Bologna, 6 novembre 2012
Cari amici,
eccomi alla nota mensile sulla politica bolognese. Trovate le note precedenti sul mio sito. Rammento che per non ricevere questi messaggi è sufficiente chiedermi la cancellazione da questa lista, mentre se avete amici interessati segnalatemi la loro e-mail.
5 gli argomenti di questo mese:
1) INVITO PER VEN. 9 NOVEMBRE: RIVELAZIONI SUL PASSANTE (CON DOCUMENTO INEDITO).
2) MOBILITA' URBANA: BICI CONTRO BUS, E GUERRA SULLE ISOLE PEDONALI.
3) PD: TRASPARENZA E STIPENDI ON LINE. UN BUON PRIMO PASSO.
4) CONSUMO DI SUOLO: TRA IL DIRE E IL FARE.
5) VOTO SICILIANO E PRIMARIE. RENZI CONTRO IL "SONNO DOGMATICO" DELLA SINISTRA.
Partiamo dall'inizio.
1) INVITO PER VEN. 9 NOVEMBRE: RIVELAZIONI SUL PASSANTE (CON DOCUMENTO INEDITO)
Venerdì prossimo, 9 novembre, alle ore 21.00, al Quartiere Savena (via Faenza 4), insieme agli amici del Il Mosaico abbiamo organizzato un incontro sul Passante Autostradale di Bologna.
Introdurrà il tema Rudi Fallaci, urbanista. Abbiamo invitato le istituzioni locali (Regione, Provincia, Comune, che però sembrano avere difficoltà a intervenire...) e i sindaci dei territori interessati (che invece non mancheranno).
Divulgheremo in quella sede un documento importante, molto citato ma finora mai reso pubblico, che intorno al Passante chiarisce alcuni aspetti, ma insieme apre ulteriori interrogativi su un progetto di cui i territori e le comunità locali dell'area metropolitana bolognese sono stati tenuti completamente all'oscuro.
Vi invito caldamente a partecipare, e a prendere la parola, dato che la formula della serata prevede un ampio spazio alle domande e agli interventi dal pubblico. Vi chiedo anche di divulgare l'invito ai vostri amici; qui trovate il volantino:
http://ilmosaicobo.wordpress.com/2012/10/29/passante-nord-a-che-punto-siamo/
2) MOBILITA' URBANA: BICI CONTRO BUS, E GUERRA SULLE ISOLE PEDONALI
La "batracocomiomachia" è un poemetto dell'antica Grecia che narra della guerra tra rane e topi, e che mi è venuto in mente percorrendo alcune vie cittadine (es. via San Donato) dove si stanno costruendo piste ciclabili a danno delle corsie preferenziali dei bus (da qui l'immagine di una "autobusciclomachia").
Le suddette "piste ciclabili", di fatto, altro non sono che allargamenti dei marciapiedi, dove i pedoni si sentono "naturalmente" liberi di camminare e di fermarsi, anche a crocchi, col risultato che di "pista" (intesa come corridoio riservato al transito) resta ben poco, se non una spennellata di colore a stento riconosciuta e meno ancora rispettata. In cambio, grazie a questa trovata geniale, gli autobus, che prima disponevano di una corsia preferenziale (quindi distinta dal traffico privato), oggi sono incolonnati tra auto e furgoni. E ad ogni fermata, creano ulteriore congestione. Domanda: davvero ne valeva la pena? Soprattutto alla luce dei numeri (autobus pieni, ciclabili vuote, vista anche l'età media alta delle zone collegate, come l'area periferica di San Donato?)
Nel frattempo, il Resto del Carlino ha iniziato una campagna sulla pericolosità delle isole pedonali al centro di alcune strade, chiedendo la loro eliminazione. Credo abbia ragione solo in parte.
Il problema degli attraversamenti pedonali esiste, come esiste quello dell'arroganza di alcuni utenti motorizzati della strada. Credo che abbiamo fatto tutti l'esperienza (io l'ho fatta, purtroppo, diverse volte) dell'auto o della moto che supera d'impeto il veicolo che si era fermato alle strisce per far attraversare il pedone, col rischio di travolgerlo. Un comportamento violento e pericoloso, che meriterebbe una sanzione esemplare, e a cui l'isola protettiva con cordolo e paletto al centro della strada pone un argine. Quindi, pur riconoscendo che queste isole possono rappresentare un pericolo, soprattutto per moto e ciclomotori, ritengo prevalente la loro utilità di protezione dei pedoni, soprattutto anziani, e soprattutto in strade dove il traffico, ignorando i limiti, tende ad essere molto veloce (penso a situazioni tipo via Larga, dove le isole hanno reso attraversabile la strada anche a cittadini non dotati di scatto da centometristi).
La parte in cui il Carlino ha ragione riguarda la distribuzione di queste isole, il mancato raccordo tra la loro presenza ed altri vincoli allo scorrimento del traffico, e in generale la mancanza di un progetto sulla conformazione della strada. Facciamo alcuni esempi. Spesso in prossimità di queste isole c'è una fermata dell'autobus (10 metri più avanti o più indietro): ad ogni mezzo pubblico che si ferma, il traffico si blocca e si crea una coda, che sarebbe evitabile staccando di 10 metri in più la fermata dall'isola e permettendo ai veicoli di superare l'autobus fermo. Altro esempio: in via Irnerio (dove ci sono le pensiline degli autobus in mezzo alla carreggiata) dovrebbero esserci teoricamente due corsie per il traffico privato, in direzione Piazza VIII Agosto. Succede regolarmente che la corsia più a destra è occupata da auto in doppia fila, mentre quella a sinistra è ferma per auto che devono svoltare a sinistra, col risultato di bloccare totalmente l'unica arteria rimasta per l'attraversamento del centro. Cosa analoga accade in molte altre strade (es. via Mazzini all'incrocio con via Fossolo), dove le righe bianche che dovrebbero incanalare il traffico assumono un andamento tortuoso e velleitario, incoerente con la conformazione della strada e quindi ininfluente sui comportamenti concreti degli utenti, col risultato di creare condizioni di caos e di intasamento.
Il problema quindi non sono le isole in quanto tali, ma la mancanza di buonsenso e di realismo nel progettare lo spazio stradale, e la mentalità "dirigistica" per cui tirando una riga a zig zag sull'asfalto si pensa di governare il traffico, quando invece è evidente che qualsiasi mezzo ingombrante (autobus,camion) non riesce fisicamente a rispettare il tracciato spigoloso e improbabile segnato da quella riga. Su questo dovrebbe concentrarsi la critica del Carlino, e l'attenzione dell'Amministrazione comunale.
3) PD: TRASPARENZA E STIPENDI ON LINE. UN BUON PRIMO PASSO.
Sapete che non ho mai risparmiato critiche al mio stesso partito. Allo stesso modo tuttavia desidero riconoscerne le scelte coraggiose e valide.
Il tema della trasparenza sui costi della politica è cruciale per riavvicinare elettori ed eletti, società politica e società civile. In questo senso, come minoranza congressuale (Verso un nuovo PD per Bologna), avevamo proposto in Direzione, circa un anno fa, un ordine del giorno, poi approvato dalla maggioranza, che chiedeva di rendere pubblici i costi del personale.
Sia pure con qualche mese di ritardo, il segretario Raffaele Donini ha dato seguito a quella indicazione, non tanto - credo - perché in qualche modo obbligato, ma anche per coerenza con l'idea, da lui stesso sostenuta nella propria campagna congressuale, e ribadita all'inizio del suo mandato da segretario, che la politica non deve essere un mestiere a vita, che il funzionariato di partito andava ridotto, e che sui costi e i conti si sarebbe impegnato per una maggiore trasparenza.
L'inaugurazione, ad ottobre, del nuovo sito del PD, ha portato tra le altre anche questa importante novità: la pubblicazione dei costi del personale del partito (circa 900 mila Euro all'anno). Trovate tutto a questo link:
http://www.pdbologna.org/il-pd-bologna/trasparenza/
Lo considero un primo passo nella direzione giusta, quella di un percorso di trasparenza su costi e conti in qualche modo afferenti la politica (compresi quelli della Fondazione 2000, che ha ereditato il patrimonio immobiliare ex DS, che solo a Bologna è stimato in circa 20 milioni di Euro; compresi gli incarichi nelle società partecipate dagli enti locali; comprese le carriere che si sviluppano tra partito, istituzioni e mondo cooperativo; ecc.)
Intanto, complimenti al segretario (col quale anche di recente ho incrociato le lame su Facebook sulle regole di accesso alle primarie...), che immagino abbia dovuto superare diverse obiezioni e contrarietà a questa prima operazione tesa a rendere (sono sue parole) "il partito come una casa di vetro". Su questo, potrà contare sempre sul mio appoggio.
4) CONSUMO DI SUOLO. TRA IL DIRE E IL FARE.
I tema del consumo di suolo si sta imponendo alla coscienza collettiva, facendo breccia addirittura nel governo, che certo non spicca per sensibilità ambientale.
I dati infatti parlano fin troppo chiaro. In Italia 10 mq di suolo vengono ricoperti di cemento ogni secondo, il che equivale a 86 ettari al giorno, pari a 160 campi da calcio (fonte: Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale). Tra il 1995 e il 2009 (in 15 anni) i Comuni italiani hanno rilasciato permessi di costruire per 3,8 miliardi di metri cubi. In questo modo in 40 anni (dal 1972 ad oggi) ci siamo mangiati, in Italia, un territorio pari alla somma di Lombardia, Emilia Romagna e Liguria.
L'Italia, con il 7,3 di percentuale di territorio costruita, è seconda in Europa solo al Benelux (Olanda, 13,2 %; Belgio, 9,8%; Lussemburgo, 7,4 %: paesi notoriamente piccoli e ad alta densità abitativa). Tutti gli altri Stati europei (Germania, Francia, Gran Bretagna, la stessa Danimarca) sono dietro con percentuali inferiori al 7 o anche al 6 % (fonte: Eurostat).
Come non felicitarsi allora leggendo le dichiarazioni del vicepresidente della Provincia, Giacomo Venturi, che lo scorso 28 settembre diceva: "Basta coi nuovi centri commerciali, azzeriamo tutto il Piano del Commercio e ridiamo spazio all'agricoltura"? (Dichiarazioni riportate dall'agenzia DIRE il 28 settembre e riprese il giorno dopo da Repubblica Bologna).
Tuttavia, da una ricerca su documenti on line, mi risultano dati di tutt'altro tenore, che portano a concludere come la stessa Provincia di Bologna, negli ultimi 6 mesi, abbia autorizzato decine di migliaia di metri quadri di edificazione, anche commerciale, in aggiunta ai volumi pianificati, e stia dando parere favorevole ad operazioni di ulteriore cementificazione. Anche qui, facciamo alcuni esempi.
Primo esempio. Tra i Comuni di Casalecchio e Sasso Marconi è stata avallata dalla Provincia un'operazione di recupero dell'area industriale dismessa Alfa Wassermann, di circa 6.000 mq. Tuttavia l'intervento, denominato "Art Science Center", non copre semplicemente i 6.000 mq dell'ex fabbrica, ma ben 38.000 mq (oltre 6 volte tanto), e tutta l'eccedenza è su terreno vergine, che né la pianificazione provinciale (PTCP), né quella comunale, avevano destinato ad edificazione. Dentro i 32.000 mq aggiuntivi (equivalenti ad oltre 6 campi da calcio, per intenderci) ci sono 14.000 mq di residenziale (vuol dire circa 200 appartamenti), 7.000 di commerciale, 6.000 di direzionale, 5.000 di alberghiero.
Secondo esempio. Presso il casello autostradale di Imola, in un'area dove erano già previsti 75.000 mq di nuove superfici edificate, sfruttando l'occasione di una variante ad oggetto ambientale (i torrenti Samoggia e Senio) è stata inserita in Provincia, con una postilla dell'ultimo minuto, una variante per altri 26.000 mq, sempre su terreno vergine. Ne parlò il Corriere di Bologna con un articolo così titolato: "Blitz politico-urbanistico per aiutare la coop Cesi: spunta un supermercato" (22 ottobre 2011, mai smentito). La variante è stata approvata l'estate scorsa dalla Provincia. Una porzione di territorio pari a 5 campi da calcio verrà quindi sottratta all'agricoltura e cementificata.
Terzo esempio. Al casello autostradale di Castel san Pietro, dove esiste già un Polo funzionale molto esteso a nord dell'autostrada (quello del Castelguelfo Outlet, per intenderci: guardatelo su Google Maps, è grande quanto l'abitato di Castel san Pietro...), e dove la pianificazione provinciale prevedeva proprio l'autostrada come limite fisico all'espansione di quell'insediamento, la ditta Forem (proprietaria del marchio Decathlon) ha chiesto di costruire un nuovo centro commerciale da 20.000 mq su terreno agricolo, a sud dell'autostrada. Questa proposta in soli 6 giorni (sei giorni!) è stata accolta da una delibera comunale, passando in meno di una settimana da "desiderio privato" a "opera di pubblico interesse". Se Decathlon, il Comune di Castello e il circondario imolese sono interessati ad estendere l'area del Polo funzionale oltre il limite dell'autostrada (purtroppo, finché vige questa normativa, un comune in affanno finanziario tende ad usare il territorio come fonte di introito, ahimè anche per le spese correnti), esiste però una istituzione che deve esprimersi, e questa istituzione si chiama Provincia. Che posizione ha assunto? Quella di srotolare il tappeto rosso davanti alla domanda di cementificazione. In questo modo, un appetito privato e un interesse particolare è diventato normativa urbanistica, senza tanti scrupoli riguardo il consumo di terreno vergine.
Solo con questi 3 esempi mi pare che siamo oltre i 70.000 mq di nuova edificazione, eccedente (ovvero in aggiunta) rispetto ai volumi già pianificati. Con che faccia si può vantare, davanti a questi numeri, di voler fermare il consumo di suolo e ridimensionare il Piano del Commercio?
E questo per il recente passato. Al presente, la Provincia sta sponsorizzando il nuovo centro sportivo del Bologna Calcio: 220.000 mq (22 ettari!) nella campagna di Granarolo (su proprietà di soci del Bologna, guarda caso...), dove il PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale) prevedeva il mantenimento dell'uso agricolo, e dove invece il protocollo di intesa appena firmato dalla Provincia concede un indice di edificabilità dello 0,16 che, moltiplicato per l'estensione territoriale, fa oltre 35.000 mq di superficie utile (leggi: pavimento). Una quantità impressionante, equivalente a 500 appartamenti oppure a 7 campi da calcio di superficie cementificata, tutta su terreno vergine, appunto, e fuori da ogni pianificazione.
In aggiunta a questi 35.000 mq, si prevedono 11 campi da calcio (questa volta veri, non come misura di estensione), ma non in erba, bensì in sintetico (e si capisce, dato i diversi costi di manutenzione): peccato che un campo sintetico abbia la stessa permeabilità dell'asfalto.
Alla luce di quanto sta accadendo, suscita tenerezza (per non dire altro) l'affermazione di Venturi che, per rispondere alle diffuse critiche su questa operazione, ha dichiarato pochi giorni fa di "avere blindato le aree intorno al centro sportivo: nessuno potrà costruirvi villette ed alberghi per sfruttare la vicinanza con la cittadella rossoblù". Vedi articolo completo su Repubblica Bologna:
http://bologna.repubblica.it/sport/2012/10/31/news/juventus_e_centro_tecnico_la_doppia_sfida_del_bologna-45606396/
Scusa, Giacomo, ma il suolo su cui intendi far costruisce il nuovo centro del Bologna FC non è anch'esso già agricolo e già vincolato? E fino a ieri, non era anch'esso "blindato" dal PTCP? E non è forse bastato un semplice Accordo di Programma con la tua firma per far saltare la destinazione agricola e aprire la strada alle ruspe e al cemento, in spregio alla tutela del territorio vergine? Che valore può mai avere allora una teorica "blindatura" delle aree circostanti (alcune di proprietà dello stesso presidente del Bologna FC)?
Sono domande che ho già fatto in sede di partito, ma a cui non mi è mai arrivata risposta.
5) VOTO SICILIANO E PRIMARIE. RENZI CONTRO IL "SONNO DOGMATICO" DELLA SINISTRA.
Gli argomenti non dialettici, non attinenti le proposte programmatiche, ma banalmente denigratori che l'apparato del PD ripete contro Matteo Renzi (uomo di destra, corpo estraneo nella tradizione della sinistra, che è andato ad Arcore ed ha incontrato operatori della finanza, ecc.) mi sono sembrate assonanti con le interpretazioni rassicuranti e giustificative che lo stesso apparato ha cercato di applicare al voto siciliano (dove il 52.5 % del corpo elettorale non ha votato, e dove il Movimento 5 Stelle, con il 18%, è risultato il primo partito): "Il PD ha vinto, il PDL si è squagliato e i suoi voti sono andati a Grillo", è la tesi ufficiale.
La realtà invece è ben diversa. In numeri assoluti, il PD è passato da 500 mila a 250 mila voti (con un calo del 50%). Certo, il PDL ha fatto di meglio, passando da 900 mila a 250 mila (calo del 72%)... Ma soprattutto, i flussi elettorali dicono che i voti andati al Movimento 5 Stelle sono di provenienza PD e sinistra, mentre i voti persi dal PDL sono andati soprattutto nel non voto. Di seguito alcune fonti al riguardo:
http://bologna.repubblica.it/cronaca/2012/10/30/news/elezioni_siciliane_l_istituto_cattaneo_i_voti_di_grillo_vengono_dalla_sinistra-45591152/
http://www.cattaneo.org/images/comunicati_stampa/Analisi%20Istituto%20Cattaneo%20-%20Elezioni%20regionali%20Sicilia%202012%20-%20Confronto%202008-2012%20-%2030%20ottobre%202012.pdf
Dove sta l'analogia tra questi due atteggiamenti (la fatwa ideologica contro Renzi, e la narrazione rassicurante e falsa sul voto siciliano)? Sta nel pregiudizio della "superiorità morale" della sinistra, per cui noi siamo il bene e dobbiamo preservarci puri dagli altri, che sono il male. Sta nell'assunto per cui chi vota per noi "capisce", chi vota per altri "o è stupido, o è corrotto". Sta nell'idea per cui noi siamo "la politica buona", gli altri sono "affaristi" oppure "demagoghi". Sta nella concezione della democrazia "a targhe alterne", dove se vinciamo noi il popolo ha scelto consapevolmente, se noi perdiamo il popolo è stato ingannato da manipolatori, ecc. In tutto questo, mai un confronto sul merito, sulla lettura della società e dell'economia, sulle soluzioni proposte ai problemi che ci soffocano: sempre e solo la ripetizione di una catechesi. L'amico Aldo Bacchiocchi ha lapidariamente riassunto così la situazione: "Renzi è provvidenziale perché sveglia il PD dal sonno dogmatico nel quale è immerso". Parole sante.
Come dato oggettivo, registro che mentre Renzi ha dichiarato ripetutamente che sosterrà lealmente il vincitore delle primarie, Bersani sul punto tace, mentre i Bersaniani doc (D'Alema e Bindi ad esempio) hanno dichiarato che, se vince Renzi, gli faranno semplicemente la guerra.
Venendo alla campagna bolognese, la serata del 22 ottobre in via Rivani è stata un successo. Oltre 200 persone, di cui almeno 50 in piedi, tra cui oltre la metà "volti nuovi", mai entrati nella sede provinciale del Partito. Ora la partita è soprattutto organizzativa, viste anche le regole di accesso alle primarie (vedi il sito https://www.primarieitaliabenecomune.it/). Molti di voi mi hanno scritto "augurandosi" che Renzi vinca le primarie: vi ricordo che questo esito dipende da voi, e che in questa partita siete tutti in campo, non in tribuna. Andare a votare il 25 novembre, e convincere altri a venire con voi, è fondamentale per provare a cambiare l'Italia.
Abbiamo avuto nelle scorse settimane anche episodi spiacevoli, dove autorevoli esponenti del Comitato Bersani di Bologna (con cariche apicali nell'amministrazione cittadina) si sono espressi verso i sostenitori di Renzi con una certa incontinenza verbale ("Moderni stalinisti e arrampicatori sociali"). Abbiamo avuto poi attacchi - dai maestri dell'indignazione facile e strumentale - sulla figura di Maurizio Cevenini, citato da alcuni interventi la sera del 22 ottobre come esempio positivo capace di superare gli steccati di partito e di ottenere il consenso più civico e meno ideologico. Potevamo impedire, in una serata in cui si parlava di politica a Bologna, ai cittadini intervenuti di ricordare Maurizio come figura esemplare a cui ispirarsi? Sarebbe stato come impedire di citare Bulgarelli parlando della storia del Bologna, o Berlinguer parlando della storia della sinistra italiana... Dispiace che qualcuno abbia voluto leggere in questo omaggio alla memoria e alle qualità di Maurizio Cevenini un arruolamento di parte: non è mai stato così, nemmeno per un minuto, e le nostre parole sono state chiarissime al riguardo ("Sappiamo che Maurizio non avrebbe mai sostenuto Renzi...", abbiamo subito dichiarato, a fugare ogni stumentalizzazione e a rinnovare il doveroso rispetto al dolore della sua famiglia). Cosa dovevamo, e potevamo fare, di diverso?
Ma nonostante la richiesta di silenzio della famiglia, e le nostre parole semplici e nette al riguardo, il prof. Piero Ignazi ha pensato di dedicare, su Repubblica Bologna, l'editoriale del 26 ottobre al confronto Renzi Cevenini (un saggio di grande sociologia, l'ha definito il sociologo militante Anderlini). In realtà il pezzo, che rivendica la radicale alterità politica tra chi da ragazzo distribuiva l'Unità e chi invece faceva l'esperienza Scout, contraddice le ragioni fondative dello stesso PD, che nasceva proprio per fondere quelle storie diverse in un unico progetto riformista.
Di questo mi piacerebbe ragionare con Ignazi, che bolla la diversità di Renzi come "individualismo e cura dell'immagine tipica dell'era berlusconiana", contrapponendole l'appartenenza e l'obbedienza all'apparato rassicurante del partito (quello giusto, dice Ignazi, evocando ancora il famoso complesso di superiorità della sinistra). Caro professore, vorrei segnalarle che l'individualismo di Renzi potrebbe anche chiamarsi coraggio di metterci la faccia, responsabilità personale e chiarezza del linguaggio. E che il suo opposto potrebbe coincidere con l'opportunismo conformista che vediamo spesso operare in una classe dirigente mimetica, interessata alla propria auto-conservazione e incapace di assumere posizioni chiare e di prendersi responsabilità di governo. Vogliamo discuterne pubblicamente?
Alla prossima, e buona campagna per le primarie.
Andrea De Pasquale
www.andreadepasquale.it