Ottobre-dicembre 2004 (6 interventi)
Intervento del 22 dicembre (su concorso premio per i presepi)
DE PASQUALE – Grazie Presidente. Amici Consiglieri, sarò rapidissimo, per dire che mi trovo superato teologicamente dai miei Colleghi laici, perché io in realtà vi trovo molto più confessionali di me, quanti dite: no, perché è un simbolo della religione cattolica. Io penso che si possa guardare al presepe… Io, sapete, insomma, faccio fatica a dire che sono credente, perché è una di quelle cose che è meglio di se stessi non dire, essendo un po’ impegnativo dirlo. Però, insomma, ho una pratica religiosa, per cui potrei dire, quindi mi piace, perché ritrovo in questo ordine del giorno qualcosa in cui credo. Non è questo. Io voterò a favore, ma non perché questo dice una cosa che mi fa piacere, in quanto credente. Io dico che, se guardo il presepe, ci vedo la storia, dove Dio può non entrare per nulla, però è la storia di due sfollati costretti a partorire in una stalla, poi devono scappare all’estero perché perseguitati… E’ una roba molto attuale. Abbiamo questi ragazzi immigrati che ci arrivano in casa, che non trovano alloggio nei nostri alberghi. Io la vedo una citazione di estrema attualità. Quindi, prima di andare a pensare se facciamo un favore al vescovo o no, votando questo ordine del giorno, io sono portato a provare a guardare più socialmente al simbolo. Davanti al presepe e a Babbo Natale, che ci riempie di regali, i telefonini, la Coca-Cola, tra i due trovo più socialmente graffiante il presepe di questi cappelloni e di queste barbone bianche piene di regali. In sostanza io voterò a favore ma proporrei anche agli amici che praticano i valori di tutela dei deboli, anche di pensarci, perché non mi sembra che nel presepe svetti l’elemento confessionale ma più che altro questo dipinto – ahimè - molto attuale, che continua ad accadere negli anni, di persone in difficoltà che ci vivono accanto, rispetto alle quali noi ci chiudiamo nei nostri alberghi, lasciando poi che si arrangino con i pastori, cioè con i barboni di tutte le generazioni. Per cui io voterò a favore e inviterei laidamente, insomma, a guardare al simbolo per quello che è. Grazie.
Intervento del 18 novembre 2004 (sulle modifiche al progetto di Tram su Gomma).
DE PASQUALE – La ringrazio Presidente. Apro con lo scusarmi perché tra poco dovrò assentarmi; è per quello che ho chiesto la parola all’inizio. Per dire che era necessaria, in effetti, una modifica profonda rispetto al percorso di questo tram su gomma. Ed era necessario perché occorreva eliminare la sovrapposizione di questo tratto verso Borgo Panigale, con il nuovo progetto di tram metrò che l’attuale Giunta comunale sta portando avanti. Questo è l’oggetto principale su cui oggi noi siamo chiamati ad esprimerci. E riprendo quanto detto dall’Assessore per confermare che è ragionevole, è assolutamente ragionevole, non gettare 15 milioni di euro nel cestino; perché questo è il tema. Noi ci siamo trovati ad ereditare un progetto, come è già stato ricordato dall’Assessore, che era già stato oggetto di gara appalto e già di assegnazione, pertanto i vincoli nei quali le attuali amministrazioni si trovano ad operare sono assolutamente stretti da questo punto di vista: o si faceva la scelta, coraggiosa ma forse anche problematica, di gettare 15 milioni di euro oppure si doveva tentare di correggere il progetto fin dove era possibile correggerlo, con i vincoli che c’erano. Credo che questo sia stato fatto. Tuttavia, proprio affinché queste correzioni possano essere ancora più migliorate nel tempo, con un ruolo importante della Provincia, di vigilanza, di controllo e di proposte rispetto all’integrazione di questo progetto con il sistema della mobilità provinciale, credo che sia importante appunto mantenere gli occhi aperti su alcune criticità che devono continuare ad essere oggetto di monitoraggio, di attenzione e di progettazione dettagliata, quando si andrà poi, appunto, a una progettazione più esecutiva, più dettagliata, rispetto a quella su cui oggi ci dobbiamo esprimere. Questi due temi attengono soprattutto – queste correzioni - al tema stazione, che è già stato ricordato dall’Assessore, ed al tema sede protetta. Dico questo perché, da alcune mappe che sono circolate, l’attestamento di questa linea di tram metrò in centro a Bologna sarebbe in piazza XX Settembre. Ora, è vero che da piazza XX Settembre alla stazione non c’è un’eternità; però, se noi vogliamo essere coerenti con quanto abbiamo detto e scritto negli ultimi dieci anni, rispetto alla centralità che deve assumere la stazione di Bologna, per i movimenti sia locali, quindi sull’SFM, sia con l’Alta Velocità, a livello nazionale, credo che sarebbe un errore non insistere affinché l’attestamento centrale del Civis, in sostanza, non vada a coincidere con la stazione ferroviaria. Questo è il primo punto su cui, a mio giudizio, occorre essere molto attenti e valutare molto bene in sede di progettazione dettagliata. Il secondo punto è quello della sede protetta. Questo tram su gomma correrà in gran parte sulla via Emilia. Abbiamo appreso - e io condivido - i motivi che hanno portato a salvare questo tratto rispetto a quello verso Borgo Panigale, per una questione di portata, di portata di questo mezzo, che sarebbe risultata insufficiente verso Borgo Panigale, mentre concentrando gli investimenti su questo tratto, e quindi raffittendo i mezzi, appare in grado di addivenire a una piena sostituzione degli autobus; che è l’obiettivo principale di questo progetto su questo percorso. Cioè effettivamente ad avere un mezzo elettrico che assolve da solo alla domanda di trasporto di massa tra San Lazzaro e Bologna centro. Se questo è vero, però, dobbiamo porci con molta attenzione il tema – su cui giustamente ancora non ci sono dettagli – però della sede protetta. Perché è chiaro a tutti che, se un mezzo del genere si troverà infognato nel traffico, fermo in coda, insieme alle automobili, perderà tutto il suo appeal e la sua capacità di spostare dal mezzo privato su se stesso il traffico, gli spostamenti delle persone, appunto, da San Lazzaro verso il centro. E’ un tema difficile quello della sede protetta, molto difficile; perché chi conosce un pochino la via Emilia e la via Mazzini sa che ci sono molti punti in cui questo può significare la chiusura completa al traffico privato. Questa mia affermazione non significa che io ritengo che sia indispensabile in tutti i punti della via Emilia e della via Mazzini che la sede sia protetta; vi sono punti in cui necessariamente si dovrà andare in promiscuo. Ma laddove è possibile, laddove le condizioni fisiche della sezione stradale lo consentono, privilegiare assolutamente la sede protetta, proprio per dare competitività a questo mezzo. Direi che sono sufficienti, in questo momento, queste osservazioni. Poi credo che la Provincia sarà chiamata appunto a tenere gli occhi aperti e a vigilare sul prosieguo del progetto, proprio con l’obiettivo di integrarlo nella maniera più piena ed armonica con il sistema del servizio ferroviario metropolitano, che rimane la grande ossatura a cui crediamo e a cui vogliamo dare effettiva efficacia e attività durante questo mandato. Vi ringrazio.
Intervento del 9 novembre (sulla certificazione ambientale EMAS)
DE PASQUALE – Grazie Presidente. Faccio un intervento molto rapido, per manifestare naturalmente l’apprezzamento mio e del nostro Gruppo per questo passaggio, che non è solo burocratico, come ha sottolineato sia l’Assessore sia alcuni Consiglieri che sono intervenuti prima di me. Aggiungo che, rispetto, appunto, al tema della certificazione, che certamente noi tutti percepiamo, anche a livello aziendale, come un onere burocratico pesante e di cui a volte ci sfugge l’obiettivo finale, l’utilità concreta, che in realtà però il fatto di darsi degli obiettivi e di misurare i risultati rispetto a questi obiettivi, è il passo fondamentale per potere parlare di qualcosa di concreto, per potere finalmente trarre delle conclusioni, correggere la rotta, dare a se stessi dei giudizi e migliorarsi in corso d’opera. In questo senso, sono davvero convinto che, per la Provincia di Bologna, questo passaggio non sia un passaggio esclusivamente formale; ma, proprio anche come sta emergendo dal mondo aziendale, che sia pure con fatica pratica la strada della certificazione, il fatto appunto di misurare le cose, misurare i comportamenti, gli esiti, i risultati, diventa fondamentale, per un obiettivo di competitività per quanto riguarda le aziende ma anche di qualità per quanto riguarda gli Enti pubblici, in particolare l’Ente di cui siamo membri. Sono anche contento di potere dire che alcune delle osservazioni che sono emerse nella Commissione che è stata dedicata a questo tema sono state puntualmente integrate nel testo che ci apprestiamo ad approvare; quindi questo a testimonianza anche, insomma, dell’utilità del lavoro che andiamo facendo con le nostre Commissioni. Pertanto dichiaro la mia soddisfazione e auspico che tutto il Consiglio voglia apprezzare questo tipo di passaggio, che è veramente importante per le politiche ambientali e per la condotta della Provincia in termini ambientali. Grazie.
Intervento del 26 ottobre (riguardo al dibattito pro o contro Buttiglione...)
DE PASQUALE – Grazie Presidente, grazie Colleghi Consiglieri. Io farò due affermazioni che spero non siano per nessuno offensive. Però devo, così, con la confidenza che si può essere creata in qualche mese di lavoro insieme, confidarvi un disagio, per trovarmi alle dieci di sera a discutere di questo tipo di argomento. Io immagino seduti lì i nostri elettori, non solo i miei ma anche i vostri, anche i vostri, a cui in qualche modo noi abbiamo chiesto la fiducia, dai quali abbiamo ricevuto un mandato per essere qui, nella Provincia di Bologna, ad affrontare dei temi che io immagino legati al nostro territorio, alla nostra possibilità di agire, però siamo qui alle dieci di sera, facendo un Consiglio lungo, avendo pure mangiato qui, per dibattere di Buttiglione. Ora, se questo deve essere - come dire - l’orizzonte di cui ci dobbiamo occupare, mi vengono in mente decine, centinaia, migliaia di altre tematiche, che vanno dall’O.N.U. al sud Africa, alla Russia, dove effettivamente noi potremmo esprimerci, facendo intere giornate, in sessioni infinite, qui. Però, onestamente, io ripeto qui una frase che dissi, speravo di non doverla dire in Provincia ma, insomma, cinque anni fa, quando fui eletto in quartiere, dove peraltro i piedi per terra erano un pochino più solidi, insomma, si affrontavano tematiche più legate alle cose. A me è sempre piaciuto più giocare le partite che guardarle in televisione; vorrei che anche questo Consiglio si potesse occupare di cose di cui è protagonista e non semplicemente spettatore. Grazie.
Intervento del 12 ottobre (su occupazione, precariato, competitività delle imprese)
DE PASQUALE – Questa volta mi alzo per evitare il giusto richiamo del Presidente, che invito comunque sempre ad esercitare questa vigilanza. Io mi sono scritto due o tre appunti ascoltando gli Assessori, che appunto hanno stimolato in me queste riflessioni. Come premessa, voglio fare un apprezzamento per il ruolo svolto dalla Provincia, anche storicamente, con i CIO, che conobbi già quando era più giovane, e che effettivamente ritengo sul territorio abbiano permesso anche di avere risultati attuali. Cioè il fatto che con una continua offerta formativa si sia in qualche modo seguito l’evolvere del mercato del lavoro, sta anche a spiegare il risultato odierno di questo tasso di disoccupazione piuttosto basso. Tre sono le riflessioni, tre le cose che vorrei porre a questo Consiglio, magari anche per una riflessione sulla ipotesi, un domani, di farci qualche atto sopra. Intanto una nota sul nuovo precariato, che così almeno definisco queste forme un po’ estemporanee di impiego. Consideriamo che danneggia il lavoratore ma danneggia anche l’azienda, dall’altro lato. Danneggia il lavoratore, lo sappiamo tutti, e indebolisce il tessuto sociale perché di fatto poi ostacola anche il formarsi di nuove famiglie, impedisce di fare scelte personali di investimento, acquisti di casa eccetera. Però, attenzione, è molto negativo anche per le aziende. Perché l’azienda che vuole agire verso l’innovazione, verso la ricerca, che vuole investire sul proprio personale, è una azienda che punta, deve puntare alla stabilità del rapporto di lavoro. Io di questo ho esperienza diretta, essendo anch’io imprenditore, avendo anch’io un po’ di dipendenti. Quando tu, cioè, hai a che fare con persone valide e vuoi un piano industriale, un progetto di business che duri nel tempo, non puoi permetterti di agire solo sui costi dicendo: beh, tanto cerco di risparmiare sul personale, poi, dopo, se uno va via, lo sostituisco. Questo può essere vero quando uno fa il manovale di muratore, ma non può essere vero nei servizi oppure anche nell’industria di un certo livello. Quindi attenzione che l’investimento sul personale esige effettivamente una attenzione anche da parte dell’Ente pubblico, perché è la premessa necessaria alla competitività su settori abbastanza - diciamo - di competizione alta, non bassa. Il secondo punto a questo è strettamente legato, cioè il tema della innovazione e della ricerca. Su questo vorrei dire soltanto che mi sembra che possiamo contare su una circostanza abbastanza fortunata, nel senso che in diverse istituzioni del nostro territorio hanno ruoli di responsabilità persone che, almeno storicamente, si sono sempre dichiarate molto sensibili a questo tema; certamente penso all’Università, CNR, al di là degli Enti pubblici propriamente. Penso che questo sia un fatto, una circostanza da sfruttare, per fare, nel corso di questo mandato, decisi passi avanti nell’innalzamento della qualità, dell’innovazione e della ricerca del nostro tessuto economico. Infine una nota che non so quanta spendibilità abbia - diciamo - a livello formale, poi. Però ve la dico così: a mio giudizio, occorrerebbe anche porre il problema, porre il tema di una maggiore attenzione degli Enti pubblici e delle realtà controllate dal pubblico nella scelta dei fornitori. In particolare sul tema della territorialità; questo per una serie di motivi. Io ho per esempio molto chiaro un esempio di un Ente a controllo pubblico che anni fa, nelle sue scelte di fornitura, e parlo in questo caso di fornitura di servizi di pulizia, quindi non qualcosa effettivamente di particolarmente innovativo e difficile, fece scelte probabilmente orientate ai costi, in modo che questa realtà di fornitura fu scelta molto lontano, addirittura fuori dal confine italiano, con il risultato, però, che vi sono poi situazioni di sfruttamento di manodopera molto pesante, che sono esattamente le situazioni che - diciamo - gli Enti pubblici che stanno poi a monte della strategia aziendale generale di queste realtà, come noi, ci impegniamo a combattere, poi, di fatto, nella scelta di forniture di aziende in qualche modo riconducibili al pubblico si negano questi principi, andando effettivamente a dare questi appalti e queste opere in mano a realtà che si presentano molto bene però poi di fatto agiscono, per contenere i costi, sulla leva dello sfruttamento del lavoratore, in situazioni anche abbastanza spiacevoli proprio. Allora l’idea potrebbe essere quella di un’azione di sensibilizzazione, anche politica, rispetto a tutto ciò che - diciamo - è riconducibile al controllo pubblico, affinché sia capace, ovviamente nel rispetto delle leggi di mercato; ovviamente non sto proponendo un nuovo protezionismo ma semplicemente questa sensibilità alla territorialità e alla correttezza delle aziende rispetto ai lavoratori. Grazie.
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