Andrea De Pasquale

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Bologna e dintorni, settembre 2012 + invito per Renzi

11 ottobre 2012

Cari amici,

riprendo dopo la pausa estiva la mia nota periodica sulla politica bolognese, nella quale cerco di riassumere i fatti salienti di settembre. Trovate le note precedenti sul mio sito. Rammento che per non ricevere questi messaggi è sufficiente chiedermi la cancellazione da questa lista, mentre se avete amici interessati segnalatemi la loro e-mail.

5 gli argomenti di questa volta:

1. Passante di Bologna. Tutto secondo copione (e senza vergogna...)

2. Commercianti trattati con i guanti (da boxe?).

3. Parliamo di cose concrete. Un Auditorium, ad esempio...

4. Da Rosy ad Amelia. Da paladine a vittime della laicità (mancante).

5. Primarie e Matteo Renzi. Una scommessa che può valere la pena.

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1. Passante di Bologna. Tutto secondo copione (e senza vergogna...)

L'8 agosto concludevo il capitolo della mia newsletter sul passante dicendo:

Scommettiamo che andrà a finire così? Che più o meno intorno a ferragosto uscirà ufficialmente una proposta di tracciato accorciato da Autostrade? Che tra assessori che fingeranno di vedere per la prima volta il tracciato breve, lettere fantasma dalla UE, sindaci che hanno già non solo approvato, ma anche avviato l'esecuzione di PSC associati che prevedono l'autostrada a nord con tutto il resto (residenze, scuole, servizi sociali) a sud (ovvero sul tracciato del Passante corto), non si farà esattamente nulla? E che il miliardo e 300 milioni verrà destinato ad altro (c'è già la fila...) Spero naturalmente di sbagliarmi. Ma riparliamone il 30 di novembre.

La prima profezia si è già avverata. Autostrade per l'Italia ha presentato verso il 20 di agosto il tracciato breve, a sole due corsie, senza banalizzazione dell'attuale autostrada, e gli assessori Peri e Venturi hanno fatto "Oooh", come i bambini della canzone di Povia.

Ricordo in proposito con quanta decisione Giacomo Venturi, vicepresidente della Provincia, aveva smentito il mio grido d'allarme sul "Passante corto", dichiarando il 6 aprile: "Credo che serva fare chiarezza sullo stato del Passante Nord. Le voci che si stanno diffondendo su tracciati alternativi, sul cambio delle condizioni che ne rendono possibile la realizzazione, sulla mancata banalizzazione sono infondate. Discussioni su termini differenti o ipotesi inesistenti sono tempo perso e creano un allarmismo ingiustificato".

E 5 giorni dopo, l'11 aprile, insisteva:

"Non esistono alternative credibili al progetto di Passante Nord così come determinato dallo studio di fattibilità realizzato dalla Provincia (...)Discutere quindi oggi di modifiche di tracciato non ha senso e non ha nessun fondamento (...) Dobbiamo evitare la sindrome da ultimo miglio che spesso ha impedito di compiere scelte importanti, che oggi sono indifferibili. Solo con la formalizzazione da parte del Governo, dell'incarico progettuale a società Autostrade sarà possibile dissipare ogni dubbio e valutare in modo concreto e chiaro eventuali razionalizzazioni che dovessero essere proposte..."

Solo 6 mesi fa dunque il vicepresidente Venturi asseriva, su carta intestata dell'istituzione provincia, che non esisteva alcun tracciato diverso da quello originale, che discuterne non aveva senso, che occorreva affidare a società Autostrade la progettazione definitiva dell'opera. Come dire: mettere la volpe a guardia del pollaio.

Intanto la lettera della UE di luglio 2010, che sembra circoli ufficiosamente da settimane, non viene ufficialmente resa nota. E da quanto ho capito, fa tutt'altro che "imporre un diverso percorso", come per due anni ci siamo sentiti dire.

Insomma, tutto quello che ho scritto ad aprile, giugno ed agosto riguardo il Passante si sta, pezzo dopo pezzo, rivelando tutt'altro che infondato. Chissà mai se qualcuno si sentisse in dovere di dare spiegazioni...

Per sollevarmi il morale, concludo questo capitolo con l'articolo a firma Rudi Fallaci e Giuseppe Campos Venuti apparso sull'Unità di Bologna sabato 8 settembre:

"Da tempo ci preoccupano le notizie sul progetto della Soc. Autostrade di una bretella autostradale alternativa a quel Passante Nord a suo tempo estesamente discusso ed infine approvato in tutti gli atti di pianificazione della Provincia e dei Comuni interessati. Poiché siamo stati fra coloro che hanno ideato e disegnato il Passante Nord e ne hanno studiato le condizioni di sostenibilità, ci è sembrato finora doveroso astenersi dall'interloquire con un rincorrersi di voci mai ufficializzate. Ma ora il formale deposito del progetto cambia il quadro in modo allarmante, poiché i Comuni si devono esprimere su un'infrastruttura del tutto diversa non solo nel tracciato, ma più in generale nel ruolo e negli effetti rispetto al territorio bolognese. E sono costretti a farlo sotto la pressione di coloro a cui, vista le difficoltà economiche, importa solo che si apra un cantiere, non importa per cosa. Si deve ricordare che il Passante Nord nel Piano provinciale non è mai stato semplicemente la previsione di una nuova autostrada per alleggerire l'attraversamento del nodo di Bologna. E' invece un progetto di territorio, di infrastrutturazione di quella vera e propria ‘città estesa' della media pianura bolognese dove si è ridislocato da tempo il grosso dell'industria bolognese, con il tutto suo indotto di movimento merci, e che conta ormai (da San Giovanni a Budrio, passando per San Giorgio) più di 200.000 abitanti. Per questo si decise un percorso ampio, che coniugasse le esigenze del traffico di attraversamento nazionale con quella di superare la carenza infrastrutturale di questo territorio. E' poi un progetto finanziario, inteso a ripagare, attraverso un sovra-pedaggio autostradale, la gestione del Servizio Ferroviario Metropolitano. E ancora un progetto di compensazione ambientale, in cui gli innegabili impatti sul settore agricolo si bilanciano con l'incremento della biomassa della pianura attraverso la fascia di ambientazione. Tutto questo è ignorato nel progetto di Autostrade; la quale propone un tracciato a ridosso delle zone urbane, che serve solo a se stessa ma non al territorio. Un tracciato che palesemente provocherebbe maggiori impatti sui centri abitati, e nel contempo non andrebbe minimamente a servire quella ‘città della pianura'. Basti pensare che non andrebbe nemmeno a servire l'Interporto con il suo traffico di 5.000 camion giornalieri! Allora non si dica che si tratterebbe ‘semplicemente' di discutere una modifica di tracciato: in questo caso cambierebbe l'intera filosofia! Ora, non si tratta di essere legati ad una certa elaborazione, per carità, tutto può essere ridiscusso e modificato. I Piani sono fatti per essere cambiati, se cambiano le condizioni. Noi non siamo "No-TAV-No-tutto"; ma crediamo che non sarebbe fuori luogo riflettere oggi su quest'opera alla luce di un contesto economico molto cambiato e di più stringenti impegni che l'Italia ha assunto di riduzione dei gas serra. In ogni caso, se non ci fossero le condizioni per realizzare l'opera come è stata concepita per essere utile al territorio, meglio non fare niente piuttosto che un'opera purchessia".

Un testo saggio, sintetico, rigoroso. Ottimo esempio di ragionamento urbanistico. Grazie a entrambi gli autori.

 

2. Commercianti trattati con i guanti (da boxe?).

Quando presi una posizione critica verso i T-Days alludendo ad un pregiudizio culturale di questa Amministrazione avverso ai commercianti, mi fu risposto in modo deciso che la mia era un'illazione totalmente infondata.

Sono passati alcuni mesi, e l'Amministrazione ha effettivamente avuto diverse occasioni per chiarire il suo atteggiamento verso i titolari di attività commerciali. Vediamo in che modo. 

Prendiamo la vicenda di piazza Verdi e via Petroni, dove la notte non c'è legge, e la movida alcolica regna incontrastata consigliando alle forze dell'ordine di tenersi alla larga (e pazienza se qualche cittadino invoca inutilmente aiuto), dove i residenti non riescono a dormire, e dopo una certa ora non possono né uscire né rientrare a casa pena l'incolumità fisica. Cosa ha fatto questa Amministrazione per alleggerire la situazione, oltre a programmare proprio lì una trentina di concerti Rock (poi bloccati da un ricorso dei cittadini) e regalare 800 metri quadrati di birreria all'aperto a un gestore "amico" della giunta? Ha pensato di ridurre il danno non sanzionando chi schiamazza, chi lancia bottiglie, chi urla alle 3 di notte, chi orina contro i portoni. No, ha pensato di puntare il potere sanzionatorio contro alcuni commercianti (non tutti: solo alcuni).

Prendiamo la questione del regolamento per ombrelloni e dehors. Cosa ha fatto questa Amministrazione in materia, la scorsa estate? Ha pensato bene di mettere ordine in materia multando alcuni gestori del centro storico per un lembo di stoffa che sporgeva di qualche centimetro.

Prendiamo i cantieri stradali, che sono certamente una necessità in una città che voglia evolvere. Cosa ha fatto questa Amministrazione, ad esempio in via Massarenti al momento di realizzare un pezzo di pista ciclabile? Ha fatto trovare un bel mattino un Caterpillar davanti alle vetrine, senza preavviso.

Devo stupirmi allora se chiudono negozi storici, che da 30 o 40 anni illuminavano con le loro vetrine pezzi di città? Devo chiedermi perché, rendendo impossibile il parcheggio nelle vicinanze, tabaccherie, salumerie, panetterie della prima cintura periferica non reggono i costi e gettano la spugna? Devo meravigliarmi se la spinta evidente è verso super e ipermercati della seconda periferia, quelli sì dotati di parcheggi, di svincoli, di rotonde, e di altre attenzioni - urbanistiche e non solo - del governo cittadino?

Intanto, mentre l'assessore Colombo resiste come un giapponese barricato nel dogma dell'infallibilità dei T-Days, la schiera dei critici (non contrari alla pedonalizzazione, ma a questa specifica e bizzarra modalità di pedonalizzazione concentrata nei weekend e fondata sull'espulsione del trasporto pubblico dalla zona pedonalizzata) si è andata arricchendo considerevolmente: non più solo commercianti, ma disabili, architetti, ecologisti, urbanisti, sindacati, e recentemente industriali. Staremo a vedere...

 

3. Parliamo di cose concrete. Un Auditorium, ad esempio...

Martedì 4 settembre la Giunta comunale avrebbe (stando alle cronache dei giorni successivi) dato l'ok alla "proposta culturale del maestro Claudio Abbado, di dotare la città di un nuovo Auditorium capace di sostenere un ruolo europeo nell'offerta musicale in città". Costo stimato dell'opera, definita "di rilevante interesse pubblico e generale": 40 milioni.

Ora, andando a memoria, mi pare di poter elencare, tra gli spazi esistenti a Bologna e in grado di ospitare eventi musicali, almeno 5 luoghi: Teatro Comunale, Teatro Duse, Teatro Manzoni, Sala Europa e Sala Italia al Palacongressi. Tutti contenitori in grado di ospitare molte centinaia di spettatori, tutti ben lontani dall'essere saturi come calendario e pieni di pubblico, tutti con grandi problemi finanziari.

Sorgono spontanee alcune domande. Il progetto di Auditorium quale futuro prevede per questi contenitori, esistenti e sotto utilizzati? Quale credibilità attuativa può avere, nel quadro economico e infrastrutturale cittadino, un progetto di questo genere? Quale utilità (per i cittadini, ma anche per gli attori economici) può mai avere il dibattere, e deliberare, di ipotetiche Grandi Opere come fossimo sulla luna, in modo così avulso dal contesto, finanziario e urbano?

 

4. Da Rosy ad Amelia. Da paladine a vittime della laicità (mancante).

La sfortunata vicenda estiva di Rosy Bindi, impegnata per anni in prima linea sul fronte delle Unioni Civili (PACS o DICO), ed oggi bersaglio dei movimenti gay che rivendicano la totale omologazione tra coppie etero e monosessuali ("Matrimonio per tutti!"), mi ha ricordato l'analoga sorte toccata ad Amelia Frascaroli, assessore comunale al welfare e ma soprattutto cattolica in pubblico disaccordo con la gerarchia ecclesiale, finita nel mirino dell'inquisizione laicista, sezione di Bologna, per aver citato la Bibbia in un contesto di formazione professionale.

La vicenda, fragorosamente uscita sui giornali bolognesi, è stata ben riassunta dall'articolo dell'amico Ferdinando Conti sulla rivista on line "Esse non Esse", che trovate a pagina 7 di questo link: http://essenonesse.files.wordpress.com/2012/09/sns12.pdf

Morale: quando anche da una sola parte manca la famosa laicità (intesa come onestà intellettuale e atteggiamento critico), non c'è nulla che tenga: non l'abiura del sagrato, non la mano tesa alla piazza dei diritti facili, non il tentativo sincero di cercare una sintesi. Anche uccidere la madre e portarne il cuore a trofeo non sarebbe prova sufficiente. Mi dispiace che Rosy e Amelia lo abbiano imparato a proprie spese, restando vittime di un tentativo di dialogo viziato all'origine, da un eccesso di orgoglio da un lato, e di vergogna dall'altro. L'abdicazione (prima culturale poi politica) non paga. E non aiuta a costruire mediazioni equilibrate e solide.

 

5. Primarie e Matteo Renzi. Una scommessa che può valere la pena.

Il 25 novembre si terranno le primarie del centrosinistra per l'individuazione del candidato premier. Come premessa, sono lieto di esprimere al segretario del PD Bersani la mia stima e il mio apprezzamento per come ha gestito l'assemblea del 6 ottobre, opponendosi allo zelo di molti dei suoi sostenitori, che hanno cercato prima di schivare le primarie, poi di imporre regole restrittive alla partecipazione. Pierluigi Bersani, va detto, restando fermo nella volontà di aprire la competizione a Renzi attraverso la modifica allo Statuto del partito, si è comportato da signore, facendo prevalere il ruolo di arbitro e garante su quello di giocatore interessato.

Detto questo, vi racconto la genesi della mia scelta di sostenere Matteo Renzi.

Sono stato a sentirlo il 10 settembre alla festa dell'Unità di Bologna. E mi ha colpito per tre aspetti.

Per la chiarezza con cui ha rivendicato che una sinistra che voglia superare le rendite di posizione e favorire la mobilità sociale deve concentrarsi sull'uguaglianza "in partenza" (come opportunità, come condizioni) e non in arrivo, altrimenti non diamo spazio al merito, al talento, all'impegno.

Per la nettezza con cui ha detto basta alla litania che incolpa Berlusconi di ogni cosa che non funziona in Italia, e che ripete come mantra che il senso del nostro esistere come PD è sempre e solo "battere le destre", quasi bastasse la nostra superiorità morale, la diversità genetica, la "purezza" del sangue.

Per il linguaggio diretto, limpido, a volte irritante, che rompe totalmente con il vezzo di non chiamare le cose con il loro nome, e di cercare sempre circonlocuzioni "politicamente corrette" alle parole semplici (dai diversamente abili ai termovalorizzatori, dagli assessorati alla salute ai contributi di solidarietà...)

Poi ho letto sul sito le sue idee, e mi sono sembrate meno fumose e meno lontane di tanti altri documenti programmatici visti in questi anni dalle idee guida che, a mio giudizio, devono orientare l'azione del prossimo governo. Per riassumere a flash queste idee guida, mi faccio aiutare dalla sintesi fatta da un amico, già segretario PD di un importante comune della cintura bolognese:

Sostengo Renzi perché pensa che il ruolo dello Stato sia quello di creare condizioni favorevoli a superare le difficoltà delle persone, soprattutto di quelle più deboli e svantaggiate, ma sono poi le stesse a costruirsi il futuro. L'opportunità è una possibilità non una certezza (...) Non c'è nulla gratis, bisogna meritare e lavorare. Perché il nostro è un Paese allo sbando e va rivoluzionato e non corretto, cercando di pensare a come vogliamo che sia fra 20 anni. Perché il merito non si può che far uscire passando per la liberalizzazione del sistema e lo Stato deve spendere meno e meglio. L'obiettivo di abbassare la tassazione è di sinistra (...) Perché mi incuriosisce e mi dà speranza il fatto di non sapere, di Renzi, già prima che parli cosa dirà (...) Perché Ichino mi rappresenta più di Damiano, Giavazzi e Alesina mi rappresentano più di Fassina, e sono progressista lo stesso. Perché se uno è di sinistra diversamente da come la vedo io non lo considero un alieno, una spia o un pericolo alla mia purezza. Per me è più di sinistra fare le cose e governare i processi che discutere secondo i sacri testi del tasso di sinistra nel mio sangue.

Ho allora deciso di impegnarmi in prima persona, e di provare a fondare un Comitato, caratterizzato da una forte attenzione ai temi del lavoro, dell'impresa, dell'economia. Lo abbiamo chiamato "Da Bologna con Renzi. Per un'Italia responsabile, solidale, che lavora", che è anche il titolo del documento fondativo del nostro comitato (che trovate qui sul mio sito). E' nato la sera del 5 ottobre, speravo venisse una quindicina di persone, eravamo in 26 e stavamo in piedi. Persone socialmente miste, lavoratori del pubblico e del privato, imprenditori e dipendenti, chi con qualche esperienza politica chi al primo tentativo. La cosa più bella è stata ascoltare da ciascuno, in pochi minuti, il motivo per cui era venuto.

Il senso del nostro Comitato (e del nostro documento) è quello di un sostegno non entusiastico e acritico, ma radicato in un nucleo solido di idee, di valori, di affermazioni in cui noi crediamo (a prescindere da Renzi), e che Renzi potrebbe portare avanti in modo più efficace rispetto ad altri, dato il messaggio di rinnovamento del ceto politico e di spinta riformatrice di cui si è fatto interprete. Insomma, Renzi come scommessa e come opportunità, sia per il governo del Paese, sia per scardinare una situazione politica altrimenti ingessata, a sinistra come a destra.

Chiunque di voi sia interessato ad associarsi a questa avventura, si faccia vivo. Ma sia chiara una cosa: tra gli amici che stimo e a cui voglio bene ce ne sono di quelli che staranno con Bersani e di quelli che non staranno da nessuna parte, ma solo alla finestra, per sfiducia, delusione, ecc (cose molto comprensibili e molto giustificate): io invece, ancora una volta, voglio provarci. Ma non siamo davanti a una ordalia, a un giudizio universale, ad una guerra: abbiamo semplicemente l'occasione per un confronto democratico tra idee, per una gara leale, per un momento di "contendibilità" della leadership. Manteniamo quindi la serenità e il sorriso.

Con questo spirito, invito quanti di voi sono interessati a vedere in faccia quelli che a Bologna si stanno impegnando per Matteo Renzi (e ad ascoltare perché hanno deciso di farlo), a venire lunedì 22 ottobre, alle ore 21.00, nella sala grande di via Rivani 35 (sede provinciale del PD, che il segretario Donini ci ha offerto, cosa per cui lo ringrazio).

Sarà un incontro sicuramente interessante, e chi di voi non è avvezzo alle sedi di partito non si faccia intimidire: a cosa dovrebbe servire un partito, se non a creare occasioni di incontro e di confronto, mettendo a disposizione dei cittadini (tutti, non solo gli iscritti) i propri spazi? Anche l'eventuale paventata "invasione" di cittadini normali, "non militanti", ai seggi delle primarie, cos'altro sarebbe se non una bellissima occasione per ridare senso a parole come partecipazione, democrazia, rappresentanza?

A lunedì 22, e alla prossima newsletter.

Andrea De Pasquale

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