Andrea De Pasquale

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Aggiornamenti maggio 2007

Sintesi attività aprile - maggio 2007


Bologna, 10 giugno 2007.

Cari amici,
eccomi al periodico rendiconto sull'attività svolta in Provincia negli ultimi 2 mesi. Rammento che per essere eliminati da questa mailing list basta scrivermi, e chiedo di segnalarmi i cambi di indirizzo: ad ogni spedizione infatti registro errori dovuti a indirizzi non più attivi, di persone che in seguito mi chiedono perché “ho smesso” di spedire questi dispacci…

Come al solito, in questo messaggio citerò sommariamente i temi, rinviando al mio sito ( www.andreadepasquale.it ) per i dettagli.

Quattro i temi principali:

1) TRASPORTO FERROVIARIO: DUE FATTI E UN AUSPICIO.
2) BUSINESS CENTER ALL’AEROPORTO: ROMILIA E’ LONTANA.
3) TRAFFICO AEREO E VOLI LOW COST (PAGATI CON SOLDI PUBBLICI).
4) LAICI E CATTOLICI: UNA SINTESI COSTRUTTIVA E’ POSSIBILE.

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1) TRASPORTO FERROVIARIO: DUE FATTI E UN AUSPICIO

Su questo tema riferisco due fatti e un auspicio. I fatti riguardano la fermata SFM dell’Ospedale Sant’Orsola, e i nuovi episodi di blocco della circolazione ferroviaria avvenuti nella stazione di Bologna.

Il primo fatto attiene alla fermata Sant’Orsola sulla linea SFM Bologna Portomaggiore, oggetto di un annoso braccio di ferro con quanti, in diverse amministrazioni, la avversano a motivo dell’eccessiva vicinanza con la fermata Zanolini, dimenticando che il S. Orsola da solo genera 20.000 accessi quotidiani, e rappresenta il maggiore polo sanitario regionale, e che la fermata è la contropartita che il S. Orsola si era impegnato a finanziare in cambio di una espansione urbanistica di 25.000 mq di superficie, già edificati. Su questo tema abbiamo segnato un importante risultato facendo inserire nella delibera regionale relativa al progetto di interramento la “predisposizione” alla fermata stessa. Non è il massimo (predisporre è meno che realizzare), ma abbiamo evitato il peggio: se infatti il progetto di interramento avesse del tutto ignorato la fermata, sarebbe stato impossibile (perché troppo costoso) rimediare dopo, quando lo scavo e la galleria artificiale fossero stati completati. In proposito voglio pubblicamente ringraziare il consigliere regionale Ugo Mazza, preziosa “sponda” in viale Aldo Moro per questa azione di pressione orientata – credo – ad un obiettivo di assoluto buon senso, quello di collegare il maggior polo sanitario cittadino alla rete SFM.

Il secondo fatto riguarda la doverosa reazione politica a quanto accaduto sabato 14 aprile alla stazione di Bologna, dove un gruppo di "no global" ha bloccato un treno per circa 2 ore. Si tratta di un ulteriore episodio nel solco di una prassi inaccettabile, che consiste nello scaricare sul trasporto ferroviario (con proteste, occupazioni, blocchi) le rivendicazioni di gruppi più o meno legittimati e consistenti, col risultato di rendere il treno sempre più la cenerentola della mobilità. Dalla performance del macchinista Dante De Angelis, che bloccò a Bologna per 2 ore un Eurostar, all’occupazione dei binari da parte dei metalmeccanici per la loro vertenza sindacale, sempre a spese di alcune migliaia di utenti ferroviari, a cui nessuno ha ripagato il tempo perso, le coincidenze saltate, gli impegni mancati.

Per questo nel consiglio del 17 aprile ho rivolto una domanda di attualità al vicepresidente Venturi (vedi "Miei interventi in Consiglio", aprile - giugno 2007), chiedendo se il “prezzo ridotto” a cui è stato infine consentito agli “occupanti” di viaggiare verso Roma è quello per le comitive oppure si è trattato di uno “sconto speciale”, e ottenendo una risposta rassicurante (nessun trattamento di favore). Il fatto è che finché il trasporto ferroviario resterà bersaglio o strumento di forme di lotta che vanno a pregiudicarne ulteriormente l'appetibilità presso i cittadini, questi saranno sempre più spinti a diffidare del treno e ad affidarsi ancora una volta all'automobile, causa di tanta parte dei problemi di congestione e inquinamento dei nostri territori. (P.S.: ieri, sabato 9 giugno, pare che Trenitalia abbia ceduto al ricatto dei manifestanti intenzionati a viaggiare per Roma senza pagare. Per dirla con Moretti - non l'amministratore delle ferrovie, ma il regista: continuiamo così, facciamoci del male).

Infine l’auspicio: avanza speditamente (entro luglio, è stato detto) la preparazione del bando per il progetto della Nuova Stazione Ferroviaria, oggetto di un accordo approvato nel consiglio del 3 ottobre 2006 e discusso nella IV Commissione dell’8 settembre (a cui vi rinvio per i dettagli). Poiché l’accordo approvato prevede anche il rifinanziamento del SFM, attendiamo con fiducia che con la stessa celerità del bando proceda anche l’acquisto di nuovi treni, soprattutto alla luce di quanto sta accadendo in altri territori. Sono infatti da poco reduce da un incontro con i dirigenti delle Ferrovie Nord di Milano, che ci hanno mostrato il nuovo treno (doppio piano, potenza distribuita, composizione flessibile, accelerazione rapida) che entrerà da luglio in servizio sulle loro linee. Ne hanno ordinati 78 (settantotto!), per un totale di 340 vetture, ciascuna capace di circa 200 passeggeri. Il costo è di 600 milioni di Euro, in gran parte sostenuto dalla Regione Lombardia. Che immagino avrà fatto i suoi conti: ogni giorno le Ferrovie Nord tolgono dalle strade intorno a Milano qualcosa come 150.000 viaggiatori, 50 milioni all’anno, e sono tonnellate di inquinanti in meno. Qui a Bologna cosa vogliamo fare?

2) BUSINESS CENTER ALL’AEROPORTO: ROMILIA E’ LONTANA.

Il progetto di un “Business Center”, oltre ad essere uscito sulla stampa come “notizia” (ma se ne parla in realtà da un paio d’anni), è stato oggetto di una domanda di attualità del consigliere Facci (AN) nella seduta del 3 aprile, e di una mia commissione del 26 aprile 2007 (ma se ne parlò anche in quella del 15 novembre 2006).

Sul Business Center non ho ancora un quadro chiaro e dettagliato. Due cose però credo di poter affermare con sufficiente certezza:

A. l’analogia con Romilia, proposta dal centrodestra e da alcuni organi di stampa, è indebita. La tesi “i due progetti vanno trattati allo stesso modo: o sì o no a entrambi” mi sembra risibile, perché falsamente egualitaria: eguali non devono essere le conclusioni, ma i criteri di giudizio. Che infatti sono gli stessi, e vanno trovati nel Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale e nel buonsenso. Entrambi (il PTCP e il buonsenso) mi dicono che un insediamento direzionale e terziario tra un aeroporto e una tangenziale-autostrada, collegato in pochi minuti da una navetta al centro città, ha un senso urbanistico diverso da un insediamento 20 volte più grande, con stadio, parco divertimenti, centri commerciali e villette per l’autofinanziamento, ubicato in aperta campagna a 20 km dalla città, (mal) collegato al capoluogo e alla rete autostradale e ferroviaria, con strade già oggi congestionate.

B. Nella gestione della proposta, secondo me interessante, di questo nuovo Business Center occorre cercare il miglior equilibrio possibile tra interesse pubblico e profittabilità privata: azzerando la seconda, l’esperienza ci insegna che le aree restano inutilizzate e le amministrazioni non riescono a realizzare obiettivi di qualità urbana (come gli amici della sinistra radicale faticano ad accettare). Ma esiste anche il rischio opposto, quello di allargare troppo la manica rispetto alle ragioni del privato, finendo per alimentare quel meccanismo di “rendita di attesa” che sta alla base della crescita abnorme del valore fondiario a Bologna, come abbiamo avuto modo di verificare anche in un interessante incontro di Commissione con il Collegio Costruttori (seduta del 19 gennaio 2007). Nel caso del Business Center, il cambio di uso (da ex cava ad area edificabile) genera certamente un enorme rivalutazione fondiaria: in quale parte tale valore viene assegnato al privato, e in quale riversato alla collettività (in termini di verde, parcheggi, strade, scuole, ecc.)?

Per quanto riguarda invece “Romilia 2”, di cui hanno parlato i giornali e di cui è arrivato nei giorni scorsi qualche documento alla giunta, la mia impressione è che cambi poco rispetto al progetto originario, di cui mantiene intatte tutte (o quasi) le criticità.

3) TRAFFICO AEREO E VOLI LOW COST (PAGATI CON SOLDI PUBBLICI)

Nella commissione del 18 aprile, dedicata alle strategie di sviluppo dell’Aeroporto Marconi di Bologna, il prof. Stefano Zunarelli (invitato in qualità di rappresentante della Provincia nel CdA dell'Aeroporto Marconi di Bologna) ci offre un quadro lucidissimo e chiaro delle dinamiche che governano il mercato dei collegamenti aerei, con alcune osservazioni critiche e una “rivelazione” che mi ha colto di sorpresa (e con me molti altri).

I rilievi critici hanno riguardato sia la politica di Alitalia (che ha trascurato il trasporto aereo regionale) sia il policentrismo perseguito dalla nostra Regione (Bologna fa 4.000.000 viaggiatori/anno, Parma 100.000, Forlì 600.000, Rimini 400.000, quando il grande concorrente è Venezia, che fa 5.500.000 viaggiatori/anno).

La rivelazione riguarda i voli “low cost”, la cui economicità è solo in piccola parte frutto di risparmi industriali (intorno al 25 - 30%): per il resto la differenza è data dagli incentivi degli enti locali. Dunque, i voli low cost sono pagati dal denaro pubblico. Sono gli enti locali a rendere più appetibile un certo aeroporto, convinti di favorire il territorio, ma accade poi (a Forlì come a Orio al Serio) che questi aeroporti non servano affatto un bacino locale, ma attirino utenza interessata solo al low cost, che non lascia nulla sul territorio. Zunarelli ritiene che questo sia un modo improprio di utilizzare risorse pubbliche per alterare dinamiche di mercato, e pensa che presto l'Unione Europea interverrà. Una cosa infatti è sostenere il trasporto aereo in zone disagiate, altro è favorire un traffico estemporaneo e non strategico con un costo fisso nel tempo.

Mia riflessione: la Regione, che piange miseria quando si tratta di acquistare treni per il Servizio Ferroviario Metropolitano, subentra però nella società di gestione dell'Aeroporto di Forlì (al posto della SAB), che negli ultimi anni ha chiuso con un passivo di 4 milioni di Euro e che è specializzato in voli “low cost”. Quanti treni si comprerebbero con i soldi "investiti" negli incentivi ai voli Low Cost e nel "ripianamento" dei disavanzi aeroportuali?

4) LAICI E CATTOLICI: UNA SINTESI COSTRUTTIVA E’ POSSIBILE

Parto da una constatazione, amara ma oggettiva. Assistiamo ad un forte scadimento del dibattito tra posizioni “laiche” e “cattoliche”, interpretate su troppi palcoscenici da figure quasi caricaturali, interessate non a ragionare, ma a ripetere slogan, a compiacere la propria parte, ad indicare l’altra come responsabile di ogni nefandezza storica e sociale. Sono posizioni nelle quali non mi riconosco, accomunate da un medesimo dogmatismo e lontane dallo spirito critico e dall’onestà intellettuale che invece l’impegno politico richiederebbe.

Resto invece convinto che il confronto autentico e il dialogo costruttivo siano non solo possibili, ma necessari, soprattutto davanti alle sfide che abbiamo davanti, che ci pongono laicissime domande etiche, e che non possiamo eludere. Così, insieme al collega ed amico Sergio Caserta, abbiamo organizzato (il 21 maggio) una serata intitolata “SCELTE POLITICHE – TRA FEDE E RAGIONE”, invitando due relatori (Aldo Tortorella e padre Paolo Garuti) piuttosto lontani nella provenienza culturale, che però nel confronto hanno evidenziato numerosi (e talvolta sorprendenti) punti di convergenza.

Mentre rinvio al sito per le relazioni (sbobinate artigianalmente), dal testo di invito riporto alcune frasi, che mi servono a concludere questo rendiconto. ”…Nei campi della medicina, della biologia e della genetica, come in quelli dell’ambiente, della tollerabilità dello sviluppo e del consumo, ci troviamo sempre più di fronte a dilemmi di tipo etico. Ma anche la crisi del senso di solidarietà e comunità, la diffusione della solitudine dell’aggressività, il dilagare della frammentazione sociale e l’aumento delle diseguaglianze economiche, ci pongono di fronte alla necessità di un fondamento morale del nostro agire, individuale e collettivo… Esiste la possibilità di comprensione reciproca e di dialogo costruttivo tra spirito laico e visione di fede? Esiste la possibilità di un percorso critico e di un progetto etico comune? La politica può prescindere da questa fatica, o ne ha assoluto bisogno?

La risposta positiva a questa domanda è venuta non solo dalla serata del 21 maggio, ma anche da due episodi di Consiglio, a riprova del fatto che, davanti alla concretezza dei fatti, è possibile trovare posizioni condivise e strade comuni tra laici e cattolici (e già l’espressione è sbagliata, perché contrappone concetti che si intersecano).

Nella seduta del 27 marzo infatti votiamo unitariamente (21 favorevoli, 2 astenuti) un ordine del giorno che chiede di “…arginare il fenomeno della crescita di aborti fra le minorenni, con azioni preventive, educative e di supporto sociale tutte tese ad una scelta di maternità consapevole”, redatto in seguito alla pubblicazione del rapporto annuale per il 2006 del ministero della Giustizia sullo stato di attuazione della legge 194 del 1978, dal quale emerge che il numero delle interruzioni volontarie di gravidanza effettuate dalle donne italiane è diminuito di circa un 6%, mentre gli aborti chiesti ed ottenuti con l’autorizzazione del giudice da parte delle minorenni sono cresciuti di circa un 4%.

Nella seduta del 5 giugno poi votiamo (quasi unitariamente: 20 favorevoli e 1 contrario…) un ordine del giorno di solidarietà e sostegno agli Scout, a valle del Rave Party abusivo che ha devastato la casa di Molinazzo (in comune di Monzuno), nel quale si riconosce la positività della loro azione educativa, alla luce dei principi costituzionali.

Sono due esempi certamente banali, ma utili a dimostrare che quando si guarda alla realtà senza pregiudizi, e si affronta il lavoro politico con volontà di rimboccarsi le maniche per cercare il “bene possibile qui ed ora”, si può fare tanta strada insieme, anche partendo da visioni culturali e fondamenti ideali diversi. Visioni e fondamenti che non dobbiamo affatto tradire o annacquare, ma piuttosto “incarnare”, “attuare qui ed ora” per quanto possibile, nei limiti della nostra condizione storica e personale.

Questo è il bello della politica, e questo era (e resta) anche il senso ultimo (e attraente) del progetto di Ulivo, poi Partito Democratico, che andiamo a costruire e al quale cerco di dare il mio contributo.

Il prossimo aggiornamento a fine luglio. A tutti e a ciascuno “buon cammino”.

Andrea De Pasquale

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