Andrea De Pasquale

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Mobilità metropolitana, vitalizi regionali, consumo di suolo: Bologna e dintorni, gennaio 2013

Bologna, 7 febbraio 2013

Cari amici,

eccomi alla nota mensile sulla politica bolognese. Trovate le note precedenti sul mio sito. Rammento che per non ricevere questi messaggi è sufficiente chiedermi la cancellazione da questa lista, mentre se avete amici interessati segnalatemi la loro e-mail.

Quattro gli argomenti di questo mese:

1. OTTIMIZZARE O DISPERDERE LE RISORSE. RESCONTO DEL CONVEGNO SULLA MOBILITA' METROPOLITANA 

2. POLITICA TRA SERVIZIO E PRIVILEGIO. LA RINUNCIA AI VITALIZI REGIONALI

3. CONSUMO DI SUOLO: TRA IL DIRE E IL FARE.

4. DALLE PRIMARIE ALLE POLITICHE: IL PD DI BERSANI, DOPO RENZI.

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1. OTTIMIZZARE O DISPERDERE LE RISORSE. RESCONTO DEL CONVEGNO SULLA MOBILITA' METROPOLITANA. 

L'incontro "Ottimizzare o disperdere risorse? La mobilità e il trasporto pubblico della città metropolitana" dello scorso 18 gennaio è stato interessante e partecipato (nonostante l'orario tardo pomeridiano, pensato per favorire i pendolari ferroviari che lavorano a Bologna ma risiedono nell'hinterland).

Sul sito http://www.bolognaragionevole.org/?page_id=1239 trovate le 4 relazioni principali (Pietro Maria Alemagna, Fioretta Gualdi, Marco Spinedi, Paolo Serra)

Un ringraziamento particolare a Sergio Caserta, che oltre ad aver condotto l'incontro ha dato un contributo fondamentale alla sua organizzazione (senza la sua spinta non so se saremmo riusciti).

Tra le tesi emerse, la mancanza di un disegno complessivo e coerente sulla mobilità; una progettazione approssimativa e parcellizzata per singole opere, spesso guidata dalla volontà di garantire commesse a specifici attori economici; la mancanza di una analisi costi-benefici e di un metodo di comparazione tra le diverse soluzioni possibili; la diffusa prassi amministrativa che limita l'autonomia dei tecnici (il famoso "guinzaglio corto"...), ai quali si chiede sempre meno una valutazione obiettiva, e sempre più l'esecuzione e la giustificazione di scelte imposte dalla politica.

I due temi di maggiore attualità toccati da vari interventi sono stati: l'utilizzo dei 236 milioni dei fondi ex metrò, occasione unica per imprimere un deciso miglioramento ai trasporti locali, e l'interramento del tratto urbano della linea Bologna-Portomaggiore, asse portante di quel Servizio Ferroviario Metropolitano sempre citato e celebrato a parole, salvo rimanere poi la Cenerentola quando si tratta di destinare le risorse.

Sull'uso dei 236 milioni (finanziamento straordinario e non ripetibile destinato a progetti di mobilità), sembra incongruo che solo 1/3 venga utilizzato per potenziare il famoso SFM, mentre i restanti 2/3 serviranno, di fatto, per opere di manutenzione urbana (rifacimento di asfalto) o al massimo per la sostituzione di autobus con filobus di pari portata (operazione a saldo zero sulla capacità del trasporto pubblico). Sull'interramento, la scelta di seppellire la ferrovia in una trincea a un solo binario (spendendo 42 milioni di denaro pubblico per eliminare 3 passaggi a livello, a beneficio esclusivo del traffico su gomma) appare ingiustificata, perché va a creare una strozzatura perenne per l'intero SFM, che non potrà così raggiungere la capacità programmata ed assolvere alle funzioni promesse.

Fortunatamente, nei giorni seguenti all'incontro, ho avuto messaggi confortanti sulla crescente consapevolezza da parte del Comune di Bologna, ove pare ci si renda conto del problema e si stia pensando alla possibilità di ricavare dai 236 milioni quei 6 o 7 sufficienti a scavare una trincea più larga, capace di contenere, anche solo in futuro, due binari, per consentire l'incrocio dei treni ed assicurare la possibilità di sviluppo del sistema.

Speriamo dunque che la saggezza prevalga sull'atteggiamento un po' pigro e burocratico di chi dice: "Il progetto di interramento è quello: o prendere o lasciare". Non può essere questa la mentalità che guida le nostre amministrazioni.

 

2. POLITICA TRA SERVIZIO E PRIVILEGIO. LA RINUNCIA AI VITALIZI REGIONALI

Il 15 gennaio scadeva il termine per la rinuncia al vitalizio da parte dei consiglieri regionali. Su 50, solo 17 (un terzo dell'assemblea) hanno optato per la rinuncia.

Per inquadrare la situazione, mi appoggio al riassunto fatto da Giuseppe Paruolo, che riporta anche il link ad un articolo con i nomi di chi ha fatto la rinuncia (informazione che purtroppo non sono riuscito a trovare sul sito della Regione):

Il vitalizio è una forma pensionistica integrativa particolarmente conveniente prevista per i parlamentari e in tutti o quasi i Consigli regionali. Nella nostra Regione era già stato abolito, ma a partire dalla prossima legislatura. Prima di Natale come Assemblea abbiamo approvato una legge che lo abolisce dall'inizio del 2013, dunque d'ora in poi nessun consigliere regionale che verrà eletto potrà beneficiarne. Ma la legge lascia la facoltà ad ogni singolo consigliere in carica di decidere se mantenere il diritto o rinunciarvi. Nonostante io sia fresco di elezione, ne avevo diritto anch'io. Ho deciso di rinunciare al vitalizio, e in questo breve post spiego perché. A rinunciare al vitalizio entro la prima scadenza utile (15 gennaio) siamo stati 17 su 50.

Credo che il gesto di rinunciare al vitalizio sia da apprezzare, perché è un passo nella direzione di ridurre la distanza tra amministratori e amministrati, e di restituire credibilità alla politica (dato che più forti sono i privilegi e i vantaggi personali goduti grazie ad una carica, meno credibile appare la motivazione e l'operato di chi quella carica occupa). Ai nostri 17 pionieri (spero infatti che gli altri seguano il loro esempio) va quindi il mio plauso.

 

3. CONSUMO DI SUOLO: TRA IL DIRE E IL FARE.

"Il primo studio sul consumo di suolo pubblicato da Legambiente insieme a Politecnico di Milano e Istituto Nazionale di Urbanistica, finalmente (e purtroppo) ci ha mostrato come in Emilia Romagna la media di urbanizzazione sia proceduta, dal 1976 al 2003, al ritmo di 8,2 ettari al giorno (82.000 metri quadrati al giorno)... rubando alla campagna un totale di 81.000 ettari (810 milioni di metri quadrati). In questi 27 anni la superficie urbanizzata è passata dal 4,5% al'8,5 %, quasi raddoppiando".

Sono dati che si leggono a pagina 23 del bel libro "Il valore del suolo", edito da Legambiente Emilia Romagna e presentato lo scorso 5 dicembre alla Coop Ambasciatori.

A parole, tutti sono per fermare il consumo di suolo (in particolare le amministrazioni progressiste saldamente alla guida delle nostre istituzioni locali). Nei fatti, spesso le cose vanno diversamente. Come nel caso del progetto di Nuovo Centro del Bologna Football Club, un complesso da 11 campi da calcio con spogliatoi, tribune, uffici, ristoranti, ecc. oggetto di un Protocollo di Intesa firmato il 15 maggio scorso (in tutta segretezza, senza dibattiti pubblici e senza discussioni in organi collegiali), poi depositato i primi di dicembre presso il Comune di Granarolo ed ora avviato a diventare Accordo di Programma. Cosa prevede questo progetto?

Prevede la trasformazione di 224.641 mq di un'area agricola nel Comune di Granarolo (su terreni di proprietà di un socio del Bologna FC, e confinanti con proprietà dello stesso presidente del Bologna FC, di mestiere costruttore). Si tratta di suolo vergine, in aperta campagna, sul quale viene consentito un indice di edificabilità molto alto, dello 0,16, che su quella estensione significa quasi 36.000 mq (35.928) di nuova superficie costruita. In aggiunta, il 20% della superficie totale verrà impermeabilizzato (su 225.000 fa 45.000 mq, pari a 9 campi da calcio "asfaltati").

L'interesse pubblico dell'intera operazione è debolissimo. Riguarda, secondo il Protocollo di Intesa, la concessione (per 50 anni) al comune di Granarolo di 3 campi e di uno spogliatoio con uffici, posti a 2.600 metri dal centro del paese, mentre l'attuale area sportiva (a 600 metri dal centro del paese e a 300 dal complesso scolastico) verrà "riqualificata" con la "riconversione delle superfici-volumi esistenti ad altri usi anche residenziali". In pratica, il Bologna Football Club, società privata, ci guadagna due volte (la prima perché vede trasformato un terreno di sua proprietà da agricolo a edificabile, la seconda perché può costruire case nell'attuale zona sportiva: non a caso si è parlato di questo intervento come di un "asset che può rendere appetibile il Bologna FC anche per acquirenti esteri"). Il Comune di Granarolo dal canto suo scambia il centro sportivo attuale, bisognoso di ristrutturazione ma raggiungibile a piedi dai cittadini di Granarolo, con un centro a 2 chilometri e 600 metri. Ma soprattutto, un intervento altamente impattante, di indubbia scala "metropolitana", viene trattato proceduralmente (e politicamente) come una vicenda di interesse intra-comunale (come si trattasse, che so, di un campo da bocce), in barba allo spirito e alla lettera del famoso PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale), sostanzialmente aggirato.

Queste ed altre considerazioni sono contenute nelle "Osservazioni" che insieme ad altri 5 amici abbiamo redatto e presentato sabato scorso a Granarolo, e che abbiamo trasformato in una pubblica sottoscrizione denominata:

"STOP AL CONSUMO DI SUOLO - INVITO ALLA COERENZA. Appello alle istituzioni sul Centro Sportivo del Bologna Football Club a Granarolo".

Lo trovate sul mio sito (nella versione originaria, con le sole firme dei proponenti), e per sottoscriverlo è sufficiente inviare la propria adesione (con nome e cognome) all'indirizzo mail stopalconsumodisuolo@gmail.com

Poiché - nonostante una circolazione finora assai ristretta - a questo appello stanno arrivando richieste di adesione molto significative, anche da parte di persone ed associazioni accreditate presso il Forum del Piano Strategico Metropolitano del Comune di Bologna (che si riunisce la mattina sabato prossimo 9 febbraio all'Arena del Sole), stiamo pensando di distribuirlo in quella occasione, con le firme raccolte in questi pochi giorni, come segnale politico e come occasione di riflessione collettiva su una scelta che appare in netta contraddizione rispetto a principi, valori e intenti dichiarati dalle stesse amministrazioni che la stanno portando avanti.

 

4. DALLE PRIMARIE ALLE POLITICHE: IL PD DI BERSANI, DOPO RENZI.

Le elezioni si avvicinano, e le primarie sembrano lontanissime. Eppure le liste dei candidati, e anche il DNA politico e culturale del PD che troveremo sotto il simbolo stampato sulla scheda sono esattamente il prodotto della doppia tornata primarista (quelle per il premier del 25 novembre e 2 dicembre, quelle per i parlamentari del 30 dicembre). Le due cose (primarie e politiche) sono inevitabilmente legate.

Mi sono riletto in questi giorni alcuni "post" di sostenitori di Bersani che avevo salvato apparsi su Facebook la settimana prima del ballottaggio con Renzi. Sembrano di secoli fa, e invece sono passati solo due mesi... Allora era in atto uno sforzo di "espulsione culturale", prima ancora che politica, verso il sindaco di Firenze. Che rispondeva evocando una alterità quasi antropologica tra "noi" e "loro". Oggi invece, soprattutto dopo l'evento di Firenze dell'1 febbraio (Renzi e Bersani insieme sul palco), si sprecano, nell'entourage di Bersani, gli apprezzamenti per Renzi, che ricambia della stessa moneta. Funzionerà?

Trovandoci a 2 settimane dalle elezioni, non me la sento di affrontare ora una analisi "chirurgica" di quanto è accaduto a Bologna (dalla raccolta di firme per le candidature al parlamento, ai fenomeni opposti della riduzione di aspiranti parlamentari in area Bersani e del proliferazione in area Renzi, con prevedibili risultati sulla composizione delle liste... fino ai risultati delle urne del 30 dicembre, e al paradosso dei "catapultati", ovvero candidati che si sono sottratti al confronto con le primarie ma che sono stati premiati con posti sicuri).

Data la vicinanza con l'appuntamento elettorale, mi troverei in difficoltà dovendo scegliere tra verità e opportunità: preferisco allora prendere esempio dall'amico Piergiorgio Licciardello (estensore di un ottimo e duro documento contro il "listino" dei paracadutati, presentato in Direzione PD qualche settimana fa), che ha accettato la richiesta del segretario Donini di rinviare la discussione a dopo le elezioni, in cambio della promessa dello stesso Donini a convocare una riunione specifica sul tema (che dunque sarà affrontato senza sconti).

Mi limito solo a registrare un paio di sensazioni. La prima è che molti e valenti dirigenti e militanti del Partito si siano accorti solo a gennaio del rischio che un partito fortemente "monoculturale" (come quello per cui si sono spesi nelle settimane precedenti) possa poi, alle elezioni, perdere voti riformisti (da cui il plateale tentativo di recupero di Renzi), ma che nonostante questa nuova consapevolezza (e l'impegno di Renzi stesso in questa direzione), un'ampia fascia di quanti si erano mobilitati dietro le proposte del sindaco di Firenze siano oggi naturalmente attirati dal tentativo di Monti e dai contenuti della sua Agenda (ho diversi riscontri in proposito). La seconda è che il Renzi attuale sia non solo più attento, ma forse anche più interessato a parlare al Partito piuttosto che al Paese (mentre prima si era distinto per la scelta opposta).

Ma di tutto questo parleremo meglio dopo il 24, avendo insieme maggiore libertà di giudizio e maggiori elementi di valutazione.

Per ora vi saluto, invitandovi a non disertare le urne, e ad esercitare, con il voto, un diritto conquistato a caro prezzo (anche della vita, in alcuni casi) dai nostri genitori e nonni. E magari, di esercitarlo pensando ad una prospettiva di governo, non solo di protesta (per quanto legittima e giustificata). Mi fermo qui, e ci sentiamo dopo le elezioni.

Andrea De Pasquale

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