Bologna, 7 gennaio 2014.
Cari amici,
eccomi alla nota periodica sulla politica bolognese. Quattro gli argomenti di questa edizione:
1) PRIMARIE PD A BOLOGNA: LO SCOLLAMENTO TRA TESSERATI ED ELETTORI
2) INFRASTRUTTURE DI MOBILITA' E SFM: SIAMO ANCORA LI'...
3) MUSEI, CENTRI CULTURALI E CONSUMO DI SUOLO. PROGETTI O PRETESTI?
4) BOLOGNA: UN MOTORSHOW IN MENO, UN "FICO" IN PIU'.
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1) PRIMARIE PD A BOLOGNA: LO SCOLLAMENTO TRA TESSERATI ED ELETTORI
Renzi ha vinto le primarie con il 67,7 % a livello nazionale, contro il 18,1 di Cuperlo e il 14,2 di Civati (2.800.000 i votanti). In Emilia Romagna (405.000 votanti) i risultati sono stati rispettivamente: 71,0 % Renzi, 15,1 Cuperlo, 13,8 Civati: non era un risultato scontato, dato lo schieramento a favore di Cuperlo del presidente della Regione Vasco Errani (dichiarazione di giovedì 5 dicembre) e della responsabile nazionale dei pensionati CGIL Carla Cantone, con contestuale utilizzo della rivista dello SPI (Sindacato Pensionati Italiani) a favore di Cuperlo e contro Renzi.
A. Un voto geograficamente concentrato.
Oltre il 50% dei votanti nazionali è concentrato in sole 4 regioni: Emilia Romagna con 405 mila votanti, Toscana con 394 mila, Lombardia con 378 mila e Lazio con 252 mila. Sopra i 100.000 votanti anche Campania (192 mila), Veneto (177 mila), Piemonte (164 mila) Sicilia (129 mila), Puglia (123 mila). Sotto i 100.000 tutte le altre 11 regioni.
B. Dove va meglio Renzi e dove Cuperlo?
Renzi vince nelle regioni storicamente "rosse" (Toscana 78%, Marche 76%, Umbria 74%, Emilia 71%) e laddove la partecipazione è più alta. Cuperlo si afferma nelle regioni del sud con scarsa partecipazione (34% in Calabria su 89.000 votanti, 33% in Basilicata su 32.000 votanti, 30% in Molise su 12.000 votanti, 29% in Sicilia con 129.000 votanti). In sostanza, laddove lo scarto numerico tra iscritti ed elettori è minimo, Cuperlo va meglio. Laddove invece il numero di elettori che ha votato è largamente superiore a quello degli iscritti che si sono espressi a metà novembre, Renzi stravince.
C. Confronto tra voto degli iscritti e voto degli elettori.
Rispetto ai 297 mila iscritti che si erano espressi in novembre nei circoli, a livello nazionale l'8 dicembre ha votato un numero circa 10 volte maggiore. La proporzione cambia molto da regione a regione: se in Lombardia l'8 dicembre sono andati alle urne 18 elettori per ogni tesserato che aveva votato a metà novembre, (17 in Piemonte e Veneto, 15 in Emilia Romagna, 13 in Friuli, nelle Marche e in Toscana), in Basilicata e in Sicilia l'8 dicembre sono andati a votare soltanto in 4 elettori per ogni iscritto che aveva votato a novembre nei circoli (5 in Calabria, Puglia e Campania). Le regioni con il maggiore scarto tra le due consultazioni (voto degli iscritti - voto degli elettori) sono state: Valle d'Aosta, Basilicata e Molise (oltre il 30% di differenza), e subito dopo Umbria, Emilia Romagna e Toscana (con differenze tra il 25 e il 30%).
Come dice l'Istituto Cattaneo, "la differenza fra i due voti è un indicatore della rappresentatività degli iscritti rispetto alla cerchia più larga degli elettori-simpatizzanti". http://www.cattaneo.org/images/comunicati_stampa/Analisi%20Istituto%20Cattaneo%20-%20Primarie%20PD%20%20voto%20per%20Renzi-%209%20dicembre%202013-1.pdf
E a Bologna? Questi i dati provinciali.
Voti dei tesserati di metà novembre: 7.861, andati per il 53% a Cuperlo e per il 35% a Renzi. Voti degli elettori l'8 dicembre: 113.774 (97.966 Bologna senza Imola, + 15.778 Imola e circondario), ovvero circa 15 volte quelli degli iscritti, così distribuiti: Cuperlo 18,6 % (15,3 a Imola), Renzi 64,5 % (72,7 a Imola). In sostanza, sul nostro territorio tra i tesserati e gli elettori, Cuperlo arretra di 35 punti, e Renzi avanza di 30. Un rovesciamento secco e perentorio dei numeri.
A Bologna città (42.800 votanti), abbiamo l'8 dicembre un 20,7 % per Cuperlo e un 58,7 % per Renzi. In molti seggo si è avuta una autentica inversione: tra i tesserati i voti per Cuperlo erano stati 3 volte quelli per Renzi, tra gli elettori il contrario. Questo sta ad indicare uno scollamento tra militanti iscritti e base elettorale più forte qui che altrove. Una divergenza di cui il nuovo gruppo dirigente bolognese, sia pure a "trazione cuperliana" (vedi la composizione della nuova segreteria), non potrà trascurare se intende davvero lavorare per rafforzare il radicamento e la rappresentanza sociale del partito.
Un'ultima nota sul presunto "inquinamento" del voto dell'8 dicembre, il cui esito sarebbe stato causato secondo alcuni dalla partecipazione di elettori di destra. Invece, come emerge da diversi studi (tra cui quello condotto da Marco Valbruzzi: http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/politica/2013/11-dicembre-2013/identikit-alle-urne-elettore-renziano-media-eta-non-destra-2223779766662.shtml ), gli elettori esterni all'ambito del PD non sono più del 5%, una percentuale irrisoria rispetto alla divergenza sopra citata.
Personalmente posso confermare questa lettura, dall'osservatorio del seggio dove ho trascorso la domenica (come faccio ormai dalle primarie del 2005). Le facce degli elettori erano le stesse di un anno fa (vivendo in zona ci conosciamo piuttosto bene). Semplicemente molti che l'anno scorso avevano votato Bersani hanno pensato qusta volta di fare una scelta diversa. Con lo stesso affetto e la stessa fiducia nel partito, almeno qui a Bologna, hanno preferito puntare sul cambiamento piuttosto che sulla continuità. Renzi è dunque il segretario del PD, pienamente legittimato, non un avventuriero di passaggio (anche se alcuni storici dirigenti bolognesi sembrano non averlo capito).
2) INFRASTRUTTURE DI MOBILITA' E SFM: SIAMO ANCORA LI'...
Sul People Mover, a fine novembre il Tar del Lazio, dichiarandosi incompetente, rinvia al Tar dell'Emilia Romagna la decisione sul ricorso presentato da Marconi Express (CCC e Tper) contro la delibera dell'Autorità di Vigilanza sui contratti pubblici (vedi mia newsletter di ottobre: http://www.andreadepasquale.it/interno.php/I-nodi-al-pettine-del-People-Mover-e-ancora-consumo-di-suolo-il-PD-da-Bersani-a-Renzi-verso-un-congresso-fondativo-Bologna-e-dintorni-estate-2013/?ID_MENU=16315&ID_PAGE=17549
In sostanza, l'infrastruttura chiave per il collegamento tra Stazione e Aeroporto continua a navigare nelle nebbie dell'incertezza.
In cambio, diventa certa l'accusa della Corte dei Conti alla giunta Cofferati di aver sprecato denaro pubblico con la progettazione della metrotramvia in sovrapposizione al tratto virtualmente già servito dal Civis tra Piazza Maggiore e Borgo Panigale (notizia del 3 dicembre), con conseguenti costi di 1,2 milioni di Euro. Ma il problema non si ferma qui: il danno erariale individuato dalla magistratura contabile rispetto all'ormai famigerato Civis ammonterebbe a 90 milioni di euro. Una contestazione, questa, che da un lato conferma (anzi, aggrava) le critiche di chi (come il sottoscritto) aveva da sempre segnalato l'approssimazione con cui sono stati portati avanti i progetti di mobilità a Bologna (dal metrò al Civis fino al People Mover). Ma, da un altro lato, mi sembra creare un presupposto ingombrante per qualsiasi amministrazione che intenda affrancarsi da progetti infrastrutturali deliberati da quelle precedenti: se io, diventando sindaco, mi trovassi sul tavolo un progetto di mobilità che giudico sbagliato, e decidessi di cambiarlo, rischierei secondo questo orientamento l'accusa di danno erariale nel momento in cui propongo un progetto "in sovrapposizione" al precedente. Su questo punto mi piacerebbe raccogliere le vostre opinioni.
Sempre in dicembre torna a fare capolino il famoso progetto di interramento della linea ferroviaria Bologna - Portomaggiore nel tratto urbano tra le vie Paolo Fabbri e Larga, ad una sola via di corsa. Pare che la Regione sia intenzionata ad andare avanti a testa bassa, secondo l'ormai consumato adagio "sennò perdiamo i finanziamenti", ignorando l'appello (SFM 2012 ULTIMA CHIAMATA) che l'anno scorso raccolse 600 firme tra tecnici, amministratori e cittadini.
Riassumendo i termini della questione, scavare un tunnel/trincea a binario unico comporterebbe la definiva rinuncia al futuro raddoppio dei binari in quel tratto, dove invece c'è la forte probabilità di dover gestire incroci già nel regime di assetto base (cadenzamento alla mezz'ora) e ancora di più in quello di assetto avanzato (cadenzamento al quarto d'ora). In sostanza, significa pianificare scientificamente una strozzatura destinata a condizionare negativamente tutto il servizio SFM futuro.
La recente esperienza della linea Bologna-Porretta, dove l'eliminazione del doppio binario a Vergato si è tradotta in un aumento di ritardi e disagi per gli utenti, conferma queste preoccupazioni. Scrive infatti l'assessore ing. Romano Franchi lo scorso 22 novembre: "...Come previsto, è stato soppresso il primo binario, per cui attualmente a Vergato la linea è costituita da un solo binario. Ciò determina il verificarsi di ulteriori disagi per l'impossibilità di incrocio, per cui, molto spesso, treni già in ritardo accumulano altri 10 o 20 minuti dovendo incrociare a Pioppe o Riola, con un peggioramento del servizio nel suo complesso".
Non ci vuole Einstein per capire che le possibilità di incrocio ferroviario sono un fondamentale polmone di flessibilità per l'esercizio, senza il quale imprevisti e ritardi sono destinati a sommarsi. Appare quindi poco avveduto spendere oltre 40 milioni di Euro allo scopo di eliminare 4 passaggi a livello (unico beneficio), andando contemporaneamente a creare un collo di bottiglia permanente capace di compromettere la funzionalità di una linea ferroviaria importante come la Vignola-Bologna-Portomaggiore.
In proposito ho trovato incoraggiante la menzione fatta dal segretario Raffaele Donini nella relazione del 16 dicembre, alla prima riunione della nuova Direzione Provinciale, laddove ha detto: In termini di trasporti pubblici è essenziale che le risorse economiche disponibili vengano destinate prioritariamente ad infrastrutture strategiche come il Servizio Ferroviario Metropolitano... infrastrutture, come è il caso dell'interramento del tratto urbano della linea SFM Bologna Portomaggiore, che non possono realizzarsi in modo già oggi insufficiente rispetto alle prospettive di sviluppo del servizio.
Confido che il PD bolognese alzi finalmente la testa su questi temi, interrompendo la deleteria tradizione per cui in Regione si decide su Bologna senza considerare i legittimi interessi del nostro territorio.
3) MUSEI, CENTRI CULTURALI E CONSUMO DI SUOLO. PROGETTI O PRETESTI?
A fine novembre il Forum per un Territorio Sostenibile (organo di consultazione del PD di Bologna), dopo quasi un anno di incontri e discussioni, ha approvato un documento sul Consumo di suolo intitolato "Per la gestione sostenibile del territorio e del paesaggio". In attesa che venga pubblicato sul sito del PD, lo trovate sul mio sito a questo indirizzo:
http://www.andreadepasquale.it/interno.php/Mobilita-e-consumo-di-suolo/?ID_MENU=17087
Si tratta di un documento importante e non generico, che fa un'analisi onesta del recente passato e propone per il futuro indirizzi chiari e azioni concrete. Mi fa piacere che ancora Donini, al discorso di insediamento del 16 dicembre, lo abbia di fatto citato laddove ha affermato: "... Abbiamo bisogno di una nuova consapevolezza politica che ci aiuti a fermare il consumo del suolo. Bisogna avere il coraggio di riconoscere che le pressioni per uno scambio al ribasso tra concessioni pubbliche per l'edificabilità di nuovi terreni e gli oneri di urbanizzazione sono state molto forti in passato. Appare evidente come il modello di urbanizzazione fondato sulla continua espansione edilizia non sia più sostenibile..."
Nel frattempo, dai giornali locali abbiamo appreso di un nuovo importante progetto di riutilizzo di un comparto lungo la via Emilia Ponente: "Dagli ascensori alla scienza Golinelli si prende la Sabiem. Una nuova casa per la Fondazione golinelli: un centro per la cultura e la conoscenza, dove insegnare ai giovani creatività e saperi" (Repubblica Bologna del 7 novembre).
La notizia prosegue spiegandoci che "L'inaugurazione è prevista a inizio 2015, in uno degli stabili dell'ex Sabiem... A giorni è atteso l'ok del consiglio comunale, poi la fondazione potrà acquisire l'edificio per una spesa attorno agli 8 milioni. (...) Il nuovo centro sorgerà in uno degli edifici industriali in via Paolo Nanni Costa, l'intenzione è inaugurarlo entro il 2015, «in tempo per l'Expo», spiega Marino Golinelli. Qui confluirà in maniera integrata parte delle attività formatìve, educative e culturali della Fondazione. Uno spazi o di grandi dimensioni, circa 4500 metri quadrati al coperto e altrettanti all'aria aperta, che vuole porsi come «attrazione a livello nazionale, e sarà rivolto in particolare alle scuole e ai giovani», continua Golinelli. Obiettivo del Centro è quello di diffondere la cultura scientifica, tecnologica e umanistica ai giovani. «Ma vogliamo anche illustrare la cultura dell'intraprendere presso i bambini (a partire dai 3 anni) e ai ragazzi, per stimolare la loro curiosità ed accenderne la passione, al fine di aiutarli a sviluppare forme innovative di creatività e impresa». L'intervento è ripreso anche dall'editoriale di Aldo Balzanelli la successiva domenica 10 novembre.
Caso vuole che le parole, gli obiettivi e addirittura le dimensioni di questo progetto coincidano con quello che giustifica il famoso "Art and Science Center" tra Casalecchio e Sasso Marconi, un intervento edilizio di oltre 30.000 mq (in maggior parte su suolo agricolo) che avrebbe, come unico elemento di pubblico interesse, la realizzazione appunto di un Museo e di un Centro culturale e scientifico "fotocopia" di quello che dovrebbe sorgere a Bologna nell'area ex Sabiem.
Il dubbio diventa legittimo (anzi, doveroso): la Fondazione Golinelli ha deciso di raddoppiare l'Art and Science Center di Casalecchio, facendone uno anche a Bologna? Oppure ha deciso di spostare a Bologna quello che non farà più a Casalecchio? La domanda non è né oziosa né polemica, e merita credo una risposta chiara. Anche alla luce del dichiarato "coordinamento metropolitano del sistema dei musei", che nella vicenda non mi pare aver dato segni di esistenza in vita.
4) BOLOGNA: UN MOTORSHOW IN MENO, UN "FICO" IN PIU'
A dicembre è mancato a Bologna il Motorshow (manifestazione in realtà già svuotata, nelle ultime edizioni, rispetto agli anni di gloria), ormai oggetto di contenzioso tra BolognaFiere e GL Events. In cambio, è stato presentato ufficialmente il progetto di "Fabbrica Italiana Contadina" (FICO), mostra mercato permanente della filiera agroalimentare italiana, da insediarsi al CAAB. I due fatti meritano qualche osservazione.
La perdita del Motorshow non stupisce più di tanto, data la contrazione del mercato automobilistico e la mutazione progressiva che il Salone di Bologna aveva già evidenziato (da appuntamento professionale a kermesse di donne, motori e piadine per ragazzi). Quello che mi ha colpito sono state le reazioni, soprattutto di BolognaFiere, che sembra non voler vedere i veri problemi alla base della decadenza fieristica bolognese. Problemi che riassumo in 4 punti.
Il primo punto riguarda le carenze del "servizio fieristico" offerto da Bologna, sia come città (accoglienza alberghiera limitata e costosissima, mobilità congestionata, ecc...) sia come azienda fieristica (dalla ristorazione ai servizi "obbligatori" di BF Servizi, spesso vissuti come un'estorsione da parte degli utenti, fino alla scarsa motivazione del personale), fattori che portano ad una percezione negativa del rapporto qualità (bassa) - prezzo (alto).
Il secondo punto, che in parte spiega il primo, riguarda una struttura societaria ingessata, dove i principali fornitori di Bolognafiere (Camst, Manutencoop, ecc.) sono pure soci, col risultato che i funzionari che avessero l'obiettivo di curare il prodotto fieristico (e non di incassare uno stipendio e tirare a campare) verrebbero presto zittiti, trovandosi contro i loro "padroni", che siedono in CdA e puntano ovviamente a blindare i loro contratti di fornitura, nel quadro di un accordo politico sostanzialmente conservativo.
Il terzo punto riguarda l'immobiliare come "stella polare" delle politiche fieristiche. Nonostante sia difficile trovare in calendario manifestazioni in grado di riempire il quartiere fieristico (oltre a Cersaie ed Eima, divenuta biennale, entrambe fiere organizzate da società esterne, non me ne vengono in mente altre in grado di fare il pieno), il presidente Duccio Campagnoli oggi, come i suoi predecessori ieri, chiedono nuove edificazioni e nuovi padiglioni. In realtà i problemi della Fiera di Bologna non sono affatto dovuti ad un mancato sviluppo immobiliare: anzi, gli ultimi padiglioni costruiti (19 e 20, e poi 14-15 e 16-18) vengono riempiti con difficoltà (sono multipiano, cosa che non piace mai agli espositori) e soprattutto sono stati costruiti in cemento armato, cosa piuttosto originale per contenitori che ogni 25-30 anni dovrebbero poter essere demoliti e sostituiti con altri aggiornati ad esigenze tecnologiche ed espositive in costante evoluzione. L'impressione è che anche qui si siano fatte scelte orientate a far lavorare imprese di costruzione, trascurando la flessibilità e l'adeguatezza dei servizi fieristici . E mentre i padiglioni storici, detti anche "Benevolo" dal nome del progettista degli anni '60, non vengono ristrutturati benché siano oggi incompatibili con le dimensioni e i requisiti richiesti dalle moderne esposizioni, si vorrebbe ancora costruire sui terreni a nord della ferrovia.
Il quarto ed ultimo punto riguarda una certa "arroganza politica", emersa anche nel confronto tra BolognaFiere e GL Events. In un contesto dove il mercato dell'auto è sotto terra, e i visitatori dell'ultima edizione erano meno della metà dell'anno precedente, davanti alla notizia (prevedibile) di forti difficoltà a convincere gli espositori a presenziare ad un evento ormai svuotato, il presidente Campagnoli prima la mette sul piano legale ("chiederemo i danni!"), poi si candida a sostituire gli organizzatori, dichiarando in sostanza "se non siete capaci, tratto io con i costruttori". Che è come dire: fare l'imprenditore fieristico è una banalità, basta volerlo e si ottiene tutto, ora vi faccio vedere io come si fa. Un atteggiamento che rivela una concezione dirigistica e autoritaria dell'economia, dove se la "politica" alza la voce, il mercato e i suoi operatori (espositori, visitatori, organizzatori) dovrebbero adeguarsi.
Ma il mondo non funziona così. Un'azienda che organizza fiere a livello internazionale non la convinci minacciando una penale (già messa in conto come un rischio di impresa, e comunque preferibile ad un flop fieristico, anche come costo finanziario). E non è dicendo (come ha fatto Campagnoli) a Fiera Milano "così ci danneggi, tu che sei pure ente pubblico come noi" che si risolve nulla: è come se Pioli dicesse a Conte "così ci sconfiggi, tu che sei come me allenatore". La comune natura giuridica (di ente controllato dalle istituzioni locali) non cambia il fatto che si tratta di Fiere (e di territori) in fisiologica competizione: colpisce che ai massimi dirigenti di BolognaFiere sfugga questa semplice logica di mercato, di impresa, di concorrenza. Con la conseguenza che tutto si fa (e di tutto si parla) fuorché applicarsi all'unica cosa utile, ovvero migliorare il "prodotto fiera" di Bologna.
Concludo su Fico, che anche a me pare un'ottima opportunità, con due soli rischi da evitare.
Il primo è che non sia anche questo un progetto "a guida immobiliare", dove cioè l'esigenza di riutilizzo del contenitore CAAB prevalga sul resto; ma la partecipazione attiva di Oscar Farinetti, imprenditore vero, mi sembra già un ottimo antidoto.
Il secondo è scongiurare che il progetto parta senza un collegamento forte con il centro di Bologna (quindi treno o tram, non certamente autobus), affinché la città possa beneficiare dell'effetto traino, e Fico non resti un isola periferica, frequentata da utenti di passaggio che "saltano" Bologna.
Nel salutarvi, segnalo una mia intervista su E' TV di metà novembre a proposito della vicenda rimborsi ai consiglieri regionali e primarie PD (rivedendola, mi accorgo che su Prodi ero stato un buon indovino...) http://www.youtube.com/watch?v=bf7ngTyBOuA
Buon 2014 a tutti voi, alle vostre famiglie, ai vostri progetti.
Andrea De Pasquale
www.andreadepasquale.it