Andrea De Pasquale

Gli interventi dal pubblico

(trascritti artigianalmente da una registrazione, peraltro incompleta)

Carlo Mazzocchi


Credo che abbiamo bisogno di occasioni come queste, anche più seminariali. Io difenderò sempre i gay e le lesbiche dall’omofobia, ma mi sento un po’ preoccupato quando vedo la sinistra radicale parlare di laicità. Io che mi sono formato a una cultura marxista e gramsciana, (e quindi Machiavelli, Leopardi, De Sanctis) non sono un laico.

Noi comunisti non siamo mai stati laici. I laici erano i liberali, che avevano una concezione della politica completamente staccata dalla vita. La vita era il privato, la politica era l’amministrazione dello stato. Il fascino del socialismo e del comunismo era la coincidenza tra la politica e la vita. Che non voleva dire sognare l’aldilà, perché nei comunisti italiani non c’è l’aldilà, non c’è la chiesa. Però se pensiamo a Machiavelli, che non è quello che separava il valore dal potere, anche lui come poi Leopardi ci dice l’uomo è brama di infinito e condizione mortale. E nella Ginestra Leopardi, parlando di questo dramma e di questa grande contraddizione di ogni uomo, ci propone una grande idea di politica per giocare questa contraddizione. Quindi l’idea di laicità e religione civile in questi pensatori non religiosi è completamente diverso dal laicismo che vediamo imbracciato in questo giorni da una certa sinistra.

Io credo che allora credenti e non credenti SU QUESTO hanno bisogno di cominciare a discutere, a di là di quello che dicono le gerarchie di entrambi, ma anche di accettarsi, perché un dibattito serio in cui appunto noi accettiamo la sfida dei cattolici, e lasciamo il laicismo – che poi si rifà alla dialettica dell’illuminismo, al primato della ragione calcolante, alla concezione borghese della vita – non ce la facciamo ad accettare questa sfida, non ce la facciamo a ispirare una politica degna di questo nome.

Alessandro Canelli


Io discendo da una famiglia di veneti comunisti e di emiliani democristiani… mi pare che ci siano due problemi che girano. Sono pienamente d’accordo con chi mi ha preceduto. Pur praticando un po’ le pagine del Riformista, sono rimasto scioccato dall’appello firmato anche da esimie personalità del mondo culturale italiano in cui si diceva che bisognava togliere dalla politica le ideologie etico-religiose. Pensandoci un attimo dicevo: non si regge allora lo stato sociale su questo. Perché l’imposizione fiscale si regge solo su basi etiche.

D’altra parte il dubbio che veniva fuori rispetto al politico cattolico davanti al diktat della gerarchia l’ho visto sotto un’ottica carina su un libro in cui Kennedy teneva un discorso ai pastori battisti degli stati del sud. Tra parentesi è l’ultimo presidente democratico non proveniente dagli stati del sud. In quel discorso vengono fuori due punti che mi hanno colpito. Lui sosteneva che se si fosse trovato in contrasto tra la sua coscienza e i doveri del suo ufficio, avrebbe rinunciato all’ufficio. Ma l’altro è che Kennedy diceva che il giorno in cui i 40 milioni di cattolici americani fossero esclusi dalla possibilità di concorrere alla carica di presidente, questo sarebbe stata una grande perdita per la democrazia americana. Dobbiamo stare attenti a non portare avanti una idea di laicità che taglia fuori dalle cariche pubbliche le personalità e le culture caratterizzate da forti radici ideali.

(fine registrazione)

Sono intervenuti anche:

Giancarla Codrignani
Antonio Ghibellini
Giorgio Festi
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