Aprile - giugno 2007 (3 interventi)
Dichiarazione di apertura del 26 giugno sul 40° anniversario della scomparsa di don Lorenzo Milani.
Esattamente 40 anni fa, il 26 giugno 1967, moriva don Lorenzo Milani, sacerdote, educatore, intellettuale, comunque uomo in trincea per i diritti e le opportunità degli “ultimi” della società del suo tempo.
Non intendo qui entrare nel merito della sua personalità, certamente difficile, a tratti rude, spesso intransigente, nè del suo pensiero, per molti aspetti profetico, e per altri paradossale e provocatorio.
Vorrei però condividere con voi, colleghi consiglieri, due brevissime osservazioni su don Milani: la prima, riguarda l’identificazione totale in lui tra idee e stile di vita, tra messaggio e comportamento. Per le sue idee e le sue prese di posizione pagò personalmente, in modo da condividere tutto – fuorché la provenienza sociale – con i giovani contadini montanari a cui decise di dedicare integralmente la propria esistenza, fino a identificarsi in uno di loro (e come segno di questa appartenenza volle essere sepolto con gli scarponi da montagna).
La seconda, riguarda lo stile espressivo, la tecnica di scrittura, finalizzata – come spiegava ai suoi ragazzi – ad eliminare dai discorsi tutte le parole inutili, a cercare l’essenzialità nei ragionamenti, al fine di accorciare il più possibile la distanza tra principi dichiarati e scelte praticate.
Questi due tratti dell’opera di don Milani (la coerenza tra vita e pensiero, l’essenzialità nei discorsi e nei ragionamenti) sono a mio giudizio due richiami molto potenti e molto attuali per chi, come noi, oggi si occupa di politica.
E come assaggio di questo stile asciutto, rigoroso e tagliente, concludo questo mio ricordo leggendo l’ultima frase del suo breve testamento:
“Caro Michele, caro Francuccio, cari ragazzi, ho voluto più bene a voi che a Dio, ma ho speranza che lui non stia attento a queste sottigliezze, e abbia scritto tutto sul suo conto. Un abbraccio, vostro Lorenzo”.
Grazie.
Presentazione del 5 giugno di un Ordine del Giorno di solidarietà agli SCOUT per la devastazione della casa di Molinazzo (Monzuno) ad opera di un Rave Party non autorizzato.
Grazie colleghi. Visto l’orario cercherò di essere molto rapido, sapete che questo testo in realtà era circolato già qualche tempo fa, poi abbiamo avuto esigenza di concentrare i nostri lavori su un altro tema negli scorsi due Consigli, pertanto è un po’ slittato come data visto che si riferisce ad un episodio avvenuto tra il 19 e il 20 maggio. Dico solo due cose per motivare questa iniziativa, questa proposta che ho fatto a tutto il Consiglio.
Di fatto l’episodio avvenuto è spiacevole in sé, anche avesse riguardato una casa privata di un cittadino, perché comunque parlando con le persone, con i nostri concittadini, fa un po’ paura e dà un po’ fastidio l’idea che di punto in bianco un gruppo più o meno grande di persone, al di là di quelle che sono le motivazioni e i legami culturali che li tengono insieme, possono permettersi semplicemente di arrivare in un luogo, occuparlo, farne quello che vogliono, lasciarlo devastato, comunque con grandi danni e poi non risponderne a nessuno.
Questo è il primo motivo per cui credo che, siccome per fortuna questi episodi non sono così frequenti nel nostro territorio (anzi io recentemente non ne ricordo altri), credo che questo solo fatto meriterebbe una presa di posizione da parte delle istituzioni.
In più il secondo motivo che ci vedo è il forte contrasto tra gli stili di vita che sono in qualche modo stati coinvolti da questo episodio. Perché la casa non era una casa qualunque ma era la casa, l’unica esistente nel nostro territorio di collina e di montagna, nella quale i gruppi scout di Bologna, e non solo, svolgono le loro attività educative. Quindi diciamo l’episodio assume un valore simbolico particolarmente forte, perché lì dentro si svolgevano... (e adesso non possono svolgersi, almeno fino a che non stati compiuti i restauri, la casa non è stata riarredata), si svolgevano attività che - comunque la si pensi - tendono ad offrire ai ragazzi (io ho due figli che frequentano gli scout), modelli positivi, collaborativi di vita. Modelli che inducono al rispetto delle cose, della natura, delle persone etc. etc... Più o meno, è noto quello che è il metodo educativo scout anche da parte di chi non li frequenta.
Dall’altra parte la cosa spiacevole e che stupisce è il fatto che altri giovani abbiano invece un'altra concezione delle cose degli altri, e mettano in campo comportamenti che comunque la si voglia pensare – ripeto - sulle motivazioni, hanno come risultato oggettivo e misurabile un danno, un danno alle cose, un disturbo alle persone e soprattutto un rifiuto della responsabilità, che è la cosa che a me personalmente sempre dà più fastidio. Perché io ritengo che tutti noi siamo liberi, ma siamo liberi nella misura in cui poi rispondiamo delle conseguenze dei nostri atti: il fatto di pretendere una libertà completamente sganciata e avulsa da quelle che sono le conseguenze materiali dei nostri atti mi sembra un atteggiamento adolescenziale, infantile davanti al quale si impone un giudizio negativo.
Quindi ecco questo ordine del giorno, che ho cercato di mantenere sobrio, senza volermi lanciare in giudizi di merito su quelli che possono essere i messaggi profondi che muovono anche una certa protesta giovanile: non sono voluto entrare in questo campo. Ci limitiamo - se deciderete di accogliere e di votarlo - ad esprimere una solidarietà al movimento scout e una disapprovazione a questo tipo di condotte.
Soprattutto – e con questo concludo questa mia presentazione – credo che con questo documento ci rendiamo conto, diciamo di renderci conto e di richiamare noi stessi e tutte le istituzioni, le forze politiche e sociali, alla centralità del compito educativo. Cioè del fatto che non possiamo sperare di avere una società pacifica, una società in cui ci facciamo carico gli uni delle fatiche degli altri - ed è la parola solidarietà, che è molto cara a molti di noi qui in quest’aula - se non partiamo però da subito a favorire, a premiare, a sostenere i percorsi educativi che fanno della solidarietà e della responsabilità il centro dell’impegno. Grazie.
(In replica gli interventi di Spina, Govoni, Guidotti)
Lei sa Presidente che io ho una forte stima del tempo mio e altrui, per cui non voglio farvelo perdere. Però mi sono arrivate due considerazioni che desidero riprendere. Parto da Govoni [che aveva chiesto di aggiungere in coda all'ordine del giorno una esplicita richiesta di contributo economico alla giunta a favore degli Scout], inizialmente la sua proposta era stata anche una mia idea, poi parlandone un po’ ho ritenuto più corretto e più pulito tenere distinti i due momenti. Indubbiamente nella chiusa che qui abbiamo proposto è implicato anche il possibile aiuto economico, però ho desiderato, e ritengo che sia più semplice, tenere distinti i due piani. Quindi politicamente come Consiglio prendiamo una posizione chiara rispetto all’episodio avvenuto, dopo di che la Giunta farà le sue considerazioni, io credo con una certa libertà e magari tenendo conto anche di questa presa di posizione.
Invece per quanto riguarda il Consigliere Spina (che ovviamente è libero di… siamo tutti come cittadini e come rappresentanti eletti di assumere le posizioni che riteniamo), voglio fargli notare che l’espressione "non autorizzata" ricorre nel primo capoverso, e per motivi di buon italiano non l’ho ripetuto in tutti gli altri punti. Quindi diciamo che è evidente che quando scrivo: “simili manifestazioni” si intende quelle scritte sotto il capitolo “appreso”, altrimenti avrei dovuto ripetere sempre quando è stata, dove è stata. “Non autorizzata” è uno degli elementi che viene descritto all’inizio e che poi non è più ripetuto, e dopo viene semplicemente richiamato il concetto di “simili manifestazioni”. Dopodiché non credo che sia un problema moralistico, come a dire "sono belli gli uni e brutti gli altri": fosse avvenuto il contrario, cioè che un gruppo di ragazzi più o meno motivati religiosamente sono andati ad occupare, devastare la sede dove si ritrovano dei no global, credo che la cosa sarebbe poco diversa. Il fatto è che però normalmente questo non accade, è accaduto invece un fatto chiaro, dove alcuni hanno occupato abusivamente e devastato la sede di altri. Io credo che dobbiamo imparare a stare ai fatti e non allargarci invece ogni volta in dietrologie o ideologie. Quindi su questo credo che possiamo essere sereni, questo testo non credo che abbia bisogno di essere modificato nemmeno in base all’intervento del Consigliere Spina. Grazie.
Domanda di attualità del 17 aprile sul blocco di un treno ad opera di alcuni centri sociali avvenuto sabato 14 aprile 2007
La domanda fa riferimento alle notizie apparse sulla stampa locale domenica 15 maggio, rispetto ai fatti accaduti la mattina di sabato 14 nella stazione di Bologna, dove un treno Intercity proveniente da Milano e diretto a Napoli ha subito un ritardo di quasi 2 ore in seguito all'occupazione dello stesso ad opera di un gruppo di 200 persone riconducibili ai movimenti "no global", che intendevano raggiungere Roma senza acquistare il biglietto, causando disagi ai passeggeri regolarmente paganti che viaggiavano su quel treno, e al traffico ferroviario in transito per il nodo di Bologna, fino a rendere necessario l'intervento della polizia in tenuta antisommossa. Rispetto a tale episodio domando: - se il "prezzo ridotto" (del quale ha dato notizia la stampa) al quale è stato poi consentito a un centinaio dei suddetti occupanti di salire su un treno diretto a Roma è quello normalmente a disposizione di tutti i cittadini organizzati in comitiva, o se invece si è trattato di una riduzione eccezionale, concessa a quel gruppo in particolare; - se siano stati ravvisati nella condotta degli occupanti gli estremi del reato di interruzione di pubblico servizio disciplinato dall'art. 340 del codice penale.
Motivo questa domanda, oltre che con il normale senso di civiltà che ripudia condotte prevaricatrici ed esige da tutti il rispetto delle regole, anche con la particolare attenzione che questa nostra amministrazione provinciale rivolge al trasporto ferroviario, indicato e promosso in tutta la nostra attività amministrativa come alternativa sostenibile e indispensabile alla mobilità privata, ma troppo spesso bersaglio di manifestazioni di protesta o di forme di lotta che, sommandosi alle note carenze strutturali del servizio ferroviario, vanno a pregiudicarne ulteriormente l'appetibilità presso i cittadini, sempre più spinti a diffidare del treno (facile oggetto di blocchi, ritardi e disagi) e ad affidarsi ancora una volta all'automobile, causa di tanta parte dei problemi di congestione e inquinamento dei nostri territori.
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