Andrea De Pasquale

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Scandalo rimborsi, Costituzione come Conservazione, forza Renzi. Bologna e dintorni, ott-nov 2013

Bologna, 14 novembre 2013

Cari amici,

eccomi alla nota periodica sulla politica bolognese; 3 gli argomenti di questa edizione:

1. SCANDALO RIMBORSI IN REGIONE E COSTI DELLA POLITICA

2. IN NOME DELLA COSTITUZIONE O DELLA CONSERVAZIONE ?

3. PRIMARIE PD E SPINTA AL CAMBIAMENTO: IO SOSTENGO MATTEO RENZI.

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1. SCANDALO RIMBORSI IN REGIONE E COSTI DELLA POLITICA

Le notizie sull'utilizzo "allegro" dei fondi destinati ai Gruppi Consiliari in Regione (ristoranti e hotel di lusso, acquisti di beni vari, consulenze ad amici e compagni di partito...), hanno prodotto inizialmente reazioni opposte tra la base del PD e i suoi massimi dirigenti, che hanno poi in seguito corretto il tiro.

In premessa, va detto che l'indagine (che ha portato all'iscrizione al registro degli indagati dei capigruppo di tutte le forze politiche presenti in Regione) si riferisce a spese sostenute dalla metà del 2010 alla fine del 2011, ovvero al primo anno e mezzo di questa legislatura regionale: dal 2012 c'è stato un drastico giro di vite, che ha portato all'azzeramento dei rimborsi (passando forse da un estremo a quello opposto). Prima del giro di vite tuttavia pare che fosse una prassi chiedere rimborsi per cene da 250 Euro a coperto e hotel da 550 Euro a notte, arrivando in soli 18 mesi a quasi mezzo milione di euro di ristoranti. Se si aggiungono gli acquisiti (elettrodomestici, divani, vestiti...) e le immancabili consulenze, si arriva a diversi milioni di Euro, spesi in modo difficilmente riconducibile all'esercizio di una funzione rappresentativa e di servizio alla comunità.

Dicevamo della reazione del PD regionale e bolognese, dapprima difensiva e quasi stizzita, "in attesa che si chiariscano le accuse e le contestazioni della magistratura". Una linea fortemente voluta da Vasco Errani (finora "dominus" incontrastato del partito regionale e anche bolognese), ma presto risultata inaccettabile in primis nei Circoli PD, ma pure per qualsiasi elettore di qualunque partito, e per chiunque - anche apolitico - viva e fatichi nell'economia reale. Per questo l'1 novembre ho scritto questo appello su Facebook (facebook.com/andrea.depasquale):

Leggo sui giornali di oggi che Errani, Bonaccini e Donini, sul caso dei rimborsi in Regione, scelgono una linea sbagliata e pericolosa, quella di attendere la conferma giudiziaria delle accuse. Come a dire che se non c'è reato, tutto bene. Non è così. Io confido che alla fine non risultino reati, ma un partito che si vuole vicino ai lavoratori non aspetta la magistratura per dare un giudizio etico e politico su queste condotte... e dire che abbiamo un'idea diversa, più rispettosa e responsabile, dei costi della politica e dell'uso del denaro pubblico. La cautela non può diventare afasia. I cittadini ci guardano.

D'altronde il 29 ottobre, il giorno stesso in cui erano uscite le prime notizie (riguardanti il capogruppo Marco Monari, che pare avesse speso in 18 mesi 30.000 € in cene di lusso) avevo affidato sempre a FB questa riflessione: Lo so, sono un moralista (...) Da cittadino e imprenditore che lascia allo stato oltre il 50% del ricavato, non capisco come il partito di cui sono dirigente (PD), che si vorrebbe di sinistra, quindi vicino ai lavoratori, tolleri pratiche simili. Che magari non sono contro la legge, ma sicuramente contro il buonsenso e il consenso. Politicamente inaccettabili anche se penalmente irrilevanti. Quando capiremo che solo con il rispetto di tutto ciò che è pubblico - a partire dal denaro - torneremo ad essere credibili?

Alla fine fortunatamente il buonsenso ha prevalso, e nelle ultime dichiarazioni (intorno all'8-10 di novembre) i segretari provinciale Donini, e regionale Bonaccini si sono apertamente smarcati da Errani, riconoscendo che esiste un tema etico e politico che viene prima e indipendentemente da quello penale. Il che fa capire come le dimissioni di Monari dal ruolo di capogruppo (non da altro) siano soltanto un primo passo verso un necessario chiarimento politico sulle spese oggetto di indagine, chiarimento ora richiesto a gran voce un po' da tutte le componenti e le mozioni congressuali (mentre inizialmente lo stesso Cuperlo, di passaggio a Bologna proprio in quei giorni fece una dichiarazione totalmente sdraiata sulla linea Errani: siamo già i migliori, piena fiducia ai nostri dirigenti e aspettiamo la magistratura...)

Questa vicenda rischia di restare nella memoria della pubblica opinione per lo scontrino da 50 centesimi per la toilette, la tutina baby per la figlia dell'assessore e le notti di lusso ad Amalfi, cioè per l'aspetto colorito e stravagante delle spese. E invece quello che dovrebbe colpire, e interrogarci, è il fatto che si tratta di denaro pubblico, parte di quella spesa pubblica tanto pesante e inarrestabile da soffocare l'economia e il lavoro con un prelievo fiscale insostenibile ma al tempo stesso insufficiente a pagare le cose essenziali come scuola, sanità, ricerca scientifica. Il vero scandalo, a mio giudizio, va colto qui, ovvero nell'incapacità del nostro personale politico di fare "due più due", ovvero di collegare mentalmente le proprie scelte di comportamento quotidiano alla situazione generale: un po' come l'uomo che censura ad alta voce il degrado urbano e intanto getta in strada la sua lattina.

Per spiegarmi meglio racconto un episodio della mia esperienza in Provincia (2004-2009), che non ha nulla a che vedere con rimborsi pazzi e cene di lusso, ma dimostra come - dentro le Istituzioni - le scelte che aumentano la spesa pubblica siano facili, e sia difficile invece contrastarle.

Era l'autunno 2004, da pochi mesi sedevo nel Consiglio Provinciale, formato da 36 consiglieri che si riunivano ogni settimana in una seduta di Consiglio, più altre 6 sedute (di media) in altrettante Commissioni. Ciascuno di noi incassava un gettone da 92 Euro lordi a seduta (di Consiglio o di Commissione), più - per i soli dipendenti - il rimborso della giornata lavorativa (intera per il Consiglio, mezza per le Commissioni).

Sarà stato per l'inesperienza del principiante, ma mi colpiva la facilità con cui incassavo i 92,00 € (bastava una firma: nulla più) rispetto allo sforzo, ai rischi e al lavoro necessari per strappare un'analoga cifra (in termini di differenza tra costi e ricavi) nel lavoro di impresa. Ma soprattutto non capivo il rimborso della giornata lavorativa in aggiunta al gettone, per cui l'Istituzione si fa carico di pagare il costo di un patto tra terzi, che nulla ha a che fare con il mandato amministrativo: come scrivevo già allora, "L'impiegato con uno stipendio mensile lordo di 2.000 Euro, il quale, da eletto, trascorra il 50% del suo tempo in Comune (o in Provincia), viene a costare ogni mese, oltre ai gettoni, 1.000 Euro in più alla collettività. Il dirigente con un mensile da 10.000 Euro, a parità di impegno come consigliere, viene invece a gravare per 5.000 Euro in più. Ma i 2.000 o i 10.000 Euro sono frutto di una contrattazione privata tra lavoratore ed azienda, e non si capisce perché la collettività debba farsene carico."

(Potete trovare qui la versione integrale della mia riflessione).

Tornando all'autunno 2004, dopo qualche mese di questo ménage (1 Consiglio + 6 Commissioni a settimana) i capigruppo (tutti) proposero l'istituzione di una settima Commissione e l'allargamento dei membri di tutte le 6 Commissioni da 18 (la metà dei consiglieri) a 25 (quasi i tre quarti dell'intera assemblea). A me sembrava una follia, ma fummo solo in due (io e il collega Sergio Caserta, anche lui impegnato, nella vita professionale, a far quadrare i bilanci con sudore e sacrifici) a cercare di opporci: tutti quelli con cui cercavo di ragionare sull'aumento dei costi allargavano le braccia, come davanti a qualcosa di inevitabile (ma anche di comodo, in quanto permetteva a tutti di fare presenza a un paio di Commissioni in più ogni settimana, ovvero a incassare 8 gettoni aggiuntivi ogni mese).

Vediamo la traduzione economica di quella scelta. L'aggiunta di 7 membri a ogni Commissione (da 18 a 25), significa 644 € in più a seduta. Moltiplicate per 6 sedute, fanno 3.864 €. Aggiungendo la settima commissione neo-istituita, fanno altri 2.300 €. Il costo settimanale delle Commissioni in termini di soli gettoni passava così da 9.936 € a 16.100 €, con un aumento secco di 6.164 € (+ 62%). Che fanno 24.656 € in più al mese, e 271.216 € all'anno (considerando 11 mesi, agosto escluso).

Veniamo ora al rimborso della giornata lavorativa per i dipendenti, che erano la maggioranza assoluta (circa 30 su 36). Immaginando uno stipendio medio da 1.500,00 € al mese netti (pari a un costo aziendale di 3.000,00 al mese, circa 100,00 € al giorno), abbiamo questi numeri: 67 presenze aggiuntive in Commissione ogni settimana (7 membri aggiuntivi x 6 Commissioni, + i 25 della Settima), di cui consideriamo solo i dipendenti (l'80%, ovvero 54 membri), portano a 54 mezze giornate rimborsate (al costo di 100 € la giornata), quindi altri 2.700 € aggiuntivi, sempre a settimana. Che fanno 10.800 in più al mese e 118.000 all'anno (sempre agosto escluso).

Complessivamente dunque, con le scelte fatte nell'autunno 2004, l'aumento dei costi della politica della sola Provincia di Bologna è stato pari a 389.216 € all'anno. In 5 anni di mandato fanno quasi 2 milioni.  

Ho fatto questo esempio perché qui è evidente che non c'è nemmeno l'ombra di una illegalità: tutto legittimo, tutto inappuntabile sotto il profilo penale. Ma politicamente? E' stata una scelta migliorativa dell'efficienza o dell'efficacia delle funzioni del Consiglio Provinciale? Chi ne ha tratto guadagno, la collettività, il territorio, o altri?

Finché continueremo ad ammantare di fulgide ragioni democratiche ed alte motivazioni politiche quelle che sono banali scelte di spesa che chiunque, anche il più sprovveduto uomo della strada, riconosce essere mirate a foraggiare un esercito di amministratori dipendenti dalla politica, non avremo la credibilità per rispedire Grillo a far teatro.

 

2. IN NOME DELLA COSTITUZIONE O DELLA CONSERVAZIONE ?

Il 12 ottobre si è tenuta a Roma una manifestazione a difesa della Costituzione, a seguito dell'appello lanciato poche settimane prima da 5 Lorenza Carlassare, Don Luigi Ciotti, Maurizio Landini, Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky. Mi dispiace per gli amici che mi hanno mandato inviti e credono, con cuore sincero, in questa battaglia. La mia impressione è che il loro impegno sia fuori bersaglio, e non colga l'essenza del male civile che ci affligge come Paese.

Leggo ad esempio nell'appello di mobilitazione (sul sito "costituzioneviamaestra.it"):

1. Invitiamo i cittadini... a interrogarsi sui grandi problemi della nostra società e a riscoprire la politica e la sua bussola: la Costituzione. La dignità delle persone, la giustizia sociale e la solidarietà verso i deboli e gli emarginati, la legalità e l'abolizione dei privilegi, l'equità nella distribuzione dei pesi e dei sacrifici imposti dalla crisi economica, la speranza di libertà, lavoro e cultura per le giovani generazioni, la giustizia e la democrazia in Europa, la pace: questo sta nella Costituzione. (...)
Invece, si è fatta strada, non per caso e non innocentemente, l'idea che questa Costituzione sia superata; che essa impedisca l'ammodernamento del nostro Paese; che i diritti individuali e collettivi siano un freno allo sviluppo economico; ... che la partecipazione politica e il Parlamento siano ostacoli; che il governo debba essere solo efficienza della politica economica al servizio degli investitori (...)

Cari amici, non vi accorgete che i pochi tentativi di abolizione dei privilegi sono stati respinti proprio in nome della Costituzione? Non vi viene il dubbio che i diritti acquisiti e strenuamente difesi dalle classi "garantite" (funzionari pubblici, dirigenti super pagati, pensionati d'oro, che della crisi non si sono nemmeno accorti) c'entrino qualcosa con la sofferenza di chi invece lotta sul mercato per guadagnarsi da vivere, e perde il lavoro? Non vi sfiora l'idea che l'inefficienza del nostro ordinamento (due camere con funzioni duplicate, e un costo che nel 2012 è stato di circa un miliardo e 500 milioni), incapace di decidere alcunché se non in tempi biblici, sia una zavorra pericolosa per una democrazia che deve riformarsi?

Beh, se proprio non ve ne accorgete, vi farò io qualche esempio di come la Carta Fondamentale (che, tanto per capirci, è oggetto di una proposta di riforma non nella prima parte, quella attinente ai "Diritti e doveri dei cittadini", ma della seconda parte, attinente invece all'Ordinamento della Repubblica) viene usata come arma di conservazione.

A. In soccorso della carriera dei politici responsabili di dissesti finanziari.

Nel 2011 un decreto legislativo, frutto di un accordo tra La Loggia (Pdl) e Misiani (Pd) aveva introdotto lo scioglimento immediato del consiglio regionale e la rimozione del governatore e della giunta in caso di grave dissesto finanziario della sanità. In aggiunta, per 10 anni il politico in questione non avrebbe potuto più essere eletto in comuni, provincie, regioni, parlamento italiano ed europeo per 10 anni.

Il 16 luglio scorso la Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo questo decreto, dopo il ricorso di 9 regioni. Tra queste la regione Lazio, con quasi 5 miliardi di disavanzo (865 Euro per ogni cittadino), la Campania con 2 e mezzo (400 pro capite), la Puglia con un miliardo (270 Euro pro capite), ma anche l'Emilia Romagna, che invece ha un avanzo. Oltre ad aver salvato la carriera di politici responsabili di voragini finanziarie (che sono già oggi un costo pesante in termini di interessi, e saranno motivo di ulteriori tagli al welfare e di nuove tasse a carico di chi lavora), la Corte ha cancellato anche l'interdizione decennale da qualsiasi incarico in società partecipate da enti pubblici per i direttori generali, amministrativi e sanitari coinvolti nel dissesto, come anche per i dirigenti dell'assessorato e dei revisori dei conti, per i quali non ci sarà più nemmeno la segnalazione all'ordine professionale di appartenenza. Tutti salvi, tutti puliti, qualunque sia l'uso o l'abuso di denaro pubblico abbiano fatto. Perché cambiare sarebbe stato "incostituzionale", esattamente come lo è consentire alla Ragioneria Generale dello Stato di attivare controlli sull'aumento non giustificato delle spese in favore dei gruppi consiliari, introdotta dopo gli scandali del consigliere Fiorito, detto "er Batman", alla regione Lazio. Tutto deve rimanere come prima, in nome della Costituzione.

B. No al prelievo su pensioni e stipendi d'oro.

Dal 2011 era scattato, a carico delle pensioni più alte, un prelievo del 5% sulla parte eccedente i 90.000 € all'anno, che diventava del 10% sopra i 150.000 € all'anno. Questo significava che un pensionato da 100.000 € all'anno avrebbe "pagato" 500,00 €, e uno da 200.000 ne avrebbe pagati 8.000, restando il primo con "solo" 95.500 € di pensione, e il secondo con 192.000 (quando, ricordiamolo, uno stipendio medio di un lavoratore come un'insegnante, un infermiere, un impiegato viaggia intorno ai 36.000 € all'anno).

Bene, lo scorso 6 giugno la Corte, con sentenza n. 116, ha dichiarato illegittimo questo "contributo di solidarietà", non solo cancellandolo, imponendo alle casse dello Stato di restituire il maltolto di circa 2 anni mesi ai titolari di tali pensioni (magistrati, avvocati dello stato, ambasciatori, alti funzionari, generali e ammiragli, notai, manager pubblici e privati...), per svariati milioni di Euro. Questo perché i magistrati hanno ritenuto il prelievo discriminatorio in quanto "a carico di una sola categoria di cittadini", ovvero i soli pensionati, violando il principio di uguaglianza.

Una sentenza in linea con quella di 8 mesi prima, che aveva cancellato il contributo di solidarietà sugli stipendi pubblici più ricchi: nell'ottobre 2012 infatti la Consulta aveva bocciato, per motivi analoghi, un identico prelievo (5% per la parte eccedente i 90.000 €, 10% per quella eccedente i 150.000) sugli stipendi pubblici. E questo sempre in nome dell'uguaglianza, per cui il prelievo o vale per tutti (pubblici e privati), o per nessuno.Anche in questo caso lo Stato ha dovuto restituire agli interessati, che certamente non si possono annoverare tra i bisognosi, quanto trattenuto.

C. Condannati a tenerci le Province e pure il CNEL.

Ma ci sono molti altri settori dove i tentativi di riforma orientati a ridurre gli sprechi e contenere la spesa pubblica stanno incontrando una opposizione "Costituzionale". Pensiamo al tema delle Provincie, che non è possibile abolire né accorpare perché citate nella Costituzione. O al caso del CNEL, il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro, più volte richiamato al rispetto delle regole sui contratti pubblici, che invece rivendica (ed esercita) il diritto ad affidare incarichi e consulenze al di fuori di tali regole, in nome di cosa? Delle "funzioni istituzionali che la Costituzione gli riserva", naturalmente! Stiamo parlando di un ente ormai privo di utilità, ma decisamente "anticiclico", nel senso che dal 2008 al 2013 (mentre la crisi mordeva l'economia, costringendo le varie istituzioni della Repubblica a gesti, sia pur piccoli, di riduzione dei costi), è passato dal gravare sui contribuenti da 15 a 19,5 milioni: un 30% in più. Di questi, 4 milioni e mezzo sono stati distribuiti in 158 tra incarichi di consulenza e contratti di ricerca, al di fuori delle regole e delle procedure previste per i contratti pubblici, come dicevamo. Per non parlare degli oneri di missione, circa 4 milioni e 300 mila Euro tra viaggi all'estero e rimborsi spese ai consiglieri che abitano fuori Roma (la maggioranza sui 65 membri complessivi). Se leggete l'articolo di Sergio Rizzo sul Corriere del 31 ottobre, vi verranno i brividi.

Riassumendo, mi sembra davvero che siamo davanti ad un utilizzo della Costituzione a scopo di conservazione di privilegi e sprechi ingiustificabili. Sarà un caso che gli stessi giudici della Corte rientrassero nei parametri del "Contributo di solidarietà" sdegnosamente bocciato, e in generale appartengano a quella casta di grandi funzionari di Stato capaci di cumulare assegni, gettoni, rimborsi e infine pensioni fino a cifre 20 volte superiori ai valori medi italiani? Sarà un caso che 3 su 5 dei promotori dell'appello siano docenti universitari (e costituzionalisti!) in condizioni analoghe? Sono questi, cari amici, "i diritti individuali e collettivi" che dovremmo difendere?

 

3. PRIMARIE PD E SPINTA AL CAMBIAMENTO: IO SOSTENGO MATTEO RENZI.

Proprio in questi giorni si sta votando, nei circoli del Partito Democratico, per le "Convenzioni" (riservate ai soli iscritti) che dovranno ridurre da 4 a 3 i candidati alla carica di Segretario nazionale che si sfideranno nelle primarie dell'8 dicembre (aperte a tutti i cittadini, senza bisogno di tessera). Ma che serviranno anche (e soprattutto) a misurare la forza dei due candidati principali (Renzi e Cuperlo) "dentro" il partito.

Come già l'anno scorso, anche oggi sostengo Matteo Renzi, perché mi sembra che possa più di altri opporsi all'immobilismo che ci sta facendo affondare, e dare una spinta nella direzione del rinnovamento della politica e delle riforme di cui l'Italia ha bisogno.

Lo sostengo senza illusioni, anzi avendo chiari meglio di un anno fa alcuni suoi limiti: ad esempio la sua difficoltà a costituire un nucleo stabile di collaboratori autorevoli e competenti, con cui relazionarsi da pari a pari e a cui affidarsi per lo studio e l'approfondimento di vari temi complessi (in questo senso il forte ricambio di personalità apparse al suo fianco poi sparite non mi ha rassicurato). E anche la sua idea di fare insieme il segretario e il Sindaco, per quanto abbia dimostrato di avere energia da vendere, non mi convince.

Tuttavia, se guardo alle alternative, sia dentro al PD (Cuperlo e Civati), sia fuori (Berlusconi, Alfano, Grillo...), non ho dubbi. Non vedo nessuna persona che possa nemmeno lontanamente darci la speranza (e parlo di speranza, parola che contiene un rischio, una scommessa) di riuscire a cambiare davvero qualcosa. E la sua lucidità nel leggere i problemi dell'Italia, la chiarezza che dimostra nel chiamare per nome i meccanismi che ci strangolano come tessuto produttivo, come comunità civile e come Paese, rimangono al momento ineguagliate (in proposito, potete trovare il suo documento programmatico qui: http://www.matteorenzi.it/mozione/

Per questo sarò venerdì sera, sabato 16 e domenica 17 in 3 diversi circoli PD della provincia per cercare di convincere gli iscritti a non temere il cambiamento.

Per questo vi invito a mettervi in contatto con il Comitato Territoriale a voi più vicino: li potete trovare sul sito di Matteo Renzi, http://www.matteorenzi.it/comitati/mappa/ oppure anche sul sito www.bolognaxrenzi.it  

Per chi fosso orfano di comitati territoriali, oppure particolarmente interessato ai temi del lavoro e dell'economia, lo invito lunedì 18 novembre, alle ore 21.00, in Viale Felsina 52, presso il Circolo Fossolo (dotato di parcheggio interno e di bar aperto), per confrontarci su cosa ci giochiamo l'8 dicembre prossimo, e in generale sui principali temi politici e sul futuro del nostro paese. Lo faremo con gli amici molto diversi per storia, mestiere e frequentazioni, ma uniti dalla convinzione della centralità etica e politica del lavoro nella vita sociale e nella necessaria azione riformatrice di cui l'Italia ha bisogno, con cui un anno fa fondammo il primo Comitato Renzi della provincia di Bologna.

Nota pratica: Google Maps da un risultato impreciso su "Viale Felsina 52 Bologna": il luogo esatto si trova vicino all'incrocio tra viale Felsina e Viale Lenin. Arrivando dalla Tangenziale, uscita 11 bis, percorrere viale Lenin oltrepassando il sottopasso della ferrovia, e al semaforo girare a destra su viale Felsina. Dopo soli 20 metri girare ancora a destra (si costeggia la casa d'accoglienza Madre Teresa di Calcutta del Comune di Bologna) e percorrere 50 metri fino al Circolo Fossolo. Arrivando dal centro, percorrere in viale Felsina e tenendo la sinistra in direzione Tangenziale: 20 metri prima del semaforo all'incrocio con viale Lenin, girare a sinistra (si costeggia la casa d'accoglienza Madre Teresa di Calcutta del Comune di Bologna) e percorrere 50 metri fino al Circolo Fossolo.

Alla prossima, e buonanotte a tutti.

Andrea De Pasquale

www.andreadepasquale.it

Per contattarmi: scrivi@andreadepasquale.it - Per ricevere il mio rendiconto mensile: aggiornamenti@andreadepasquale.it
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