Andrea De Pasquale

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Gennaio - marzo 2008 (2 interventi)

Intervento del 26 febbraio su un ordine del giorno della Sinistra Arcobaleno che chiede corse ferroviarie notturne sulla linea porrettana.


Grazie Presidente, e grazie ai colleghi che vorranno ascoltare l’intervento.
Io in realtà sono un po’ in imbarazzo invece davanti a questo testo perché è un testo molto parziale. Più che un problema di merito, perché credo che nessuno di noi qui dentro possa dichiararsi contrario all’istituzione di corse notturne sulla ferrovia, è lo stile del fare politica che mi colpisce un po’ di questo testo e faccio alcune considerazioni.

Il testo parla del fatto che sulla linea porrettana non ci sono corse notturne, io penso che tutti coloro che sono qui dentro, stampa compresa, sappiano benissimo che purtroppo le corse notturne non mancano solo sulla porrettana ma mancano sulla stragrande maggioranza delle linee ferroviarie, ne abbiamo otto intorno a Bologna, quindi già questo ordine del giorno potrebbe essere clonato per otto e farne otto di ordini del giorno in cui si dice che non ci sono corse notturne sulla porrettana e quindi bisogna farle ma anche sulla Bologna – Porto Maggiore, anche sulla Bologna – Vignola, ma anche etc. etc..

L’altro grande canale di trasporto pubblico dove manca purtroppo il servizio notturno e serale adeguato è il trasporto su gomma, noi sappiamo perfettamente che volendo andare o a Pianoro o a Granarolo o a San Giovanni Persiceto dopo una certa ora gli autobus crollano.

(intervento fuori microfono non udibile)
CONSIGLIERE DE PASQUALE:

Possiamo discutere dei meriti però…

(intervento fuori microfono non udibile)

PRESIDENTE:
Consigliere Venturi!

CONSIGLIERE DE PASQUALE:
Consigliere Venturi mi lasci fare il mio intervento e poi lei fa il suo gioco sul suo collegio elettorale e io tenterò di far riflettere invece i presenti sul fatto che si può provare a far politica in maniera diversa. Poi la mia posizione può essere contestata con altri interventi però desidero poter concludere il mio discorso.

PRESIDENTE:
Consigliere De Pasquale prosegua.

CONSIGLIERE DE PASQUALE:
Grazie Presidente. Abbiamo quindi un moltiplicatore ancora più grande rispetto alle otto linee ferroviarie, un moltiplicatore che può essere equivalente al numero di linee di autobus che purtroppo non hanno un servizio serale adeguato o non ce l’hanno tout court proprio perché dalle sette, sette e mezza, otto di sera, cessano di correre. Allora io mi chiedo: è opportuno giocare la nostra autorevolezza di Consiglio Provinciale in richieste e battaglie così puntuali, così delimitate, così confinate su un territorio e su un’esigenza?

È una domanda che faccio a tutti i colleghi perché io credo, e credo di non dovere dimostrare il perché in questo intervento, di avere operato in questi anni da Presidente della Commissione Trasporti con iniziative istituzionali e anche extra istituzionali, come abbiamo fatto il un convegno ad hoc, sulla necessità di portare a compimento il progetto del servizio ferroviario metropolitano. Sono convinto però che proprio per portare a casa dei risultati bisogna muoversi dentro i binari istituzionali corretti e non con fughe in avanti mirate semplicemente, mi viene da dire, ad acquisire un consenso specifico in un determinato pezzo del nostro territorio perché ragionando in questo modo allora ognuno di noi viene qua e presenta un ordine del giorno assolutamente legittimo nei contenuti e dove si chiede che la Giunta si attivi per una sacrosanta battaglia che può essere di tipo sociale, di tipo trasportistico, di tipo economico, a beneficio di un territorio.

Vedete colleghi, è lo stile e la modalità che mi mettono in difficoltà a sostenere questo tipo di ordine del giorno, faccio anche alcuni commenti al testo. A mio giudizio se c’è un motivo per chiedere una corsa serale non è tanto la vocazione turistica di un territorio perché normalmente, che io sappia, il tipo di utenza turistica accetta anche tranquillamente di esprimersi attraverso l’automobile, io credo che siano le persone residenti che non hanno possibilità di collegamenti con Bologna dopo una certa ora che patiscono di più l’assenza di corse notturne e invece il testo insiste molto sulla vocazione turistica al primo capoverso e torna al terzo capoverso che l’area montana ha bisogno di questo sotto anche il profilo turistico ma a mio giudizio non è vero che è il profilo turistico a invocare il bisogno di collegamenti serali. E’ chi ci abita e chi può avere bisogno di ritornare dalla città o recarsi in città in orari serali che ha bisogno dei servizi, il turismo sinceramente secondo me ce la può fare tranquillamente anche con il trasporto privato o comunque non lo metterei davanti ai residenti.

C’è poi da dire che questo testo dimentica completamente l’accordo attuativo sul servizio ferroviario metropolitano che è stato sottoscritto dagli enti locali a giugno 2007, se non ricordo male, guardo il Vice Presidente perché non vorrei sbagliare la citazione. Quell’accordo che ha visto condividere un testo importante a tutti i livelli di governo locale, quindi Comune, Provincia, Regione e da parte di Trenitalia, dei gestori ferroviari, ha purtroppo la mancanza - che è stata più volte non dico stigmatizzata però sottolineata affinché venga presto integrata – della firma di governo. Purtroppo abbiamo avuto una non disponibilità in quel momento da parte del governo a riconoscere l’importanza attuale e immediata di quell’accordo e oggi ci troviamo con un accordo che è condiviso a livello locale ma che manca di una firma importante perché è la firma di chi dovrebbe poi metterci risorse.

Il testo così come viene presentato è troppo parziale, è troppo particolare per essere considerata una proposta serie di attuazione delle Sfm su tutto il nostro territorio. Molto banalmente posso dire che abbiamo difficoltà a far correre i treni di giorno dappertutto e dire che li vogliamo far correre di notte a Porretta mi sembra un pochino una fuga in avanti un po’ troppo specifica e miope. Io invece faccio questa proposta: lavoriamo in Commissione su un testo che, recependo anche l’esigenza di estendere agli orari notturni le corse, guardi al sistema ferroviario e metropolitano come un sistema unico e provi a rilanciare il tema dell’accordo sottoscritto in giugno perché è questo che noi oggi dobbiamo chiedere al governo - quello che entrerà in carica ovviamente perché è evidente che in campagna elettorale non si possono fare scelte di governo che non siano di ordinaria amministrazione - e cerchiamo di muoverci nel binario, per stare in tema, del ruolo istituzionale che ha questo Consiglio e questo ente, la Provincia di Bologna.

Sinceramente se cominciamo a proporre e a sostenere questi ordini del giorno ne possiamo fare, lo dicevo prima, altri otto, poi altri trentasei, quanti sono i nostri collegi elettorali, e possiamo anche riempire il tempo dei nostri Consigli in questo modo, discutendo di richieste assolutamente di buon senso, assolutamente legittime ma che si sa che prese isolatamente sono difficilmente attuabili e intanto tutto resta com’è.

Sono invece per un’altra strada, sono per la strada di guardare al sistema nel suo complesso, sono per condividere un testo che potrebbe già vederci uniti come lo siamo stati anche nel testo che presentammo al convegno di un anno fa, un testo che ha avuto il concorso di partisan sia della maggioranza e sia della minoranza affinché effettivamente si possa chiedere qualcosa di concreto, di realizzabile, di attuabile riguardo al servizio ferroviario e metropolitano e non invece singole fughe in avanti per singoli territori e per singoli consensi locali. Il mio invito è ancora a ritirare questo testo per non andare con questo tipo di bisogno un po’ miope a un confronto sul voto e in aggiunta a questo propongo un lavoro in Commissione per poter presentare un testo un pochino più vasto come ambito, un pochino più saggio e un pochino magari meno spinto da esigenze di consenso locale.

29 gennaio: intervento nel dibattito sulla moratoria dell'aborto e l'aggiornamento della legge 194.


Consigliere DE PASQUALE.

Grazie Presidente.

Io vorrei fare tre osservazioni, vi ringrazio del silenzio perché poi faccio io stesso fatica a seguire quello che dico. Questo è un tema delicato, sul quale ho sentito esprimere diverse cose giuste da molte delle persone che hanno parlato prima di me. Vorrei citarne alcune perché credo che in fondo l’ordine del giorno al quale va il mio consenso, quello presentato naturalmente del Partito Democratico, in realtà sia il più equilibrato perché raccoglie elementi che sono, anche qui in questo dibattito, stati evidenziati da  diverse sensibilità.

Parto dal fatto che il tema è un tema laico che ci sta davanti come cittadini e non come credenti o non credenti, che ci sta davanti nelle sue evidenze biologiche, sociali e psicologiche, quindi vorrei innanzitutto sgombrare un po’ il campo, per quanto mi riguarda, da una lettura su questi temi di rispetto di minoranze o maggioranze religiosamente sensibili che hanno idee strane sulle cose. Io credo che bisogna riuscire invece a fare un discorso completamente diverso, cioè a guardare al fenomeno con la massima oggettività, attenendosi esattamente alle evidenze che ci possono vedere, quanto meno su un giudizio  di fatto, piuttosto uniti perché non è che siamo davanti a fenomeni che possono avere varie interpretazioni.

Per quanto riguarda invece alcune cose che ho sentito dire le vorrei recuperare perché mi sembrano buone. La Consigliera Zanotti, ad esempio, ha parlato dell’interruzione volontaria di gravidanza non come un diritto ma come una sorta di uscita di sicurezza, di estrema ratio, codificata nella legge 194. Credo che sia una chiave di lettura buona, giusta, da sottoscrivere anche contro certe interpretazioni oltranziste che ho letto, ma ormai sono molto minoritarie, e che puntano invece a definire il ricorso all’aborto come un diritto assoluto e soggettivo; ormai credo che siano molto poche le persone che sostengono questo e io mi rallegro del fatto che in questi anni, di reciproco avvicinamento e di sperimentazione oggettiva di una legge, ci siamo molto avvicinati, anche dal punto di vista culturale, nel poter valutare questa possibilità esattamente come l’estrema ratio, come un’uscita di sicurezza e non come una strada liberamente percorribile. Questo è molto importante e lo dico per sottolineare ciò che ci unisce.

Il Consigliere Leporati ha detto alcune cose che credo siano difficilmente contestabili cioè sull’importanza di affiancare alla possibilità di questa uscita di sicurezza tutta una serie di offerte di aiuto, da quello economico a quello psicologico, che effettivamente aumentano la libertà della donna, non la riducono, e su questo vorrei essere molto chiaro con alcuni amici della sinistra che temono che dietro la parola “aiuto” si celi il tentativo di condizionare, di minacciare, di mettere con le spalle al muro e accusare la donna nel momento in cui deve fare una scelta. L’esperienza che io ho dei servizi di aiuto a Bologna, che ho in qualche modo conosciuto e di cui parlano anche i giornali di oggi, dice che non si tratta assolutamente di questo ma si tratta di un’oggettiva e laica offerta di aiuto qualora la donna volesse prendere in considerazione l’idea di tentare di andare avanti  con la maternità.

È molto importante che noi abbiamo chiaro in che cosa consiste questo tipo di aiuto, perché è importante che la legge 194 venga effettivamente applicata anche laddove offre questo aiuto, ed è importante che tutte le donne, anche quelle che fanno più fatica a saperlo - e parlo proprio delle straniere di cui avete già parlato in molti - sappiano invece che questa strada è possibile. Ed è molto importante che su questi temi non ci dividiamo fra  diverse sensibilità e provenienze, perché credo che sia difficilmente contestabile il concetto per cui davanti  a questa situazione la donna è più libera se può scegliere tra diverse opzioni anziché se è incanalata  rigidamente a un’opzione sola, che è quella anche socialmente meno costosa cioè l’interruzione di gravidanza.

Aggiungo solo un elemento che forse mi trova lievemente su pozioni diverse rispetto ad alcuni che hanno parlato prima di me, ed è il discorso su questa proposta di moratoria. Io ho cercato di leggerne qualcosa  subito all’inizio, e dopo ho lasciato perdere il dibattito, ma non l’ho interpretata come una richiesta di  bloccare l’efficacia e l’applicazione della legge: io l’ho interpretata come un richiamo di tipo  culturale a non banalizzare il ricorso all’aborto, che è in sostanza una posizione che mi sembra che il  movimento delle donne, nelle sue varie sfaccettature, possa serenamente fare proprio. Nel dibattito che è stato suscitato in questi giorni non condivido alcune posizioni di forzatura e di violenza verbale: perché se riusciamo a tenere il dibattito su un piano culturale e anche educativo verso le più giovani - dopo dirò perché è importante questo target delle donne più giovani - credo che invece questa provocazione o questa proposta possa essere positivamente dibattuta, soprattutto se ci aiuta a rimettere a fuoco quelle che sono le priorità della stessa legge 194.

Un’altra osservazione che vorrei fare è quella, forse anche questa mi fa distaccare da quelli che hanno parlato prima, rispetto al tema della colpevolizzazione della donna. Io credo che chi di noi è interessato alla sostanza, cioè alla lotta effettiva contro il ricorso all’aborto, non quindi tanto a una battaglia più di tipo formalistico che si accontenta di dire “io ho detto di no, ho scritto di no e vado a casa sereno”, ma a una battaglia che punta effettivamente a diminuire il numero di maternità che non terminano, di bambini che vengono eliminati etc. etc.. Credo insomma che chi ha a cuore questo obiettivo difficilmente possa porsi in una  condizione di attacco e colpevolizzazione della donna, sperando che da questo possa emergere una presa di  coscienza e una maggiore apertura alla maternità.

Io onestamente da uomo, da marito, da padre, da fratello, in tutte le mie relazioni umane con delle donne, non riesco a concepire come si possa pensare che le forzature che, sia politicamente che mediaticamente, alcuni stanno facendo possano essere di aiuto, quasi che la battaglia, tra virgolette, contro la libertà di scelta della donna possa essere un elemento a favore dell’accoglienza alla vita. Oggettivamente mi sembra molto  difficile che questa strada possa essere positiva, e lo dico con la serenità anche della mia appartenenza  religiosa: non trovo che possa essere una strada che ci conduce al risultato che pure ci deve stare a cuore,  cioè il fatto che obiettivamente ci siano meno ricorsi alle interruzioni di gravidanza.

Concludo riprendendo anche alcuni concetti a cui accennava la Consigliera Torchi che ha ricordato che la 194 non è un legge che depenalizza il ricorso all’IVG. Concludo su due dati di cronaca: noi vediamo sempre più spesso notizie o denunce di violenze sessuali tra ragazzi giovanissimi; l’altro dato che è che gli aborti,  pure in calo, sono invece in grossa crescita tra, l’abbiamo detto prima, le donne straniere e anche tra le giovanissime. Credo che per parlare correttamente e coerentemente, in modo non ipocrita, di lotta contro  l’aborto, non contro la possibilità di abortire ma contro il fatto che si abortisca, non si possa fare un discorso serio in questa direzione senza coinvolgere la prevenzione che vorrei declinare in due concetti: sia in educazione sessuale, che effettivamente è carente anche dal punto di vista della tecnicalità, ma anche all’educazione affettiva per una sessualità più consapevole.

Leporati prima ha parlato di donne e degli uomini di buona volontà: credo che su questo tema, cioè dell’educazione sessuale e affettiva e alla sessualità consapevole, al di là delle differenze politiche,  possiamo avere un largo cammino davanti, ed è un cammino che oltre che largo è anche urgente, perché i dati di cronaca che citavo prima sono sotto gli occhi di tutti, e siamo di fronte a una vera e propria emergenza da questo punto di vista, un’emergenza che crea semplicemente delle persone infelici - non è che stiamo parlando da posizioni morali e da visioni particolari - e che crea una generazione di adolescenti inconsapevoli che rischiano di diventare infelici perché praticano alcune esperienze senza avere forse neanche i riferimenti  culturali e i codici interpretativi per capire sé stessi, le proprie relazioni con gli altri e le proprie reazioni anche emotive a queste relazioni con gli altri.

Su questo vorrei vedere anche il mio partito, il PD, impegnato, ed è su questo che vorrei vedere impegnata anche un po’ tutta questa aula, queste forze politiche, perché credo che si tratti di tematiche che possono vederci molto più uniti di quanto invece magari altri tipi di dibattiti un po’ viziati, in parte da ideologie, in parte da attualità e cronaca politica, invece non riescano a vederci. Vi ringrazio.
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