11 aprile 2013
Cari amici,
eccomi alla nota mensile sulla politica bolognese. Trovate le note precedenti sul mio sito. Rammento che per non ricevere questi messaggi è sufficiente chiedermi la cancellazione da questa lista, mentre se avete amici interessati segnalatemi la loro e-mail.
4 gli argomenti di questo mese:
1) CENTRO SPORTIVO BFC A GRANAROLO: LE ISTITUZIONI E IL "GODIMENTO A SENTIRSI INUTILI"
2) SFM: UN BANDO CHE TRADISCE GLI ACCORDI. L'OCCASIONE DEI FONDI EX METRO'.
3) PASSANTE NORD. INCARICO A PROGETTARE SENZA VINCOLI: A VANTAGGIO DI CHI?
4) UNO SGUARDO A ROMA: LA STRADA OBBLIGATA DEL PD.
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1) CENTRO SPORTIVO BFC A GRANAROLO: LE ISTITUZIONI E IL "GODIMENTO A SENTIRSI INUTILI"
Inizio con la segnalazione dei video (grazie all'amico Andrea Turchi) del seminario del 26 marzo, ben partecipato (eravamo circa 80 persone) e veramente molto interessante:
https://www.youtube.com/watch?v=8i9sjqFEiDY&list=PLGvV5EOzUsQSiFq8mzrtSMxTLmIMN2t7a
Vi invito a darci un'occhiata, perché i fatti e i dati che abbiamo raccontato in quella occasione (tutti tratti dai documenti ufficiali, nulla di nostro) forniscono dati e spiegano cose, rispetto a quel progetto, che sui giornali non si sono purtroppo lette, e che sono difficilmente contestabili.
Per avere qualche dato e un inquadramento territoriale del progetto, potete guardare queste slide: http://www.andreadepasquale.it/ew/ew_sitepage/17087/Presentazione%20BFC%20a%20Granarolo%20x%2026-03-13.pdf
Di seguito ecco un riassunto della situazione.
Il 28 marzo scorso è stato firmato l'Accordo di Programma relativo al nuovo Centro Sportivo del Bologna Football Club a Granarolo, che prevede la costruzione, su territorio agricolo e in piena campagna, di 12 campi da calcio (in parte sotto la linea dell'alta tensione a 220.000 volt) più ristorante, hotel, centro congressi, centro fitness, per una utenza che richiede oltre 480 posti auto.
In primo luogo, tutta la procedura si basa sul presupposto di un "rilevante interesse pubblico", che viene identificato con lo sviluppo del club calcistico, ovvero di una azienda privata, i cui obiettivi di business vengono automaticamente assunti come valore collettivo. L'intervento è poi stato classificato di livello comunale (non metropolitano), per poter adottare una procedura semplificata e accelerata (che non coinvolge alcuna assemblea elettiva se non il Consiglio Comunale di Granarolo), mentre il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale del 2004 cita per ben 4 volte il nuovo centro sportivo del Bologna Football Club come "Polo Funzionale", di rango metropolitano, evidenza negata a più riprese in tutta la sequenza degli atti.
In secondo luogo, è evidente il forte squilibrio tra benefici pubblici e privati. Il comune di Granarolo cede "sottocosto" un patrimonio collettivo, limitato e non rinnovabile come il suolo agricolo, in cambio di un piatto di lenticchie: un campo sportivo a quasi 3 km dal paese (ma a soli 900 metri dall'inceneritore, mentre il campo attuale è invece in pieno centro a Granarolo, a 300 metri dalle scuole), e un risparmio quantificato dallo stesso comune in 15.000 € all'anno. Al contempo l'operazione genera per la parte privata un plusvalore milionario: la trasformazione di un'area agricola in edificabile, per 36.000 mq di nuova costruzione, e in più la possibilità di costruire residenze nell'attuale centralissima area sportiva. Quindi, mentre ci affanniamo a scrivere in tutti i programmi elettorali e di governo che i nuovi insediamenti vanno ubicati nelle aree dismesse (la famosa "rigenerazione urbana") e non su suolo vergine, qui si fa il contrario, ovvero si regala al costruttore la possibilità di occupare territorio agricolo, risparmiandogli così i costi di demolizione, rimozione e bonifica che comporta la ricostruzione su aree in disuso. E uno dei pilastri del "pubblico interesse" dell'Accordo, pomposamente definito "un importante tratto di un'asse viario strategico, l'Intermedia di Pianura", altro non è che un viale di 800 metri utile al Bologna FC per entrare nel proprio insediamento, senza nemmeno lo svincolo (a carico della Provincia).
E siamo al terzo punto, ovvero l'impatto ambientale. L'intervento comporta 45.000 mq di suolo impermeabilizzato (pari a 7 volte piazza Maggiore, o a una superficie asfaltata grande quanto 9 campi da calcio). Consuma 225.000 mq di territorio agricolo, pari all'1,5% di tutta la superficie di pianura della Provincia di Bologna. Va notato che la trasformazione di quel territorio è irreversibile: il ripristino dell'uso agricolo non sarà possibile nemmeno in futuro, dato che i 12 campi da calcio comportano vari strati di inerti, ghiaia e sabbia che non sarà semplice rimuovere, se non a costi altissimi. In caso di fallimento di quel progetto, è facile prevedere che cambi l'uso (commerciale? produttivo? residenziale?) ma certamente non si tornerà indietro, ai campi coltivati. Inoltre sul tema elettrosmog nulla è stato risolto, in quanto l'idea di interrare i cavi "dopo" aver costruito il Centro non ha alcuna fattibilità tecnica (vorrebbe dire disfarne una buona parte con una trincea che taglia diagonalmente il comparto), tanto che Terna ha dichiarato di non avere ricevuto alcuna richiesta in tal senso. Anche perché, per ragioni di sicurezza, in caso di interramento il gestore chiede di avere accesso in ogni momento, di giorno o di notte, al terreno attraversati dai cavi, per poter intervenire tempestivamente in caso di guasti: il che è evidentemente incompatibile con il progetto di campi, tribune e spogliatoi sul tratto interrato.
L'operazione BFC a Granarolo appare in conclusione un grande inganno a danno del pubblico interesse, e un precedente pericoloso per il futuro. Ma soprattutto costituisce una scelta politicamente imbarazzante, di cui come partito di governo locale saremo chiamati a rispondere, a partire dalle prossime elezioni (amministrative e non solo), perché smentisce tutti i principi e gli obiettivi urbanistici da noi dichiarati: dallo stop al consumo di suolo (punto qualificante di tutti i nostri programmi di governo, e anche delle recenti 8 priorità di Bersani) al contrasto alla dispersione insediativa (concentrare la crescita intorno ai centri, evitando la frammentazione urbana in campagna), alla diversione modale nel trasporto (spostare utenza dall'auto privata al treno, costruendo solo intorno ai centri serviti dalla ferrovia: e Granarolo non ha nessuna linea ferroviaria).
Da membro della direzione provinciale del PD, mi chiedo: dopo tanta incoerenza, con quale credibilità ci presenteremo agli elettori? Bisogna salvare questo partito, e i valori collettivi in esso ancora presenti, dall'insipienza di amministratori e dirigenti furbi ma non saggi, che pensano che i cittadini non abbiano memoria, e credono di nascondere la verità dei fatti dietro una cortina di propaganda e di obbedienza. Non è più il tempo, non funziona più, soprattutto con il Movimento 5 Stelle in campo. Bisogna che quanti hanno a cuore il PD e le istituzioni si mobilitino per difendere l'uno e le altre dal discredito a cui queste pratiche di cattivo uso del territorio rischiano di portarci.
Aggiungo una osservazione tratta dal bellissimo intervento dell'amico Maurizio Sani, sempre nel seminario del 26 marzo (lo trovate nel video n. 10), che cerco di riassumere.
"In questa operazione si è persa la dignità delle Istituzioni. Il comune di Granarolo fa suo un progetto privato; la Provincia rinuncia al suo ruolo di pianificazione; la Regione, interpellata due volte, non si esprime. Eppure il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale è un patto sottoscritto 9 anni fa da 60 comuni differenti, che per stare insieme, e non scaricare sul vicino i costi del proprio sviluppo, decidono di fare tutti un passo indietro, ovvero di cedere parte della sovranità in materia urbanistica. Un patto come questo può essere cambiato e aggiornato, ma con una procedura che garantisca gli obiettivi del patto (esempio, il tema della perequazione, per cui i vantaggi di un insediamento devono ricadere anche sui territori che vi rinunciano). La modifica del Patto va quindi fatta richiamando tutti i sottoscrittori del patto. In questo caso invece la Provincia è venuta mano al ruolo di garante di questo Patto territoriale, e ha svuotato il suo principale strumento di governo, il PTCP".
Viene in mente "Gli inutili", splendida gag del Teatro Canzone di Giorgio Gaber: quello "strano godimento" che si prova a sentirsi irrilevanti. Un "godimento" che promana anche dalle note con cui il Comune di Granarolo e la Provincia hanno "risposto" (sic) alle osservazioni da noi presentate in febbraio: "Siamo inutili!"
Concludo con una nota positiva: martedì scorso, 9 aprile, si è tenuto a Bologna un convegno sul tema del "Consumo di suolo", organizzato da Laboratorio Urbano in occasione della presentazione del libro "Atlante del consumo di suolo - per un progetto di città metropolitana", curato da Paola Bonora. Oltre all'indiscusso valore scientifico dello studio (250 pagine di dati, grafici, tabelle, mappe), mi ha confortato il fatto che il tema inizia a porsi anche sul piano politico, e non solo accademico (come hanno evidenziato gli interventi di Walter Vitali e Luca Dondi di Nomisma). Nel libro infatti vengono citati, come esempi preoccupanti di consumo di suolo in barba ai piani, l'Art Science Center di Sasso Marconi e il Centro Sportivo del Bologna a Granarolo.
Peccato che il vicepresidente della provincia, Giacomo Venturi, anche in quella occasione non abbia avuto modo di entrare nel merito di nessuno di questi due progetti, di cui pure è un accanito sostenitore. Gli accade spesso (anche al Forum "Territorio Sostenibile" del PD): non è mai il momento di approfondire, tutto è sempre già stato detto, già chiarito, già "agli atti". Eppure sarebbe importante, prima della fine del suo mandato, confrontarsi per una volta sui numeri e sui fatti, e non solo sugli slogan rassicuranti.
2) SFM: UN BANDO CHE TRADISCE GLI ACCORDI. L'OCCASIONE DEI FONDI EX METRO'.
Sembra che la malattia dell'incoerenza dilaghi nelle nostre istituzioni. Insieme ad alcuni amici molto attenti ai temi del trasporto e delle infrastrutture, abbiamo infatti scoperto che nell'ottobre 2012 la Giunta della Regione Emilia Romagna ha approvato, senza alcuna preventiva consultazione con gli Enti Locali bolognesi, una delibera (la 1591 del 29-10-2012) in cui fissa, per la gara di affidamento dei servizi ferroviari regionali, "Obiettivi, indirizzi e vincoli" che purtroppo sono in contrasto con punti sostanziali degli Accordi relativi al Servizio Ferroviario Metropolitano finora sottoscritti (da Enti Locali, Ferrovie, Ministero), e recepiti nel Piano Regionale Integrato dei Trasporti adottato, oltre che nei principali strumenti di pianificazione territoriale: PTCP e PSC di Bologna.
Ad esempio, nella delibera viene prefigurato l'attestamento delle due linee Bologna-Portomaggiore e Bologna-Vignola ai piazzali Est ed Ovest, rinunciando al servizio passante (e mantenendo separati due bracci di SFM che avrebbero dovuto costituire un'unica linea). Mancano inoltre stazioni urbane fondamentali come Zanardi, Borgo Panigale Scala e quella dedicata al complesso ospedaliero Sant'Orsola - Malpighi (che oltre ad essere nel progetto di SFM, costituiva un elemento cardine della sostenibilità dell'Accordo del 2002 che autorizzò l'edificazione di 3 nuovi poli clinici nell'area S. Orsola, oggi un corso di ultimazione). Non è prevista infine la fermata dei treni regionali veloci (RV) nei due nodi di interscambio S. Vitale e Prati di Caprara, che a regime dovrebbero affiancare nel ruolo di "hub" la Stazione Centrale, contribuendo alla fluidità e all'efficienza degli spostamenti ferroviari da punto a punto. E molto altro ancora.
Si tratta di carenze e incongruenze sostanziali che, se non saranno corrette, porterebbero il servizio ferroviario offerto ai cittadini ad essere molto distante da quello prefigurato negli Accordi e promesso in tutti i documenti di pianificazione emanati negli ultimi 20 anni a livello bolognese, metropolitano e regionale. Poiché l'affidamento varrà per 15 anni + altri 7,5 (dal 2015 fino al 2037, il tempo di una intera generazione), è evidente come si imponga una opportuna e tempestiva azione politica "correttiva".
Abbiamo allora scritto (prima di Pasqua) una lettera alle istituzioni locali (Comune, Provincia, Regione, Quartieri ed alcuni Comuni attraversati dal SFM) per segnalare la cosa, sperando in una presa di coscienza e in una reazione adeguata. Nell'attesa, osservo come sia abbastanza incredibile che problemi simili vengano sollevati da semplici cittadini (nessuno di noi 10 firmatari della lettera è membro di consigli o di giunte), e sfuggano invece al personale politico che ci rappresenta nelle varie istituzioni. Strano, no?
Concludo questo capitolo su un tema a voi noto, ma ancora irrisolto: quello della destinazione dei fondi "ex metrò" (alcune centinaia di milioni) anche al raddoppio dell'interramento della linea ferroviaria Bologna - Portomaggiore, e alla realizzazione della fermata dedicata all'Ospedale S. Orsola.
L'occasione è di quelle rare, anzi irripetibili: a quanto si è capito, circa i 2/3 della somma complessiva disponibile saranno spesi per l'acquisto di 55 filobus e il rifacimento di strade: opere certamente utili, che vanno ad aumentare il comfort e la sostenibilità ambientale del sistema di trasporto attuale, ma che hanno il limite di non accrescerne la capacità. Solo il restante terzo sarà utilizzato per alcune migliorie del Servizio Ferroviario Metropolitano (realizzazione di alcune fermate mancanti nel comune di Bologna ed acquisto di 7 nuovi treni). Poiché il progetto di interramento a un solo binario di un tratto urbano della linea Bologna - Portomaggiore (finanziato dalla Regione e a beneficio del traffico automobilistico, data l'eliminazione dei passaggi a livello), rischia - come sappiamo - di compromettere il pieno sviluppo del SFM, sarebbe saggio destinare almeno una quota dei fondi "ex metrò" (piccola in proporzione: si parla di 6 o 7 milioni di Euro su un totale di 237) per prevedere che quell'interramento possa essere allargato in vista di un futuro raddoppio del binario. Analogamente, sarebbe importante realizzare la fermata ferroviaria dedicata al polo ospedaliero S. Orsola - Malpighi, parte essenziale dell'accordo del 2002 che permise di edificare 3 nuove cliniche a fronte del beneficio rappresentato dall'attivazione della Fermata ferroviaria, in grado di servire una quota consistente degli utenti giornalieri dell'area ospedaliera (circa 20.000 al giorno).
Su questo fronte l'anno scorso raccogliemmo oltre 600 firme, e ancora oggi siamo qui a insistere, nella speranza che il buonsenso prevalga.
3) PASSANTE NORD. INCARICO A PROGETTARE SENZA VINCOLI: A VANTAGGIO DI CHI?
Lo scorso 2 aprile arriva la notizia che Società Autostrade si è impegnata a presentare entro luglio prossimo il "progetto preliminare" del Passante nord, e che il termine di scadenza dei fondi per quest'opera (1.300 milioni di Euro) è stato prorogato dal 30 novembre 2012 al prossimo 31 dicembre 2013.
La nota dice che per tale "progetto preliminare" sarebbe stato "assunto come riferimento il tracciato autostradale indicato dagli enti locali, rispetto al quale verranno analizzate le possibili ottimizzazioni". Cosa significa? Di quale tracciato stiamo parlando? Esiste un documento scritto, pubblico, che elenca con chiarezza le caratteristiche, i vincoli, le prescrizioni a cui questo progetto dovrà attenersi? Purtroppo, la risposta pare negativa.
Il comunicato si chiude con una frase del viceministro Mario Ciaccia, che dichiara: "Il Passante relativo al nodo di Bologna rappresenta un'opera strategica per il territorio e quindi il governo si è impegnato, insieme ad altri soggetti, a raggiungere nel più breve termine possibile un risultato condiviso e concreto per la realizzazione dell'infrastruttura autostradale".
Dunque, il risultato condiviso è "da raggiungere", è in altre parole un impegno, un desiderio, una speranza. Non un fatto acquisito, non una garanzia, non una certezza.
Intanto, però, si dà l'incarico di redigere un "progetto preliminare", ovvero un lavoro dettagliato ("una progettazione concreta dell'opera", secondo le parole di Castellucci, amministratore di Autostrade), insomma quasi cantierabile, che rischia di mettere i nostri territori davanti a un bivio difficile: "O mangiate questa minestra (il progetto bello e pronto di Autostrade), o saltate la finestra (rinunciando ai 1.300 milioni e all'indotto economico e occupazionale che questi generano)".
No, non va bene. Non va bene che si proceda ad un incarico di "progettazione preliminare" senza alle spalle un impianto solido e condiviso di indicazioni e orientamenti ufficiali e scritti da parte delle istituzioni locali. Non va bene che si avvi la fase di progettazione senza che sia stato realizzato uno studio di fattibilità del nuovo tracciato. Non va bene che si tratti l'opera come di interesse esclusivamente trasportistico, quando invece all'origine era soprattutto un'opera di servizio ai territori e alle comunità locali.
In proposito, può essere utile un ripasso storico di come nasce l'idea del Passante, e delle funzioni a cui doveva assolvere, guardando i video girati nell'incontro dello scorso 9 novembre (Il Mosaico)
http://www.youtube.com/playlist?list=PLGvV5EOzUsQQ251zITyQ5CscdewCb8A9E
E non va trascurato quanto emerso da uno Studio sui flussi di traffico depositato in Regione lo scorso ottobre, di cui da conto il consigliere regionale Giuseppe Paruolo:
http://giuseppeparuolo.it/2013/03/19/passante-nord-altro-che-banalizzazione/
nel quale si legge che il progetto di Passante "corto" non cambia lo stato di congestione della tangenziale, e addirittura che si ipotizza che la stessa tangenziale diventi a pedaggio.
In fondo a questa vicenda, così poco lineare, così poco comprensibile, si stagliano due domande non aggirabili: dove ci porta la strategia "carsica" con cui è stato condotto questo progetto, con brevi emersioni e lunghi tratti latenti e sotterranei, guidata (o forse eseguita?) dalla premiata ditta "Peri & Venturi", rispettivamente assessore regionale e provinciale ai trasporti? A chi interessa oggi fare il Passante "a tutti i costi"?
4) UNO SGUARDO A ROMA: LA STRADA OBBLIGATA DEL PD.
Sulla situazione nazionale, dove le "tre minoranze" (PD, PDL, 5 Stelle) non riescono a formare un governo, e dove l'unica via di uscita (attualmente preclusa dalla scadenza di Napolitano da Presidente della Repubblica) sarebbe il voto, con rischio di un replay (a legge elettorale immutata) dei risultati di febbraio, forse con ulteriore recupero del centrodestra, ho trovato sintetica e illuminante la fotografia di Antonio Polito sul Corriere di domenica scorsa, 7 aprile.
"...Il gruppo dirigente che si raccoglie intorno a Bersani ha invece letto il voto come segno di una epocale svolta a sinistra dell'lettorato italiano, che avrebbe premiato Grillo solo perché il Pd era stato troppo timido nel suo pur antico anti-berlusconismo. Non si spiegherebbe altrimenti perché ha prima offerto al Movimento 5 Stelle la testa di Berlusconi (ineleggibilità vent'anni dopo e arresto appena possibile), e peché oggi punti a tornare nella direzione da cui proviene fondendosi con Vendola e affidandosi a Barca..."
Va detto che la posizione di Bersani non era facile. Come notato dagli osservatori più perspicaci (es. mia moglie, la stessa sera dei risultati elettorali), il fatto di "essere arrivato primo senza avere vinto", avendo cioè la maggioranza alla Camera (e solo lì), metteva il leader PD nella peggiore delle condizioni, quella di dover assumere l'iniziativa, con Berlusconi e di Grillo che potevano giocare di rimessa.
Mi ha davvero colpito la determinazione (o la testardaggine) con cui Bersani ha platealmente cercato e ripetutamente incassato i "no" di Grillo, che dal canto suo non ha mai lasciato adito a illusioni su un possibile appoggio ad un governo Bersani (cosa doveva dire più di quello che ha detto, anzi urlato, per essere chiaro?) Forse la strategia del leader PD era quella di dimostrare agli elettori che il voto dato a Grillo era politicamente inutile, data la sua indisponibilità a qualsiasi maggioranza.
Tuttavia questa insistenza del segretario PD mi ha ricordato episodi lontani, risalenti ai tempi della scuola e attinenti alla sfera amorosa, di compagni che, respinti dalla ragazza di cui erano innamorati, pensavano di "convincerla" perseverando e insistendo, quasi a rifiutare il dato di realtà (il suo dire "no, con te mai, non ci penso neanche da lontano"), con risultati non esaltanti per l'autostima. Ma mi ha ricordato anche un articolo letto tempo fa, nel quale l'autore (che non ricordo) osservava come nel PD fosse rimasta viva una concezione deterministica della politica, considerata qualcosa di manovrabile con tecniche quasi meccaniche, dove se qualcuno ti rifiuta non è perché non gli piaci, perché ha altre idee, ecc; ma è perché sei tu che stai sbagliando qualcosa, che non tocchi le leve giuste. Perché in sostanza (questa è l'idea di fondo) la politica e il consenso non sono visti come arti "seduttive", che tengono conto della libertà dell'altro (di dire sì o no), ma piuttosto come un lavoro di movimento terra, per cui se non riesci a spostare da qui a lì un quintale di ghiaia (o di voti) è perché non hai guidato bene la macchina scavatrice (dato che gli inerti non hanno volontà propria). Altrimenti, essendo appunto la storia e la politica fenomeni scientifici, affrontabili con metodi predittivi e deterministici (come la chimica, per intenderci), con il pulsante o il reagente giusto DEVI ottenere il tuo scopo, NON PUOI NON ottenerlo.
Chissà se questa stessa concezione sta pure dietro l'idea, praticata di recente qui a Bologna, di fare campagna elettorale sugli autobus, indossando le pettorine del PD e provando a "convincere" i passeggeri a mettere una croce su quel simbolo. Sarà perché la gente che mi trovo a frequentare è mediamente un po' più scettica e complicata, non riesco a immaginare una grande efficacia in queste modalità.
In ogni caso, provo pena per quella base del partito buona e confidente nei suoi dirigenti, che subito dopo le elezioni è stata spinta a sottoscrivere, e a proporre, documenti che gareggiavano a dire in modi il più possibile trancianti: "Mai con il PDL!" E questo mentre era sempre più chiaro che Grillo non avrebbe concesso nulla a Bersani (almeno in questa fase, nella quale la strategia dei 5 Stelle è quella di continuare nel solco del "sono tutti uguali, sono morti" ecc.). E mentre era sempre più palese che - come ha detto da subito Renzi, e un po' dopo anche Franceschini - le strade rimaste erano due: o il voto (con tutti i rischi), o un governo di scopo con il PDL, per qualche minima riforma (elettorale e di qualche costo della politica, giusto per disinnescare un po' Grillo). Questa stessa base, generosa e fiduciosa, che nel rito collettivo e liberatorio del "Mai con il PDL!" (gridato forte e in coro) aveva ritrovato un momento di identità, di chiarezza, di convinzione, si trova oggi davanti alla necessità di un accordo proprio con quello stesso PDL: un accordo, oltretutto, proposto dagli stessi quadri che 3 settimane fa dirigevano le varie orchestre (nazionali, regionali, provinciali, comunali, di quartiere e di circolo) intonando "Mai con quelli! Mai e poi mai!" Ancora una volta una strategia in due tempi: l'illusione velleitaria, e l'amaro e deludente bagno di realtà. Ma che pazienza, che sopportazione, che capacità di soffrire devono avere acquisito i nostri poveri sostenitori...
Concludo ancora con Polito: "Il futuro del Pd è in un sistema bipolare in cui l'avversario lo scelgono gli elettori, non nella supponenza di rappresentare l'unico elettorato moralmente degno... Il Paese non premierà chi è più zelante nel dannare il nemico, ma chi è più efficace nel salvare la casa comune. Pd e Pdl sono condannati a ricostruire insieme una democrazia funzionante, o a perire nel rogo del sistema democratico".
Piaccia o meno, credo che questa sia la realtà.
Buonanotte e alla prossima.
Andrea De Pasquale
www.andreadepasquale.it