numero di transiti per i locali dell'autostazione di piazza XX Settembre sono di
oltre 4 milioni all'anno,
pari a quelli dell'Aeroporto. Un dato che deve far riflettere sull'importanza che riveste in città il flusso generato dall'autoscalo, e sulla sua finora insufficiente valorizzazione dal punto di vista dei servizi e dell'indotto economico.
Sempre in tema di trasporto collettivo e delle difficoltà per gli utenti riferisco una esperienza personale, nata dal tentativo di
spostarmi da Bologna a Monzuno lasciando a casa l'auto e utilizzando i mezzi pubblici. Un sabato mattina consulto quindi l'orario ATC e, volendo essere a destinazione per pranzo, trovo (nel foglio dedicato alla linea 827) due tabelle: la prima intitolata "da lunedì a sabato", la seconda "domenica e festivi". Essendo sabato guardo nella prima e vedo una corsa della linea 92A in partenza alle 11.40 da via Marconi, la quale con due cambi (uno a Sasso Marconi e uno a Vado) mi avrebbe fatto arrivare alle 13.10 a Monzuno. Punto su quella.
Alla fermata di via Marconi, dove trovo affisso lo stesso foglio consultato su Internet,
la prima delusione: quando alle 11.45, non vedendo nessun 92, mi informo presso altri utenti, imparo che al sabato quella corsa non si tiene.
La piccola sigla "
nda" accanto alla corsa significava infatti che, a dispetto della collocazione nella tabella "da lunedì a sabato", quella corsa non si tiene al sabato, ma solo dal lunedì al venerdì. Pazienza, dovevo essere più attento (anche se la tabella è oggettivamente ingannevole): come rimedio trovo, sempre nell'orario ATC, l'indicazione di
un treno in partenza alle 12.01, con arrivo previsto a Sasso Marconi alle 12.27, in tempo per prendere la coincidenza delle 12.35 per Vado. Da via Marconi in Stazione non c'è molto, con una corsa riesco a salire sul treno un attimo prima della partenza.
Che bella
l'integrazione ferro-gomma, rifletto: potevo pensarci prima,
il treno ci mette di meno ed è più comodo. Arrivato a Sasso scendo, percorro il sottopasso e riemergo nella piazzetta davanti alla stazione, dove c'è un palo con il simbolo ATC, presso il quale mi dispongo ad attendere la corriera che dovrebbe passare alle 12.35 e portarmi a Vado per le 12.50, dove avrei preso la coincidenza delle 12.53 per Monzuno.
Alle 12.34 passa un piccolo pullmino della SACA, rallenta e fa per tirare diritto: io mi sbraccio e l'autista gentilmente si ferma, mi apre e chiede cosa ci faccio lì. "Attendo la coincidenza per Vado". "Da mesi la fermata non è più qui - mi risponde - ma sulla via di Ponte Albano, qui dietro. Lei è fortunato perché sono andato al bar a prendere un caffè e per caso sono passato dalla Stazione, altrimenti sarebbe rimasto qui tutto il giorno". "Mi scusi - ribatto - ma allora perché lasciare una fermata ATC qui davanti alla Stazione? Tanto per ingannare gli utenti?". L'autista è incredulo: "Come, non c'è scritto che è stata spostata?" "Forse sono cieco io, ma non vedo nessun avviso", replico. Infatti l'autista scende, controlla e constata allargando le braccia che non c'è alcun avviso di spostamento. "Beh, sali dai che almeno a te è andata bene - mi dice passando al "tu" -. Noi di Saca lavoriamo in convenzione con ATC, non è colpa nostra: certo che quella fermata davanti alla stazione rischia di ingannare parecchia gente".
Sì, a me è andata bene, ma per un puro caso: è questa l'integrazione tra ferro e gomma?
Ma non è finita. Giunti a Vado, scendo e risalgo sul mezzo che arrampicandosi verso monte mi avrebbe condotto a destinazione, passando prima per la stazione di Vado-Monzuno, non più sulla ferrovia Porrettana (quella che passa da Sasso), ma sulla Direttissima (la Bologna - Firenze). Infatti alle 12.55 eccoci far tappa nello spiazzo davanti alla stazione, dove sale una ragazza. Mi informo da lei sul treno che aveva preso (sono pur sempre presidente della Commissione Provinciale Trasporti, un po' di curiosità è legittima...), e mi dice che ha preso quello in partenza da Bologna alle 12.30, che arriva a Vado alle 12.53.
Decisamente il più comodo per arrivare a Monzuno alle 13.10: peccato che non sia citato nell'orario ATC.
Morale: pur essendo possibile da Bologna
raggiungere Monzuno in 40 minuti, l'utente che consulta l'orario ATC
ci mette (ben che vada) 70 minuti (se ha la fortuna di imparare, da un amico o da un passante, che a Sasso Marconi la fermata è spostata),
oppure 110 minuti (se prende il 92A, sabato escluso anche se dalla tabella non è facile capirlo). Commento:
credo che si possa e si debba migliorare, e di molto.
3) PD NAZIONALE: L'ERRORE SU PIAZZA NAVONA E IL RISCHIO DI "ESSERE VOMITATI".
Luglio è stato anche il mese del "
Lodo Alfano", quello per cui tutti i cittadini sono uguali ma 4 sono più uguali degli altri, e della
manifestazione di Piazza Navona dell'8 luglio, tirata in ballo da due ordini del giorno nel
Consiglio Provinciale del 22 luglio (di cui potete leggere sul sito), e purtroppo non capita dal PD, che ne è fuggito quando invece avrebbe potuto non solo parteciparvi, ma anche farla propria e governarla depurandola degli eccessi (minoritari) e valorizzandone il significato profondo di scossa morale e indignazione popolare.
Personalmente
ho ritenuto doveroso muovermi dalla spiaggia adriatica dove mi trovavo in ferie per
essere presente in Piazza Navona, a protestare contro la politica di intimidazione della magistratura e svuotamento dei poteri di indagine ("
basta intercettazioni...") avviata dal Governo e non adeguatamente contrastata dal PD. Avendo parecchi chilometri da fare, mi sono fermato solo dalle 18.00 alle 19.30 e ho sentito i primi 6 o 7 interventi (tra cui molto belli quelli di
Moni Ovadia,
Rita Borsellino, Paolo Flores d'Arcais): non solo non hanno travalicato i limiti del rispetto e del buon gusto, ma hanno
parlato di Costituzione, di principi fondativi della democrazia, di mancata tutela dei cittadini davanti ai crimini economici e finanziari, di sfascio della giustizia e di rischio di impunità non solo per Berlusconi, ma anche per i tanti operatori di malaffare e corruzione che vediamo purtroppo diffusi nel nostro tessuto sociale e istituzionale.
Tra i manifestanti ho visto
molti giovani, del nord industriale e del sud ribelle alla mafia, non solo dei partiti della sinistra radicale o dell'Italia del Valori: diversi con cui ho parlato erano senza bandiera e senza tessera, alcuni addirittura avevano quella del PD (accanto a me per caso ne avevo una decina dalla Lombardia e altrettanti dalla Romagna), indignati per la spudoratezza del governo in materia di giustizia, delusi dalla tiepidezza del PD sul tema, e convinti che D'Alema abbia in materia obiettivi sostanzialmente coincidenti con quelli di Berlusconi.
Davanti a questo cosa ha scelto di fare il PD a livello nazionale? Non solo ha scelto di non partecipare, ma ha accettato il gioco dei media controllati da Berlusconi, facendo propria la forzatura di
ridurre quella manifestazione, che ha visto una ventina di relatori, ai 2 interventi sboccati di comici dediti alla trasgressione verbale. Tutta la manifestazione è stata quindi riassunta anche dal PD nelle due battute, infelici e poco spiritose, sul capo dello stato e sul papa: perché l'importante era dimostrare che era stato saggio non andarci, anzi cogliere l'occasione per rompere anche con Di Pietro, dopo una campagna elettorale impostata sulla rottura con la sinistra, in una sindrome montaliana che, incapace di dire positivamente cosa siamo, sa solo definirsi in negativo, attraverso il ripudio di un ex alleato: "
Questo soltanto oggi noi possiamo dirti, quel che NON siamo, quel che NON vogliamo" (da "Non chiederci la parola...", Eugenio Montale, Ossi di seppia, 1923). .
Il fatto è, cari amici, che nell'ansia di dimostrare cultura di governo e compostezza istituzionale rischiamo di diventare un partito sussiegoso e ingessato, che fugge ogni battaglia per non sgualcire la cravatta. Ma essere un partito riformista non significa posizionarsi sempre "a mezza strada" tra le diverse opzioni in campo: "
nè con Berlusconi, nè con Di Pietro". Uscire dalla stagione dell'antiberlusconismo non significa sottrarsi ad un giudizio chiaro e netto davanti a scelte politiche chiare e nette come quelle che Berlusconi sta imponendo alla sua maggioranza e al paese in tema di giustizia. Mi viene in mente il brano dell'Apocalisse in cui si dice:
"
Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca". Il testo di san Giovanni si riferisce a Dio: a me fa pensare più modestamente al nostro elettorato.
Pensate che io stia esagerando? Che sia preda di un delirio moralista e giustizialista? Beh, allora sentite cosa dice
Renato Schifani (che non fa il comico, ma il presidente del Senato, ovvero la seconda carica dello Stato) intervistato da Francesco Verderami sul Corriere della Sera del 29 luglio (pag. 5): "
Bisogna depoliticizzare il CSM, diventato una sorta di parlamentino politico. Le ipotesi sono tante: ad esempio l'aumento dei membri laici rispetto ai togati", e su questo auspica la
convergenza con l'opposizione "o parte di essa", quella che a suo tempo sostenne la Bicamerale (guardacaso!)
Quindi:
per spoliticizzare l'organo di autogoverno della magistratura introduciamo più membri di nomina politica,
mettendo in minoranza i magistrati in casa loro. In altre parole:
ci impadroniamo dell'istituzione di tutela dell'indipendenza della magistratura, in totale spregio del principio della divisione dei poteri, ma
in coerenza con il disegno della P2 di Gelli, e al PD chiediamo di condividere questo disegno, in nome del dialogo e del superamento degli steccati, e anzi facendo di questa condivisione il banco di prova sul quale il PD deve mostrare la sua natura riformista.
E allora io dico:
no, lo scambio non sta in piedi, io non rinuncio a principi fondativi della nostra Costituzione (e dello stato democratico moderno) per avere in cambio una pacca sulle spalle di Schifani o un invito in villa da Berlusconi, e nemmeno per vedermi assegnata la patente di riformista da qualche editorialista ex cathedra. Anche perché, a differenza di altri, non ne ho alcun bisogno, vista la mia storia e il mio mestiere.
Al contrario, da cittadino (e da imprenditore) dico che oggi in Italia l
'amministrazione della giustizia rappresenta
il punto più basso raggiunto dal pubblico servizio, il lato più debole dello stato, il versante
che lascia chiunque più esposto e indifeso davanti alla frode o alla violenza. Chi di noi, trovandosi sventuratamente minacciato o truffato nel suo lavoro o nella sua vita privata, può sentirsi tutelato da un sistema giudiziario dove mancano i mezzi per svolgere le indagini, dove le sedi sono vacanti da anni, dove un processo dura 10 anni e nel frattempo - mentre il capo del Governo impegna la propria autorità in una battaglia contro le intercettazioni - il truffatore o l'estorsore ha agio per godersi il frutto del crimine e far perdere le proprie tracce?
Cari riformisti o sedicenti tali, q
uesta è la vera riforma di cui la giustizia ha un impellente bisogno: semplificare le regole procedimentali, coprire gli organici e fornire i mezzi operativi, facilitare la raccolta degli elementi utili ad accertare i fatti, accelerare i processi e le sentenze (certo, anche introducendo criteri meritocratici tra i magistrati). Solo così l'Italia tornerà ad essere un paese dove la parola "diritto" ha un senso. Diversamente, non ci resta che sperare che la "disgrazia" (di aver bisogno della giustizia) capiti ad altri e non a noi. Ma non è una gran consolazione.
4) PD LOCALE: UN SEGNO PREOCCUPANTE E UNO RASSICURANTE.
Dopo questo lungo volo nazionale, chiudo con due note sul PD locale, una positiva e una negativa. Comincio dalla seconda.
Su "Il Domani" del 22 luglio, nella pagina dedicata ad Imola, leggo il titolo:"
Marchignoli tuona sui bis". Nell'articolo il testo virgolettato con cui l'ex sindaco di Imola e attuale deputato del PD fa capire quale sarà il grado di apertura al dibattito, nel caso specifico sui rapporti tra il territorio imolese e l'area metropolitana di Bologna: "
le candidature a sindaco e a consigliere provinciale nell'imolese per il prossimo anno dovranno essere conseguenti all'impostazione di autonomia del territorio imolese. Coloro che saranno chiamati a guidare i comuni del circondario devono essere consapevoli che la strada tracciata è questa". Per chi non avesse familiarità con il linguaggio politico, il messaggio agli amministratori attuali e futuri è il seguente:
se ti schieri per il No alla città metropolitana ti ricandidiamo, altrimenti hai finito la carriera.
Domando:
ci piace un partito che esclude in via preventiva (e autoritaria) il confronto su cosa sia meglio per l'efficienza amministrativa dei territori? Ci piace un partito
che minaccia l'espulsione dalle cariche amministrative come metodo per evitare un dibattito sul merito? Ci piace un partito che fa dell'
obbedienza cieca e assoluta alla linea stabilita dal capo il criterio di selezione del personale politico e amministrativo futuro?
Cosa dicono in proposito i responsabili del partito, imolese e regionale? E' interessante saperlo, perché dal giudizio dei leader sull'atteggiamento di Marchignoli deriva un diverso modello di partito: se stabiliamo la regola per cui chi si piega ai diktat resta nel giro, e chi invece pensa con la sua testa e parla fuori dal coro viene espulso, il partito è destinato a perdere le risorse migliori, a uniformarsi e inaridirsi, in fondo
a realizzare la triste metafora dei polli in batteria, dove uno decide e tutti cantano in coro, perché chi aveva un suo spartito da proporre viene cacciato. Un partito così fatto sarà mai in grado di affrontare i problemi del nostro tempo e del nostro territorio?
Ma insieme alle notizie tristi ci sono fortunatamente anche quelle liete.
Come la candidatura di Andrea Forlani, presidente del quartiere Santo Stefano, alle primarie del PD per selezionare il candidato a sindaco di Bologna nel mandato 2009-2014. Una scelta limpida e chiara, un segno di salute del partito, un fatto che riporta la città, i suoi problemi e le soluzioni concrete e possibili al centro del dibattito politico locale, spesso perso in astrazioni e fumisterie. Una notizia lieta anche per
altri due fatti che si è portata dietro: la
posizione corretta assunta dal vertice bolognese del PD (giudico molto importante il fatto che l'annuncio di Forlani sia avvenuto presso la sede del partito, a dire che il partito deve fare da arbitro e le sue risorse devono essere paritariamente a disposizione di tutti i candidati), e la
positiva reazione di Cofferati, il candidato più forte e favorito, che pure ha salutato con rispetto e apprezzamento la scelta di Forlani.
Mi auguro che questo buon inizio abbia seguito in autunno, con un confronto aperto, rispettoso e ad armi pari, che potrebbe positivamente
animare già la festa dell'Unità in programma a settembre. Che sarà un mese credo molto importante per capire (e far capire agli elettori)
con chi e soprattutto
come il PD si proponga di guidare la nostra città nei prossimi 5 anni.
A tutti un caro saluto e un augurio, di fare buone vacanze a chi parte, di godersi Bologna in agosto a chi resta, per ritrovarci più sereni e sorridenti a settembre, al momento di riprendere le nostre fatiche.
Andrea De Pasquale
consigliere provinciale del PD
Presidente della IV Commissione "Pianificazione, Trasporti, Viabilità"
Provincia di Bologna
www.andreadepasquale.it