A Salvatore Caronna
Candidato alla segreteria regionale
del Partito Democratico
Bologna, 14 settembre 2007
Caro Salvatore,
a un mese esatto dal battesimo popolare del Partito Democratico, che ti candidi a guidare a livello regionale, ti indirizzo questo appello, che ritengo condiviso da centinaia di militanti e migliaia di elettori.
E’ l’appello a caratterizzare la tua campagna elettorale, e soprattutto la tua azione politica dopo il 14 ottobre, con
un duplice impegno:
a promuovere la trasparenza e la verificabilità da parte dei cittadini sul lavoro politico e amministrativo, e a ridurre i costi della politica, a partire dal livello locale.
Non si tratta di demagogia o di cedimenti alla piazza. Si tratta al contrario di
riguadagnare all’attività politica quella dignità, quel valore e quel significato che troppi meccanismi di comodo, troppe furbizie e troppe pigrizie hanno indebolito e annebbiato, ma che è tuttora presente nel lavoro e nell’impegno di molti di noi.
Da tempo tra amministratori e amministrati si è andata allargando una frattura, un atteggiamento di distacco e sfiducia, che le forze progressiste hanno più di altre denunciato e sofferto (anche sul piano elettorale).
Da tempo la brutta sensazione “
di una politica che è solo far carriera” (Guccini, “Dio è morto”, 1965) è andata consolidandosi in amara constatazione, documentata da fatti e numeri, di meccanismi creati appositamente per mettere al sicuro rendite e privilegi. Da tempo prerogative originariamente pensate a servizio della collettività sono state distorte e utilizzate per esentare gli “addetti ai lavori” dalle regole valide per la generalità dei cittadini, e risorse inizialmente destinate ai “costi di funzionamento della democrazia” sono cresciute a dismisura fino a inglobare apparati e clientele che con la democrazia non hanno nulla a che fare.
Mi si obietta: non sempre; non tutti; non dappertutto. E’ vero: fare di tutte l’erbe un fascio è sbagliato, e noi abbiamo la fortuna di vivere in un territorio virtuoso rispetto alla media nazionale. Ma appunto perché non abbiamo cadaveri da nascondere, e non temiamo la luce e la trasparenza, prendiamo l’iniziativa in tal senso.
Perché non stiamo parlando di istinti anarcoidi e tesi qualunquiste, ma di sovranità popolare, di eguaglianza dei cittadini davanti alla legge, di uso equo delle risorse pubbliche, di credibilità e autorevolezza della classe dirigente. Principi alti, valori nobili, propri e specifici dell’attività politica (la famosa questione morale, no?), che vanno recuperati e difesi non chiudendosi a riccio e barricandosi nello status quo, ma spalancando porte e finestre, con coraggio, trasparenza e fiducia in chi, dandoci un mandato, ci chiederà conto dei risultati.
Perché
non è vero, come ha scritto Scalfari, che la protesta del “V-day” punta ad abolire il confine tra governati e governanti e a travolgere la delega politica, ma è vero esattamente il contrario: quella protesta ci testimonia – in forma di delusione – un concetto alto di politica, ci rivolge una nostalgia e una domanda di dedizione vera e seria alla causa collettiva, e ci consegna il compito di esercitare fino in fondo il nostro ruolo di amministratori e di politici finalizzandolo al pubblico interesse, senza abusarne per fini personali.
Poi è vero anche che la protesta e la piazza porta sempre a banalizzazioni e rischi, ma non cogliere l’appello accorato e positivo sottostante quella protesta sarebbe
una miopia gravissima, come quella di chi guarda il dito anziché la luna. E
l’appello che sale dai cittadini (da tutti, anche i più silenziosi, mai scesi in piazza)
è quello di restituire alla politica la sua profonda dignità, non di abolirla.
E il primo passo in questa direzione è fare scelte chiare orientate a rendere misurabile e giudicabile il lavoro politico, e a colmare il distacco tra “casta” e “comunità”. Scelte capaci di
restituire il senso della delega rappresentativa, e anche l’orgoglio e il gusto dell’appartenenza: cioè di
essere parte di una collettività, di un popolo, a cui da un lato chiedere fiducia, e a cui dall’altro rendere conto serenamente del proprio operato.
Questi concetti sono patrimonio antico della sinistra, come anche del cattolicesimo democratico e del riformismo liberale, oggi
uniti nel progetto del Partito Democratico; e sono anche impegno quotidiano di molte donne e molti uomini che dedicano il proprio tempo a servire la collettività nella politica e nell’amministrazione. Non eroi, ma persone libere e giuste, capaci di mettere l’interesse collettivo davanti al proprio, e pronte a rimboccarsi le maniche per un progetto di grandi orizzonti.
Sono certo che il loro impegno non mancherà. E che il tuo impegno chiaro in questa direzione potrà rafforzare il loro e catalizzare nuove energie sane, presenti e operanti nei nostri territori, che attendono un segnale.
Andrea De Pasquale
Consigliere provinciale