settembre 2008
Seduta del 30 settembre
Consiglio dedicato in prevalenza alla “ricognizione sullo stato dei programmi per l'esercizio finanziario e sulla variazione al bilancio di previsione 2008, al bilancio pluriennale 2008-2010, al programma triennale delle opere pubbliche 2008-2010 e all'elenco annuale dei lavori del 2008". La variazione è quella approvata nella commissione consiliare del 22 settembre scorso.
La seduta è anticipata e accompagnata da una manifestazione dei 63 precari destinati ad essere tagliati (non rinnovando il contratto o non procedendo ad assunzione nonostante il concorso vinto), che portano cartelli al collo con frasi del tipo "scade il 31/10/2008" o "da consumarsi entro 15 ottobre 2008". Incredibilmente, a prenderne le difese nel dibattito sono proprio da quei partiti (Forza Italia e Alleanza Nazionale) che a livello nazionale, con le scelte del Governo, hanno reso impossibile o molto difficile la loro assunzione!
Nel dibattito sulla variazione al bilancio emergono le intenzioni dei due consiglieri di Rifondazione Comunista, che si fanno ancora più esplicite nella dichiarazione di voto e nella stessa espressione di voto: astensione. Il provvedimento viene ugualmente approvato da tutte le altre forze di maggioranza (PD, Italia dei Valori, PDCI, Verdi, SD).
Davanti al mancato sostegno dei due consiglieri del PRC ad un provvedimento di bilancio (si sono astenuti), alla presidente Beatrice Draghetti non resta che prendere atto, con grande amarezza, del loro sfilarsi dalla responsabilità di governo. Nello stesso momento l'assessora all'Edilizia e al Patrimonio, Giuseppina Tedde, di Rifondazione, consegna alla presidente una lettera di dimissioni. Il Consiglio termina a tarda ora (sono quasi le 21.00), in un clima teso e amaro, almeno sui banchi della maggioranza.
L'annunciato strappo con Rifondazione arriva dunque anche in Provincia, con grande soddisfazione di un centrodestra che non poteva sperare di meglio (appena una settimana dopo il dibattito sullo stato della maggioranza, e nel giorno stesso della protesta dei precari), e forse anche di qualche alto esponente del PD bolognese, che non vedeva di buon occhio la "differenza possibile" che la presidente Draghetti andava praticando rispetto al Comune di Bologna. Personalmente giudico quasi inevitabile la rottura, alla luce dei crescenti segnali di nervosismo dati dal capogruppo di Rifondazione in Provincia, Sergio Spina, interprete di un comunismo di lotta e di piazza piuttosto che di governo e di lavoro (a differenza del collega Grandi, che mi dispiace non avere più accanto in maggioranza, per il buonsenso e la concretezza che esprimeva). Ma non condivido affatto il senso di liberazione di alcuni miei compagni di partito, illusi di costruire l'identità politica e riformista del PD a base di rotture, ripudii e autosufficienze. Fin dalle elementari mi è stato insegnato che la politica funziona in modo diverso, premiando cioè chi riesce a includere e cucire piuttosto che il contrario. In questo strappo Rifondazione ci ha messo parecchio del suo, e in questo ci alleggerisce di molto la coscienza. Ma ai miei dirigenti consiglio di sorridere poco e di non contare su alcun rimbalzo positivo, nemmeno sulle vicende comunali. Il PD da solo arriva ben lontano dal 50%, quindi per vincere occorre convincere altri a percorrere una strada comune, senza spocchia e senza alterigia.
Seduta del 23 settembre
Consiglio anticipato alle ore 14 per far spazio alla discussione sullo "stato della maggioranza" richiesto, a norma di regolamento, da 9 consiglieri di minoranza. Argomento sempre delicato per qualsiasi compagine di governo, ma particolarmente critico oggi, a valle dei fatti di ieri (mancata partecipazione dei due consiglieri di Rifondazione Comunista alla commissione nella quale veniva votata una modifica al bilancio), e di stamattina (riunione urgente di maggioranza, abbandonata a un certo punto dai consiglieri di Rifondazione).
Il dibattito è aperto da una dichiarazione della presidente Draghetti che rivendica i risultati positivi di 4 anni di amministrazione, da conto delle dichiarazioni di Rifondazione (che si riserva di decidere se votare o no la modifica di bilancio in aula il prossimo martedì 30 settembre), e chiarisce che il mancato sostegno a un provvedimento di bilancio avrebbe l'evidente significato di sottrarsi alle responsabilità di governo.
Finotti (FI) spara a zero sulla presidente, attribuendole la palma di peggiore amministrazione della provincia negli ultimi decenni, e chiede di prendere atto della morte della sua maggioranza. Guidotti (AN) ribadisce il concetto, sia pure con alcuni passaggi capaci anche di ironia, chiedendo le dimissioni della presidente. Sabbioni (FI) è il primo che imputa qualche colpa anche a Rifondazione, pur senza discolpare la giunta e la presidente. Ancora più acceso e livoroso l'intervento di Leporati (FI), che attacca personalmente la presidente Draghetti dichiando vergognoso il suo attaccamento alla poltrona.
Più costruttivo l'intervento di Grandi (Rifondazione), che evita di allargare la crepa e rivendica un contributo positivo del suo partito all'azione di governo. Zaniboni (PD) continua in una linea di ricucitura, riconoscendo la fatica ma anche i risultati dell'azione di governo, e schierandosi a fianco della presidente nel ribadire che le crisi di maggioranza si consumano con degli atti precisi (come l'eventuale non voto sul bilancio), e che il PD intende portare a termine il mandato con tutte le forze politiche che hanno condiviso il programma. Vania Zanotti (SD) dice che a suo giudizio è stato un errore la dichiarazione congiunta Draghetti - De Maria (nella quale si parla di maggioranze omogenee tra Comune e Provincia nel 2009, formate su base programmatica, ma anche della volontà di concludere il mandato con l'intera maggioranza). Più accesi gli interventi di Giovanni Venturi (PDCI), che alza il tono contro il centrodestra ("che sa fare solo il teatrino della bassa politica") e di Sergio Spina (che in sostanza dà la colpa al PD delle difficoltà della maggioranza, citando anche lui la dichiarazione congiunta). Vigarani (Verdi) si associa a Zanotti nel giudicare "improvvida" la dichiarazione stessa, e auspica che l'omogeneità delle alleanze possa venire letta come un adeguamento del Comune all'esperienza "allargata" della Provincia, mentre Lenzi (IDV) ricorda che non sono le dichiarazioni, ma gli atti a stabilire chi è in maggioranza e chi è fuori, e invita a tenere distinto il momento istituzionale da quello della politica dei partiti.
Viene presentato dalle minoranze un ordine del giorno che invita la presidente Draghetti a dimettersi, che - dopo la rituale sequenza di dichiarazioni - viene respinto con 7 voti a favore e 21 contrari. Alle 17.02, dopo 3 ore di discussione (utile?), si torna alle questioni amministrative ordinarie.
Tra queste segnalo l'approvazione di 3 ordini del giorno: uno che invita il Parlamento ad approvare una legge che consenta ai lavoratori stranieri regolarmente residenti in Italia di esercitare il diritto di voto nelle elezioni amministrative (18 favorevoli, 3 contrari); uno che stigmatizza il taglio dei fondi per lo sviluppo dei paesi poveri nel disegno di legge finanziaria 2009 (17 a favore, 3 contrari); uno di critica alle misure previste nel disegno di legge dei ministri Carfagna e Maroni sullo sfruttamento sessuale (18 a favore, 3 contrari).
Seduta del 16 settembre
In apertura commemorazione da parte della presidente Beatrice Draghetti del professore Achille Ardigò, nota figura di sociologo cattolico impegnato nel centrosinistra, defunto a Bologna nei giorni scorsi. Tra le dichiarazioni di inizio seduta, quella della collega Rubini (AN) attacca a testa bassa gli insegnanti che ieri, all'apertura dell'anno scolastico, hanno manifestato per protestare contro le riforme portate avanti dal ministro Gelmini. Segue una mia dichiarazione, critica verso lo sciopero del trasporto pubblico che nella giornata di ieri, lunedì 15 settembre, giorno di apertura delle scuole, ha paralizzato la città con 8 ore (dalle 8.30 alle 16.30) di astensione dal lavoro. Dopo una lunga sequenza di interrogazioni e interpellanze, arriviamo agli ordini del giorno: sono 5, presentati direttamente in aula e quindi sottoposti ad una votazione previa sull'urgenza (che ottengono). Uno di questi, proposto dalla collega Torchi (PD) in concomitanza con il dibattito suscitato dalle "linee guida" proposte dalla regione sull'attuazione della legge 194, nelle quali si apre al contributo del volontariato nei consultori. Il testo, che chiede la “piena attuazione alle leggi 194 e 405 affinché i consultori siano un reale punto di riferimento per la salute delle ragazze e delle donne, per sostenere la loro libertà di scelta in materia di procreazione responsabile”, e anche che “consultori e servizi sociali possano avvalersi della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, in grado di aiutare le maternità difficili, anche dopo la nascita”, viene approvato con 12 voti favorevoli (PD) 3 astenuti (Sd, PdCi), e 7 contrari (FI-PdL, An-PdL, GdL). Sullo stesso tema viene invece respinto (con 4 voti a favore, 12 astenuti e 6 contrari) un testo proposto da Sinistra Democratica, Rifondazione e Verdi che parlava di "legge 194 sotto attacco" e affermava che "le donne che fanno richiesta di interruzione di gravidanza lo fanno consapevolmente e responsabilmente, riconoscendosi nel principio della libertà di scelta e di autodeterminazione che la legge garantisce". Viene poi approvato (con 17 voti a favore e 2 contrari) un ordine del giorno, proposto da Sergio Caserta (SD), che esprime la più ferma condanna e invita le forze politiche e sociali a tenere alta l'attenzione contro atteggiamenti intolleranti e xenofobi, a valle dell'uccisione a sprangate del giovane Abdoul Guibre, cittadino italiano originario del Burkina Faso, "in una azione dai chiari contenuti razzisti". Gli altri ordini del giorno non vengono discussi perché viene a mancare il numero legale e il consiglio si scioglie.
Seduta del 9 settembre
Primo consiglio dopo la pausa estiva, aperto da una dichiarazione del collega Finotti (FI) che invita la presidente Draghetti a dimettersi prendendo atto della fine della maggioranza che la sosteneva (a seguito delle dichiarazioni della stessa presidente con la quale ha espresso la volontà di terminare il mandato con l'alleanza attuale ma anche di acconsentire all'ipotesi di escludere Rifondazione Comunista dall'alleanza del 2009).
Segnalo anche la dichiarazione del collega Castellari (PD) di "doverosa condanna" delle affermazioni del ministro della difesa La Russa e del sindaco di Roma Alemanno laddove hanno equiparato i caduti per la resistenza e i caduti della RSI (Repubblica di Salò).
Il resto del consiglio è segnato da una raffica di domande di attualità che dura un'ora e mezza (forse a rimediare il lungo digiuno estivo), tra le quali segnalo quella del consigliere Lorenzini (Gruppo delle Libertà) sul Nodo di Rastignano, e la mia sulle crisi occupazionali in due importanti aziende del nostro territorio: Vetrosilex di Castelmaggiore e Carpigiani di Anzola Emilia.
Viene approvata all'unanimità l'unica delibera, relativa all'Albo Pretorio Telematico.
Vengono infine proposti e approvati due ordini del giorno: uno sulle carenze degli organici scolastici e contro i provvedimenti del governo in proposito (che ottiene 20 voti a favore e 7 contrari), e uno di condanna alle parole di La Russa che ha reso onore ai militi della Repubblica di Salò (21 voti a favore e 6 contrari).
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